Devo ricredermi: ero pronta ad un articolo diverso da questo, e invece ho potuto verificare con piacere che l’app Immuni, per il tracciamento dei contatti nell’emergenza coronavirus, risulta accessibile e usabile, anche con screen reader [lettore di schermo, N.d.R.] o altre configurazioni particolari.
«Qualche settimana fa – spiega Giampiero Griffo, componente della task force che programma le nuove fasi della lotta alla pandemia da coronavirus – parlando dell’accessibilità delle ICT, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, avevo manifestato, nell’àmbito della task force, la mia preoccupazione sull’accessibilità di Immuni, la cui uscita sugli store si annunciava imminente. Il tutto pur nella consapevolezza che non è per nulla facile sostenere la causa delle persone con disabilità, all’interno di una commissione di super-esperti di economia e tematiche internazionali che in genere non conoscono le problematiche e gli impatti pratici delle decisioni che prendono sulle stesse persone con disabilità». E invece questa volta, come detto, le indicazioni di Griffo sono state realmente prese in considerazione.
Sin da qualche giorno l’applicazione Immuni si può già scaricare, ma la sperimentazione di essa inizia proprio oggi, 8 giugno, in quattro regioni (Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia). Al momento, quindi, la si può scaricare, ma a tutti gli effetti non sarà utile fino a quando non sarà terminata la sperimentazione.
Attenzione: il modo migliore, più rapido e sicuro per scaricare la app è quello di collegarsi direttamente al sito ufficiale immuni.italia.it a questo specifico link, scegliendo dal Menu la voce Scarica l’app. Infatti, nemmeno il tempo di lanciare l’iniziativa che già i malintenzionati avevano messo insieme un tentativo di truffa informatica (phishing) e non sarà probabilmente nemmeno l’unico legato a questa applicazione; meglio dunque decisamente affidarsi solo al canale ufficiale, ove si trovano tutte le indicazioni su come procedere, su quali dispositivi, modelli, versioni e compatibilità con i diversi sistemi operativi.
Da un semplice primo test, dunque, l’app risulta accessibile da uno smartphone di media generazione, con l’ausilio di una delle tecnologie assistive più utilizzate dalla maggior parte di persone con disabilità visiva, il ben noto Voice Over. Semplici schermate ne spiegano il funzionamento, con descrizioni chiare ed esaustive, i pulsanti sono correttamente etichettati ed è facile muoversi tra le pagine e consultare le domande più frequenti. Una volta installata l’app, si porta facilmente a termine la procedura di configurazione, dichiarando fin da subito la corretta Regione di appartenenza, che è possibile tuttavia cambiare in qualunque momento. Non è necessario fare altro, non bisogna attivare profili, inserire i propri dati o le proprie credenziali. Terminata l’installazione, viene generato un codice associato al dispositivo e solo questo viene inviato tramite il sistema Bluetooth Low Energy agli altri eventuali dispositivi mobili vicini, con Immuni installata, senza fornire alcuna informazione né personale, né geografica, né temporale.
Una volta al giorno il sistema confronta il database nazionale dei codici delle persone affette da Covid-19, con il database interno all’app dei codici con cui siamo stati in contatto e qualora vi fossero codici coincidenti, riceveremmo una notifica con i dettagli delle informazioni da seguire. In caso di conclamata positività al coronavirus, solo su scelta personale si potrà comunicare ad un operatore sanitario abilitato il codice, facilmente leggibile in una sezione di gestione interna all’applicazione, che verrà quindi inserito nel database generale.
Tutte queste informazioni e molto altro sono comunque esplicitate nell’app che ne illustra il funzionamento.
Personalmente ho rilevato solo un paio di pulsanti, Impostazioni e Home, che pur non essendo identificati come tali dallo screen reader, in realtà lo sono. L’ADV (Associazione Disabili Visivi) ha già provveduto a segnalare questa anomalia all’indirizzo di feedback, obbligatorio e facilmente individuabile nell’app tra i Termini di utilizzo, come previsto dalle linee guida dell’AGID (Agenzia per l’Italia Digitale), ed essendo proprio in fase di sperimentazione, ci aspettiamo che la correzione sia possibile in tempi brevi.
In realtà è sufficiente applicare la normativa, da poco modificata, per il recepimento della Direttiva UE 2016/2102, nota anche come WAD (Web Accessibility Directive), che amplia al mondo delle applicazioni mobili quanto già previsto per i siti web degli Enti Pubblici [se ne legga già ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Sappiamo troppo bene però, che il dire non sempre coincide con il fare. Questa volta, invece, grazie anche al lavoro di Griffo, le cose sono andate bene.