Scuola chiusa per Natale, Pasqua, ponti, emergenze? Nessun compenso.
Lo studente si assenta? Spiacenti, viaggio a vuoto, torni a casa, “in punizione e senza cena”!
Sospensione estiva delle attività scolastiche? Il paradosso di un netto in busta paga a zero, a volte anche in negativo, pur con contratti anche a tempo indeterminato, ma che dei diritti e delle tutele del lavoro subordinato hanno ben poco.
Apertura delle scuole di settembre? Il rientro al tuo lavoro dovrà attendere una data da definirsi, attendiamo notizie… Ma da chi? Dalla Regione? Dalla Città Metropolitana? Dal Municipio? Dalla Scuola? Dalla Cooperativa? Non si capisce, non conta, comunque ti richiameremo.
Il 27 del mese? Non ti riguarda, e poi di quale mese? Siamo ancora in attesa dei finanziamenti pubblici del mese, dell’anno…
Stipendio in arrivo? Era ora! Sì, ma quel compenso di 7 euro all’ora, che a fronte delle 18-23 previste dall’impegno di spesa delle finanze pubbliche, ha più l’amaro sapore di rimborso spese per una mera attività di volontariato, piuttosto che di remunerazione dignitosa per un’attività professionale. Lavoratori poveri! Qualcosa non torna ancora…
Sono queste solo alcune delle tante domande e l’annaspare di risposte senza responsabili che è costretto a tollerare l’assistente per l’autonomia alla comunicazione, se vuole continuare a svolgere la mansione per cui ha dedicato anni di sforzi formativi inimmaginabili. Eppure il servizio professionale che egli offre è definito come essenziale dalla Legge 104/92, per l’intoccabile diritto all’inclusione scolastica dell’alunno con disabilità da lui affiancato, con un fare proprio, unico e altamente qualificato.
La nascita di un Coordinamento come il nostro [CONAS: Coordinamento Nazionale Assistenti Scolastici, N.d.R.] risulta quanto mai necessaria, se, a fronte dell’indifferenza generale, bisogna costruire, tutelare, preservare i diritti degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione i quali, dopo ben ventotto anni dall’istituzione della figura professionale, continuano ad essere ignorati in modo indisturbato dalle Istituzioni.
Fin dagli esordi del servizio, la competenza in materia di assistenza scolastica è affidata agli Enti Locali e non al Ministero dell’Istruzione, “habitat naturale” di una figura che svolge la propria attività professionale in ambito scolastico. Gli Enti Locali, assolutamente inadeguati a caricarsi di questa delicata funzione, si sono dotati di proprie norme e regolamenti frammentati, disarticolati, insufficienti, che, a tentoni, hanno stabilito la disciplina in modo diverso, territorio per territorio.
Gli Enti Locali, pertanto, definiscono in modalità propria e inconsapevole i lineamenti del servizio e dell’operatore. Dunque: denominazioni (ne scaturiscono un’ampia varietà: ASCO, ASACOM, ADP, AEC, ASI, OEPA,AES, ACT, Operatori di Assistenza, Addetti alla Comunicazione, Educatori Scolastici, Interpreti Scolastici ecc.), mansioni, ruoli, competenze, modalità di espletamento, monte ore settimanale, titoli di studio richiesti, retribuzione oraria, reclutamento e contratti di lavoro. Con il risultato di una disparità territoriale in termini di definizione ed erogazione di un servizio di indiscussa necessità per la tutela dello studente con disabilità, una disparità di riconoscimento di un diritto che non dà ragione alla democratica uguaglianza di opportunità in risposta ad uno stesso bisogno: essere studente con disabilità, titolare dell’inviolabile diritto alla partecipazione scolastica.
A generare poi ulteriore confusione, lungaggini burocratiche, gravissima dispersione di risorse, è la prassi consolidata di esternalizzare il servizio a terzi (Cooperative), gli unici vincitori per profitto di questo sistema perverso.
Risultato di questa baraonda? 54.000 professionisti (dati ISTAT per l’anno scolastico 2018-2019) che prestano il loro operato quotidiano nelle scuole italiane in condizioni di assoluta precarietà, con inquadramenti contrattuali eterogenei e atipici e retribuzioni alquanto ridicole e offensive.
Un effettivo riconoscimento e inquadramento della professione, per eccellenza preposta all’inclusione degli alunni con disabilità, risulta quanto mai improcrastinabile, preso atto che garantirebbe in primis la qualità di un servizio essenziale per l’alunno, ma, non di meno, assicurerebbe diritti e tutele a quei lavoratori che lo rendono effettivo nel quotidiano scolastico.
L’inadeguatezza palesata negli anni dagli Enti Locali nella gestione dei servizi di assistenza, l’evidente fallimento radicale di tale sistema, ormai al completo collasso, da cui consegue la scarsa qualità di un servizio essenziale, porta dunque gli assistenti alla costituzione di un Coordinamento rappresentativo che si pone come obiettivo prioritario l’impellente coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione perché prenda in carico la questione, trattenga la funzione e internalizzi la competenza. Una soluzione, questa, l’unica risolutiva, oltre che urgente, se si assumesse l’accortezza di rispettare il diritto all’istruzione che, per sua natura universale, risulta incompatibile con la logica di ripartizione di competenze, di decentramento e di risposte differenziate.
Sarebbe la giusta mossa di governo, che, specularmente, porrebbe fine alla palese mortificazione della dignità di quei professionisti non più disposti a fingere di ignorare condizioni di gravissima precarietà per paura di perdere il lavoro, un lavoro che, chissà quando, verrà riconosciuto, valorizzato, sistematizzato… remunerato!