«L’odiatore non è più l’anonimo leone da tastiera, quello che lancia il sasso di un tweet e poi nasconde la mano. Oggi si fa riconoscere. Vuole farsi riconoscere! Ha il petto in fuori e rivendica la ribalta. Non si sente più solo, ma legittimato. Si tratta di un cambiamento radicale e preoccupante. I bersagli dell’offesa, invece, sono sempre gli stessi. Da sempre le maggioranze, silenziose o rumorose, hanno avuto bisogno di confermare se stesse attraverso un capro espiatorio. Lo scelgono tra le cose che non capiscono e inconsciamente temono, oppure che considerano “deboli” o “contaminate”: di volta in volta le donne, le persone non eterosessuali, i disabili, o persone di culture, religioni ed etnie non maggioritarie. Se la prendono coi loro “corpi”: disprezzati nella sessualità e nel genere, ridicolizzati e umiliati, verbalmente aggrediti e persino stuprati in parole che sempre più spesso diventano fatti».
A dirlo era stato Vittorio Lingiardi, ordinario di Psicologia Dinamica all’Università La Sapienza, di Roma, nella presentazione della quarta Mappa dell’Intolleranza, documento promosso sin dal 2015 – come avevamo riferito anche sulle nostre pagine – da Vox-Osservatorio Italiano sui Diritti e realizzata in collaborazione con le Università di Bari, Milano e Roma, basandosi sullo studio di milioni di tweet estratti dal social network Twitter. Un’iniziativa, tra l’altro, che lo scorso anno si è anche aggiudicata il Premio Areté 2019, iniziativa dedicata alla comunicazione responsabile.
Sempre presentando la quarta Mappa dell’Intolleranza, ci si riferiva anche specificamente alla disabilità, scrivendo che «nonostante le notizie riportino fatti ed eventi positivi in relazione a una maggiore consapevolezza circa il tema della disabilità, l’attenzione verso queste iniziative ha però generato tweet di intolleranza e odio. Ciò indica una caratteristica importante dei social network: quella di essere in grado di decontestualizzare il messaggio, fino a una sua polarizzazione negativa».
È un dato di fatto, quindi, ben noto anche ai nostri Lettori: il fenomeno dei “discorsi di odio” (hate speech), nei confronti delle persone con disabilità, esiste ed è purtroppo rilevante. Con grande favore e attenzione, quindi, guardiamo alla nascita della Rete Nazionale per il Contrasto ai Discorsi e ai Fenomeni d’Odio, che verrà annunciata il 14 luglio prossimo, nel corso di una conferenza stampa online (a questo link della piattaforma Zoom).
A partecipare all’incontro vi sarà anche l’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziale) e a fare parte della Rete, insieme a Vox, vi saranno organizzazioni attive a livello internazionale quali Action Aid Italia, Amnesty International Italia e COSPE, associazioni come l’ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), l’ARCI, “Carta di Roma”, Giulia Giornaliste, Lunaria, Pangea, Rete Lenford-Avvocatura per i diritti LGBTI), il movimento transnazionale No Hate Speech Movement Italia, oltre a ricercatori e ricercatrici provenienti da otto Università (Milano Bicocca, Bologna, Firenze, Padova, Reading-Gran Bretagna, Statale di Milano, Trento e Verona), tre Centri di Ricerca (CNR di Palermo, Centro per le Scienze Religiose e Centre for Information and Communication Technology della Fondazione Bruno Kessler), il Centro Studi Cestudir di Venezia, l’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori), l’Osservatorio di Pavia, il Consiglio Nazionale Forense e la Commissione Diritti Fondamentali della Camera Penale di Venezia.
Si tratta di una platea a dir poco qualificata, oltre che ampia, per dare sostanza a un progetto capace di riunire le più importanti realtà che da diverso tempo si occupano di mappare e combattere i discorsi e i fenomeni di odio. «Di particolare rilievo – preme sottolineare ai promotori – è l’approccio multidisciplinare che consentirà di coprire tutti i territori da presidiare per arrivare a un’efficace azione, dalla ricerca alla proposta normativa, fino agli interventi nelle scuole per combattere bullismo, discriminazioni e intolleranze e per favorire la cultura dell’inclusione. Di fronte, infatti, alla sempre più violenta e pericolosa pervasività dei discorsi e dei fenomeni di odio ad essi collegati, diventa urgente coordinare le diverse iniziative, per dare vita a una risposta davvero incisiva. Da qui, appunto, la creazione della Rete, tra le cui finalità spiccano gli elementi individuati anche dall’Unesco e dal Consiglio d’Europa come necessari per affrontare il fenomeno dello hate speech: dal contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, dai fenomeni di disinformazione da cui essi traggono origine, alla creazione e promozione di narrazioni corrette e accurate e narrazioni alternative».
Di particolare importanza, per l’iniziativa, è il “capitolo” riguardante la ricerca, che fa riferimento proprio alla necessità appena espressa di dare una forma coordinata alle varie attività già presenti nel settore. «Ad oggi – viene infatti sottolineato da Vox – sono una trentina i progetti in essere che fanno capo alle diverse realtà che hanno dato vita alla Rete e sei i rapporti periodici prodotti: dalla nostra Mappa dell’Intolleranza al Barometro dell’Odio di Amnesty, dal Libro Bianco sul Razzismo di Lunaria, ai rapporti di Carta di Roma, di OSCAD e dell’Osservatorio di Pavia. Tutti questi documenti propongono dati molto preziosi, nel fotografare il fenomeno dei “discorsi d’odio”, ma che finora sono stati letti e approfonditi dalle diverse realtà in modo autonomo. La creazione di un database condiviso consentirà invece, e non solo agli attori della Rete, ma anche alle Istituzioni e a tutti coloro che vorranno farne uso, confronti e aggiornamenti costanti per la produzione di documenti originali: un patrimonio prezioso di conoscenza, insomma, senza la quale le armi per combattere i discorsi d’odio appaiono spuntate».
Ma non solo: «Assumeranno rilevanza – rendono noto ancora da Vox – anche il lancio e il coordinamento di campagne di sensibilizzazione per combattere discorsi e fenomeni di odio a livello nazionale ed europeo. Riassumendo quindi sinteticamente le finalità della neonata Rete Nazionale per il Contrasto ai Discorsi e ai Fenomeni d’Odio, che presenteremo il 14 luglio, esse saranno la promozione e il sostegno di azioni di tutela (advocacy) e lobby, da ritenersi complementari e/o aggiuntive a quelle svolte da ciascun componente; la promozione e il sostegno della ricerca; la condivisione di buone pratiche di narrazione corretta e accurata e narrazione alternativa, con la creazione di progetti ad hoc; la promozione e la condivisione di percorsi educativi e formativi e lo scambio di buone pratiche e materiali educativi; la sensibilizzazione e la mobilitazione della società civile».
A proposito del citato Barometro dell’Odio di Amnesty, ci sembra particolarmente significativo concludere riportando quanto si scrive sulla disabilità nell’ultima edizione di esso, pubblicata lo scorso anno, in occasione delle Elezioni Europee: «Le maggiori difficoltà incontrate nel tentativo di accesso ai diritti sociali quali la casa, l’educazione e, in particolar modo la salute, fanno sì che le persone con disabilità siano più esposte di altre al rischio di esclusione e marginalizzazione». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Anna Alemani (aalemani@libero.it).
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