Diamo ben volentieri spazio e visibilità all’appello Senza anziani non c’è futuro. Appello per ri-umanizzare le nostre società. No a una Sanità selettiva, lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio e già sottoscritto da numerose note personalità a livello nazionale e internazionale, “allargandone” a nostra volta il messaggio in riferimento a tutte le persone con disabilità e naturalmente agli anziani e alle anziane con disabilità.
Per capire infatti quanto al nostro giornale prema la questione delle strutture residenziali, assurta drammaticamente alle cronache in questi mesi di emergenza, oltre a segnalare nella colonnina a fianco una serie di testi recenti da noi pubblicati, ci è sufficiente citare quanto ha scritto in aprile su queste pagine Silvia Cutrera, presidente dell’Agenzia per la Vita Indipendente di Roma, componente di DPI Italia (Disabled People’s International) e vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap): «Nei presìdi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, tante persone anziane e con disabilità non sono morte solo di malattia, ma sono state vittime di un sistema sanitario impreparato che le ha considerate “sacrificabili”. Eppure dovrebbero essere i diritti umani a guidare le decisioni in materia di salute anche in caso di emergenza sanitaria. In futuro andrà ripensato questo modello di assistenza, perché è sotto gli occhi di tutti il suo fallimento».
Qui di seguito, dunque, riprendiamo il testo dell’appello lanciato dalla Comunità di Sant’Egidio (per sottoscriverlo accedere a questo link, ove è presente anche l’elenco dei primi firmatari).
«Nella pandemia del Covid-19 gli anziani sono in pericolo in molti paesi europei come altrove. Le drammatiche cifre delle morti in istituto fanno rabbrividire.
Molto ci sarà da rivedere nei sistemi della sanità pubblica e nelle buone pratiche necessarie per raggiungere e curare con efficacia tutti, per superare l’istituzionalizzazione. Siamo preoccupati dalle tristi storie delle stragi di anziani in istituto. Sta prendendo piede l’idea che sia possibile sacrificare le loro vite in favore di altre. Papa Francesco ne parla come “cultura dello scarto”: toglie agli anziani il diritto ad essere considerati persone, ma solo un numero e in certi casi nemmeno quello.
In numerosi paesi di fronte all’esigenza della cura, sta emergendo un modello pericoloso che privilegia una “sanità selettiva”, che considera residuale la vita degli anziani. La loro maggiore vulnerabilità, l’avanzare degli anni, le possibili altre patologie di cui sono portatori, giustificherebbero una forma di “scelta” in favore dei più giovani e dei più sani.
Rassegnarsi a tale esito è umanamente e giuridicamente inaccettabile. Lo è anche in una visione religiosa della vita, ma pure nella logica dei diritti dell’uomo e nella deontologia medica. Non può essere avallato alcuno “stato di necessità” che legittimi o codifichi deroghe a tali principi. La tesi che una più breve speranza di vita comporti una diminuzione “legale” del suo valore è, da un punto di vista giuridico, una barbarie. Che ciò avvenga mediante un’imposizione (dello Stato o delle autorità sanitarie) esterna alla volontà della persona, rappresenta un’ulteriore intollerabile espropriazione dei diritti dell’individuo.
L’apporto degli anziani continua ad essere oggetto di importanti riflessioni in tutte le civiltà. Ed è fondamentale nella trama sociale della solidarietà tra generazioni. Non si può lasciar morire la generazione che ha lottato contro le dittature, faticato per la ricostruzione dopo la guerra e edificato l’Europa.
Crediamo che sia necessario ribadire con forza i principi della parità di trattamento e del diritto universale alle cure, conquistati nel corso dei secoli. È ora di dedicare tutte le necessarie risorse alla salvaguardia del più gran numero di vite e umanizzare l’accesso alle cure per tutti. Il valore della vita rimanga uguale per tutti. Chi deprezza quella fragile e debole dei più anziani, si prepara a svalutarle tutte.
Con questo appello esprimiamo il dolore e la preoccupazione per le troppe morti di anziani di questi mesi e auspichiamo una rivolta morale perché si cambi direzione nella cura degli anziani, perché soprattutto i più vulnerabili non siano mai considerati un peso o, peggio, inutili».
Ringraziamo per la segnalazione l’Associazione Amici di Flavio Cocanari.