«Nella fase più critica dell’emergenza – ha scritto il Gruppo Solidarietà in una lettera inviata a tutti i principali referenti istituzionali e sanitari della Regione Marche – e in quella attuale di riattivazione degli interventi e dei servizi, che prevedono anche la ridefinizione dei progetti individuali, un ruolo strategico viene alle Unità di Valutazione Multidimensionale, perché svolgano la loro funzione di valutazione, accompagnamento e presa in carico. Basti pensare al ruolo assegnato alle UVI, come da Determina del 3 aprile dell’Azienda Sanitaria Unica Regionale (ASUR), nella valutazione dei percorsi di sostegno alle strutture residenziali per anziani coinvolte nel contagio, o quanto è previsto per le stesse UVI ed UMEA (Unità Multidisciplinare Età Adulta) nella fase di riattivazione dei Centri Diurni».
«Si tratta però di funzioni importantissime e molto delicate – prosegue la lettera -, che impattano in maniera potente sulla vita delle persone e non si possono evocare progetti personalizzati, percorsi individualizzati, progetti di vita e di accompagnamento alla vita autonoma, valutazioni bio-psico-sociali secondo il modello ICF [la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, N.d.R.] e quanto altro indicato in fase di definizione dei progetti, per poi accorgersi che la dotazione di figure professionali e l’organizzazione delle Unità di Valutazione Multidimensionale chiamate ad essere le principali protagoniste di queste attività, sono strutturalmente inadeguate. Non si può pensare, infatti, di avere, per aree distrettuali di decine di migliaia di abitanti, équipe composte da pochissime figure professionali».
«Ma non basta – viene sottolineato ancora dal Gruppo Solidarietà – anche se sarebbe già di per sé molto importante adeguare l’organico, definendo uno standard minimo per garantirne il funzionamento. Occorre infatti contestualmente investire in termini organizzativi su settori nei quali la programmazione regionale è assente purtroppo da moltissimi anni. Un indizio eloquente lo hanno colto i territori in questi giorni, con l’affidamento alle Unità Operative Sociali e Sanitarie (UOSES) di importantissime funzioni in fase di riattivazione dei servizi. Ebbene, in molti casi nemmeno gli addetti ai lavori sanno della presenza di questi organismi, previsti da normative regionali, poi disattese nei fatti, a scapito proprio di funzioni sostanziali, come il raccordo fra Ambiti e Distretti nella gestione e nella programmazione dei servizi socio-sanitari».
«Nella fase di riorganizzazione e potenziamento dei servizi territoriali – concludono dall’organizzazione marchigiana – occorre pertanto non perdere l’occasione per ridefinire le dotazioni organiche di tutte le équipe distrettuali, avviando nel contempo investimenti in termini di programmazione e progettazione. Se si ritiene non necessario, né utile questo tipo di investimento, si abbia però il coraggio di non affidare a tali organismi di valutazione ogni altra funzione che non sia quella meramente certificatoria». (S.B.)
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