A ventotto anni dalla Legge 104/92, che profila gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione come operatori che mediano la comunicazione e l’autonomia dello studente con disabilità con le persone che interagiscono con lui nell’ambiente scolastico, il nostro Movimento [Movimento Nazionale Noi Assistenti all’Autonomia e alla Comunicazione, N.d.R.] chiede il riconoscimento professionale e la stabilizzazione attraverso l’inserimento in “Personale ATA-MIUR”, come “Tecnici del Reinserimento e dell’Integrazione Sociale” nelle scuole di ogni ordine e grado.
La Nota Ministeriale 3390/01, infatti, spiega con estrema chiarezza che dopo il passaggio allo Stato del personale ausiliario, l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione si debba intendere come suddivisa in due segmenti: l’“assistenza di base” e l’“assistenza specialistica”.
Quella stessa Nota chiarisce che «l’assistenza di base agli alunni con disabilità è parte fondamentale del processo di integrazione scolastica e la sua concreta attuazione contribuisce a realizzare il diritto allo studio costituzionalmente garantito», specificando che «l’assistenza di base, di competenza della scuola, va intesa come il primo segmento della più articolata assistenza all’autonomia e alla comunicazione personale prevista dall’art. 13, comma 3, della Legge 104/92». Quindi essa stabilisce che «rimane all’Ente Locale il compito di fornire l’assistenza specialistica da svolgersi con personale qualificato sia all’interno che all’esterno della scuola (Protocollo d’Intesa del 13/9/2001) come secondo segmento della più articolata assistenza all’autonomia e alla comunicazione personale prevista dall’art. 13, comma 3, della Legge 104/92, a carico degli stessi enti. Si tratta di figure quali, a puro titolo esemplificativo, l’educatore professionale, l’assistente educativo, il traduttore del linguaggio dei segni o il personale paramedico e psicosociale (proveniente dalle ASL), che svolgono assistenza specialistica nei casi di particolari deficit».
Si aggiunge infine che «nulla esclude che tale servizio potrà essere assicurato anche attraverso convenzioni con le istituzioni scolastiche e conseguente congruo trasferimento delle risorse alla scuola, avvalendosi di personale interno (previa acquisizione della disponibilità) o esterno, nella logica degli accordi di programma territoriali previsti dalla Legge 104/92».
Ora, alla luce di tutto ciò, ci chiediamo: se l’assistente all’autonomia e comunicazione è il «secondo segmento dell’asse assistenziale», perché non dev’essere assunto nel Comparto Scuola in “ATA, Categoria B”, secondo funzioni e competenze ben definite, come è già avvenuto per i collaboratori scolastici («primo segmento»)?
Il Decreto Legislativo 66/17 ha poi aggiunto un ulteriore importante tassello al processo di inclusione scolastica degli studenti con disabilità, prevedendo, ai fini della redazione del PEI (Piano Educativo Individualizzato), che il GLHO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione) debba essere composto anche da figure professionali specifiche, interne ed esterne, all’istituzione scolastica, ovvero anche da noi assistenti all’autonomia e comunicazione.
Inoltre, sempre con l’approvazione del citato Decreto Legislativo 66/17 (applicativo della Legge 107/15, cosiddetta “La Buona Scuola”), si prevede, in sede di Conferenza Permanente per i Rapporti con lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano, che siano individuati i criteri per una progressiva uniformità, su tutto il territorio nazionale, della definizione dei profili professionali del personale destinato all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione, anche attraverso la previsione di specifici percorsi formativi in coerenza con le mansioni dei collaboratori scolastici.
Nel maggio del 2016, una delegazione del nostro Movimento ha presentato una Proposta di Legge al Ministero dell’Istruzione (Assistenti in ATA) e lanciato anche la petizione Mai più soli: assistenti all’autonomia e comunicazione per tutto l’anno scolastico, tramite la quale sono state raccolte oltre 7.000 firme di adesione all’iniziativa.
Successivamente, il 25 giugno dello scorso anno, si è tenuta presso la Commissione Istruzione del Senato l’audizione sui temi della riforma del Decreto Legislativo 66/17, alla quale una delegazione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione del nostro stesso Movimento ha partecipato con il SUL (Sindacato Unitario Lavoratori), sostenendo nuovamente la necessità di dare veste giuridica alla professione dell’assistente all’autonomia e alla comunicazione e di avviare un percorso di stabilizzazione della figura.
Dal febbraio di quest’anno, infine, il nostro Movimento – creato nel 2016, ma attivo già dal 2008 come gruppo di confronto e condivisione di informazioni per famiglie, colleghi e professionisti vari, sostenuto anche da diverse associazioni di genitori – ha iniziato una lotta mediatica per il riconoscimento e la stabilizzazione, sensibilizzando e coinvolgendo parte della politica italiana, nel denunciare tutte le criticità, i paradossi, le ingiustizie e le illegittimità sui diritti lesi degli studenti con disabilità in tutti questi anni, oltreché sull’esclusione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione durante l’emergenza coronavirus; il tutto portando alla luce verità scomode sulle nostre condizioni di lavoro, emerse a livello nazionale in questo lungo periodo.
Dal canto suo, a promuovere le nostre istanze è stato il deputato Antonio Tasso, che il 5 giugno scorso ha presentato alla Camera un Ordine del Giorno che è stato approvato e successivamente definito ammissibile, dando seguito a una proposta di emendamento al “Decreto Rilancio” [Decreto Legge 34/20, N.d.R.], che verrà discussa nei prossimi giorni.
Con l’assunzione degli assistenti all’autonomia e alla comunicazione nel Comparto Scuola, si restituirebbe la dignità, per troppo tempo calpestata, a questa categoria di lavoratori, garantendone i diritti pari a tutto il personale scolastico. La risoluzione per il nostro riconoscimento e stabilizzazione, resasi assolutamente necessaria e non più differibile, avrebbe un forte impatto sociale il cui risultato sarebbe una svolta epocale e la dimostrazione di un grande Paese e di un Governo che realmente “non lascia indietro nessuno”. Siamo infatti figure indispensabili per l’inclusione degli alunni con disabilità, ma da sempre “invisibili” alle Istituzioni, come gli alunni che affianchiamo. Nessuno deve più essere lasciato solo!