Si chiama DYMUS (Dysphagia in Multiple Sclerosis) il nuovo questionario destinato alle persone con sclerosi multipla, finalizzato a diagnosticare i disturbi della deglutizione (disfagia) e a intervenire tempestivamente con la neuroriabilitazione. Un nuovo studio finanziato dalla FISM, la fondazione che opera a fianco dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), pubblicato dalla rivista «Dysphagia», ne ha verificato l’efficacia, per diagnosticare appunto la disfagia. Per alcuni pazienti, quindi, esso potrà sostituire il FEES (Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing), esame endoscopico invasivo oggi utilizzato per diagnosticare la disfagia e individuare le lesioni già causate dal disturbo.
Affrontare la disfagia precocemente con la neuroriabilitazione permette di evitare conseguenze anche gravi. Si tratta di un trattamento complesso, ma efficace, se erogato in strutture idonee da terapisti neurofoniatrici addestrati. Il questionario DYMUS si è rivelato anche uno strumento prezioso per la diagnosi precoce della malattia perché individua i soggetti a rischio, ma ancora senza evidenze diagnostiche.
«Si tratta di uno strumento semplice da utilizzare, perché basato sulle risposte del paziente, e già erogabile nello studio del neurologo», come spiega il team di ricercatori guidati dalla neurologa e ricercatrice Maria Grazia Grasso dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia di Roma, composto, tra gli altri, anche da Michele Messmer Uccelli dell’AISM e da Claudio Solaro del Dipartimento di Riabilitazione “M.L. Novarese” di Moncrivello (Vercelli).
Per verificare l’efficacia diagnostica del questionario, i ricercatori hanno sottoposto oltre duecento persone consecutive non selezionate, con diversa gravità e forma di sclerosi multipla, sia al DYMUS che al FEES. Qui si è osservata l’effettiva correlazione tra le risposte rilevate con il questionario e le osservazioni endoscopiche. In particolare, il risultato più rilevante è che nessuno dei soggetti con DYMUS uguale a zero aveva alterazioni alla FEES. Il questionario, quindi, potrà essere usato nella pratica clinica per sapere quali siano i soggetti che non hanno disfagia. Allo stesso tempo molti dei soggetti con DYMUS maggiore di 2 registravano alterazioni alla FEES.
«In conclusione – come sottolineano dalla FISM -, il questionario consente di selezionare con facilità quali siano i soggetti a rischio. Lo studio, inoltre, conferma come, per il campione analizzato, la disfagia si dimostri un disturbo piuttosto frequente nelle persone con sclerosi multipla, con sintomi più gravi nelle forme progressive di malattia, rispetto a quelle recidivanti-intermittenti. E ancora, la presenza del disturbo è collegata alla durata della malattia e al grado di disabilità».
«La disfagia – dichiara Maria Grazia Grasso – può presentarsi in forme intermittenti e in questi casi DYMUS potrebbe andare ad intercettare anche i casi non rilevati da evidenze endoscopiche. Nel complesso, però, alla luce delle correlazioni osservate, i risultati suggeriscono che il questionario possa trovare spazio nella pratica clinica, a livello ambulatoriale, come strumento facile e veloce da somministrare alle persone con sclerosi multipla, per identificare quelli con problemi di deglutizione, da indirizzare verso un percorso di neuroriabilitazione». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa e Comunicazione AISM (Barbara Erba), barbaraerba@gmail.com.
Sclerosi multipla e disfagia
Com’è noto, la sclerosi multipla è una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale con tante diverse manifestazioni. Tra i sintomi che possono comparire vi è anche la disfagia, ovvero la difficoltà a deglutire, ma anche a controllare i movimenti della lingua.
Più frequente nelle persone con livelli più elevati di disabilità, si tratta di un disturbo che può tuttavia colpire anche le forme più lievi della malattia, e diagnosticarlo precocemente consente di mettere in pratica tutte le strategie che possano ridurre eventuali complicazioni, dalle cosiddette polmoniti ab ingestis alla malnutrizione.
Gli strumenti tradizionalmente utilizzati per indagare la presenza di disfagia, sono essenzialmente due: uno radiologico (videofluoroscopia) e uno di tipo endoscopico (FEES, ovvero Fiberoptic Endoscopic Evaluation of Swallowing). Le osservazioni della FEES vengono riassunte in una scala (DOSS: Dysphagia Outcome Severity Scale) i cui valori, da 1 a 7, misurano il livello di gravità nei problemi di deglutizione (con valori più bassi per difficoltà maggiori).
Entrambi gli strumenti richiedono personale specializzato: per la FEES, ad esempio, un endoscopio flessibile viene inserito a livello del naso e utilizzato per osservare le strutture della laringe e della faringe, a riposo e durante la deglutizione.
Lo studio di cui si parla nella presente nota ha cercato proprio di capire se fosse possibile usare un questionario specifico per intercettare precocemente i pazienti problematici, da avviare a indagini più approfondite. Con questo scopo è stato sviluppato DYMUS. (B.E.)
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