Una denuncia specifica, riguardante la Lombardia, era arrivata la scorsa settimana dal Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA (la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), riassumibile sinteticamente così: «La Regione Lombardia ha disposto che l’accesso alle strutture residenziali per persone con disabilità da parte di familiari, caregiver e conoscenti venga concesso solo eccezionalmente e su autorizzazione del responsabile medico delle strutture. Quindi, mentre il resto della società civile si apre a nuove relazioni sociali, la fase di confinamento per tutte le persone con disabilità che vivono nei servizi residenziali si sta prolungando a tempo indeterminato, adombrando una situazione di discriminazione, se non addirittura di segregazione».
Questa e altre segnalazioni, provenienti non solo dalla Lombardia, da parte di Enti Gestori, Associazioni e Famiglie, sono giunte anche al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che si è dunque attivato, avviando un’interlocuzione diretta in particolare con la Regione Lombardia, ma anche con tutte le altre Regioni, per far sì che ogni eventuale situazione di confinamento nelle strutture non si protragga ulteriormente, tutelando i diritti alla libertà personale eventualmente violati.
A questo punto, pur tenendo naturalmente conto della situazione del tutto anomala creata in questo 2020 dalla pandemia da coronavirus, ciò non può certo porre in secondo piano il primo Principio generale sancito dall’articolo 3 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (Legge dello Stato Italiano 18/09), quello cioè che riguarda «il rispetto per la dignità intrinseca, l’autonomia individuale e l’indipendenza delle persone con disabilità».
Un principio ben presente al Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che oltre ad avere avviato la citata azione di interlocuzione nei confronti delle Regioni, non mancherà di monitorare gli sviluppi delle varie situazioni, per valutare se e in quale modo sia stata o sia ancora limitata l’autodeterminazione delle persone ospitate nelle strutture. (S.B.)
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