La moderata soddisfazione espressa da FAVO (Federazione Italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia), FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), AIL (Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi, Mieloma) e UNIAMO-FIMR (Federazione Italiana Malattie Rare), di fronte alla discussione parlamentare sul Decreto Legge 34/20, il cosiddetto “Decreto Rilancio”, è motivata dal fatto che molti gruppi parlamentari hanno ripreso alla Camera i due emendamenti presentati da tali organizzazioni, espressione delle persone con disabilità, ma anche di tanti lavoratori con malattie rare, esiti di patologie oncologiche, ematologiche e immunodepressione. «Tutti lavoratori più a rischio – viene sottolineato -, sia di contagio che di espulsione dal mondo produttivo, e quindi più meritevoli di tutele».
«Il primo emendamento – viene spiegato in una nota diffusa congiuntamente da FAVO, FISH, AIL e UNIAMO-FIMR – riguarda la sorveglianza sanitaria (articolo 83 del Decreto 34/20), ove si prevede che essa sia aumentata e rivolta in particolare a lavoratori in età avanzata e con quadri clinici a rischio, controllati dal medico competente (il medico “aziendale”). L’intento è positivo, ma il rischio è che quando viene sancita l’inidoneità temporanea il lavoratore rimanga nel frattempo privo di reddito o di altre forme di sostegno».
L’emendamento presentato dalle organizzazioni prevede dunque un indirizzo specifico al medico competente, ovvero quello di assumere come prescrizione la facoltà di adottare forme di smart working (“lavoro agile”), ma che nel caso vi sia effettiva inidoneità alla mansione, non compensabile nemmeno con prescrizioni, la valutazione del medico competente sia sufficiente e valida per equiparare l’assenza al ricovero ospedaliero e come tale retribuirla. «Si risolverebbe così – si legge nella nota – anche il “pasticcio” del Decreto “Cura Italia”, tuttora irrisolto dopo tre mesi: il Parlamento, infatti, aveva stabilito che le assenze dei lavoratori a rischio, durante l’emergenza sanitaria, fossero appunto considerate come “ricovero ospedaliero”, ma quel diritto ad oggi non è ancora esigibile con chiarezza, mancando del tutto indicazioni e circolari applicative».
L’altro emendamento cui si fa riferimento riguarda gli articoli 75 e 86 del “Decreto Rilancio” e secondo FAVO, FISH, AIL e UNIAMO-FIMR, «risolverebbe un altro “pasticcio” che si trascina ormai da mesi relativo ai sostegni (bonus di 600 euro; reddito di ultima istanza) per i lavoratori autonomi. Infatti, una scrittura incerta delle norme che prevedono quei sostegni è stata fonte di una paradossale disparità di trattamento che sarebbe causa di contenzioso in cui lo Stato sarebbe soccombente. Dopo un contorto percorso, dunque, sono stati ammessi a quei sostegni anche i lavoratori autonomi che percepiscono prestazioni (spesso irrisorie) di sostegno alla parziale invalidità. Il Legislatore ha però ammesso ai nuovi benefici solo i titolari di assegno di invalidità erogato in forza della Legge 222/84, vale a dire i lavoratori dipendenti e autonomi iscritti alla Gestione Separata (INPS). Molti lavoratori autonomi, invece, sono iscritti ad altre casse che prevedono forme simili all’assegno, ma lo chiamano in altro modo e discendono da altre norme. Pertanto, se la norma fa riferimento solo all’assegno derivante dalla Legge 222/84, dimenticando gli altri, essa crea disparità».
«A questo punto ci auguriamo – conclude la nota delle organizzazioni – che entrambi gli emendamenti non incontrino sorprese od ostacoli nel loro percorso, perché a pagarne le conseguenze sarebbero ancora una volta le persone con disabilità. Invitiamo quindi tutti i Parlamentari a sostenere con forza quegli emendamenti». (S.B.)
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