La LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha aderito al ricorso presentato dall’ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) e dall’Associazione Avvocati per Niente, contro il provvedimento del Consiglio dei Ministri che ha previsto la limitazione del diritto al cosiddetto “Bonus asili nido” ai soli cittadini italiani e ai cittadini stranieri titolari di permesso di soggiorno di lungo periodo, nonché contro la Circolare INPS che ha confermato tale limite, escludendo in tal modo dalla possibilità di usufruire di questo strumento le famiglie di cittadini stranieri residenti da poco tempo in Italia.
«Questa decisione – commenta Laura Abet, avvocato del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA – configura non solo una chiara e palese discriminazione fondata sulla nazionalità, ma anche una discriminazione indiretta fondata sulla disabilità». «L’effetto di questo provvedimento – spiegano infatti dalla LEDHA – è quello di impedire a tutte le famiglie con bambini con disabilità, prive del permesso di soggiorno di lungo periodo, il godimento di un diritto fondamentale, ovvero l’accesso ad un servizio educativo e senza un adeguato sostegno economico, le famiglie con bambini con disabilità, in virtù della loro notoria condizione di maggior svantaggio – anche economico, appunto – rispetto alle famiglie in cui non ci sono bambini con disabilità, si troverebbero impossibilitate a iscrivere all’asilo nido i propri figli».
«Le limitazioni al “Bonus” – proseguono dalla LEDHA – penalizzano in modo particolare tutte le famiglie straniere da poco soggiornanti in Italia e in modo particolare quei bambini con disabilità molto gravi, che vengono considerati impossibilitati a frequentare l’asilo. La loro mancata frequenza spesso non dipende da una vera e propria scelta dei loro genitori di non voler usufruire di questo servizio educativo, bensì dalla mancanza dei necessari adeguamenti organizzativi del servizio, nonché dalla presenza di forti resistenze e pregiudizi da parte degli enti gestori. Inoltre, all’interno di queste famiglie, uno dei due genitori (spesso la madre) deve rinunciare a lavorare per dedicarsi a tempo pieno per assistere i figli. Una situazione che va a impoverire ulteriormente il nucleo familiare».
A questo punto vale certamente la pena ricordare che tutti i bambini con disabilità hanno il diritto inviolabile – a prescindere dal titolo di soggiorno – ad accedere al sistema scolastico su base di uguaglianza con gli altri bambini, compresa la frequenza degli asili nido. La Legge 104/92, infatti, stabilisce che «al bambino da zero a tre anni handicappato è garantito l’inserimenti negli asili nido».
«I bambini al di sotto dei tre anni affetti da gravi patologie croniche – aggiunge Abet – costituiscono di per sé una fascia di bimbi particolarmente fragile e discriminata, rispetto ai loro coetanei senza gravi disabilità, nell’accesso al nido. Negar loro e ai loro genitori persino il sostegno economico riconosciuto per legge li pone in una situazione di particolare svantaggio rispetto ai bambini senza disabilità (che possono frequentare gli asili nido), privando i genitori del prezioso sostegno economico necessario a pagare i supporti e i necessari servizi di assistenza domiciliare».
«Con questo provvedimento – dichiara dal canto suo Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – l’INPS e il Governo hanno di fatto escluso dalla possibilità di usufruire di questo supporto proprio quelle famiglie che ne avrebbero maggiore bisogno, ovvero le famiglie straniere soggiornanti in Italia da poco tempo, con bambini con disabilità. È importante, quindi, che nessuna famiglia straniera con bambini con disabilità venga esclusa da questo provvedimento, indipendentemente dalla condizione giuridica dei genitori». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.
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