Da più parti ci hanno sconsigliato di sfruculiare un tema così delicato come quello di “messer Coronavirus”. Eppure la voglia era forte, e poi il nostro amico Oscar Wilde l’aveva già scoperto: l’unico modo per resistere alle tentazioni, è cedervi. Ergo, ecco appena sfornato un mini glossario dei termini che più hanno “infuriato” in questi ultimi mesi. Naturalmente la loro spiegazione travalicherà la pandemia per approdare nella (non tanto) serena baia della disabilità.
Asintomatici
Sono quei soggetti normodotati, cioè senza alcun sintomo apparente di disabilità, che però nascondono dentro di sé questa speciale condizione. Quindi i loro comportamenti sono caratterizzati da aspetti molto simili a quelli presentati dagli invalidi veri e propri: pretese ingiustificate, eccessi di lagnosità, pelandronite acuta e vittimismo a gogò.
Questo stato morboso può rimanere tale per periodi variabili oppure, in certe occasioni, vista la comodità della situazione, anche per tutta la vita.
A oggi risultano ancora occulte le ragioni di un siffatto “appropriamento indebito”. Qualche ipotesi, tanto per gradire: invidia inveterata (i rosiconi), sindrome di Stoccolma (i sibling), contagio diretto (i caregiver familiari) e disturbo mentale (i bipolari).
Autocertificazione
«La sottoscritta, badante extracomunitaria di una persona “mooolto” handicappata, consapevole delle conseguenze penali previste in caso di affermazioni mendaci a pubblico ufficiale, dichiara sotto la propria responsabilità di non essere sottoposta alla misura di espulsione amministrativa, ovvero di essere risultata positiva al permesso di soggiorno.
Inoltre dichiara pure che: 1. il mio rapido spostamento è iniziato dopo la telefonata urgente della mia assistita che doveva andare di corsa al gabinetto; 2. sono a conoscenza delle misure di contenimento del traffico vigenti alla data odierna nella ZTL cittadina; 3. sono a conoscenza delle sanzioni previste dal Codice della Strada per l’eccesso di velocità; 4. lo spostamento ultraveloce è stato determinato da comprovate esigenze lavorative, da assoluta urgenza, da situazione di necessità e pure, te’ esageriamo, da motivi di salute. A questo riguardo, dichiara infine che: “Tanto ormai è troppo tardi!”. Data, ora e luogo del controllo, firma del dichiarante e firma dell’operatore di Polizia».
Caso
Nella terminologia pandemica, il Caso costituisce quella serie di criteri in base ai quali si stabilisce se una persona debba essere classificata come affetta da Coronavirus. Tuttavia il suo significato deriva dal “bagaglio giudiziario” tipico delle Commissioni Mediche di accertamento d’invalidità, al cui cospetto si presentano i candidati presunti disabili. Infatti esse valutano le seguenti possibilità: Caso Confermato di handicap (eventualità rarissima), Caso Probabile (ma lo si dichiara sano, così il soggetto dovrà ricorrere e passerà altro tempo), Caso Possibile (idem come prima), Caso Sospetto (lo si boccia, divertendosi pure a prendere per i fondelli il povero tapino).
Cura Italia
È un piccolo decreto (cioè un decretino) col quale l’italico governo ha individuato «quattro ambiti principali di intervento volti ad attenuare l’impatto dello shock determinato dall’epidemia di Covid-19». Per combinazione, tali ambiti sono gli stessi riservati, in tempi normali, al mondo della disabilità.
Stiamo parlando degli sforzi dei politici (ci vien da ridere) tesi a evitare nientepopodimeno che «gli effetti scioccanti dell’handicap siano subiti soltanto dalle famiglie». Ebbene, in questo provvedimento viene stabilito un (ir)rilevante stanziamento finanziario per:
1. potenziare il sistema sanitario (come voler montare un V8 Ferrari su uno scooter scassato);
2. proteggere il lavoro e i redditi (sì, facile come tentar di “smacchiare i leopardi”);
3. sostenere la liquidità delle famiglie (non finanziando la vita indipendente e negando la concessione degli ausili);
4. sospendere le scadenze per il versamento delle imposte e dei contributi assistenziali (ma già da sempre siamo campioni mondiali di evasione fiscale).
Chiosa finale: il Coronavirus sarà un’emergenza, sì, ma l’handicap è anche peggio.
Distanziamento sociale
È sotto gli occhi di tutti: agli invalidi già gli si paga l’accompagnamento, gli si dà la precedenza nelle code, si rovina l’estetica degli edifici per farli entrare, torme di volontari pendono dalle loro labbra e li si coccola in tutti i modi. Tuttavia viene da ridere quando essi protestano per raggiungere una fantomatica inclusione. Infatti, con tutti i privilegi da cui vengono quotidianamente innaffiati, sussiste ab ovo [da tempi remoti] un loro pronunciato “distanziamento sociale” (appunto) rispetto a tutto il resto della popolazione. Proprio questo inevitabile allontanamento interrompe così la circolazione dell’equità comunitaria, scacciando la diffusione dell’inclusione a svantaggio di chi invece non può ripararsi sotto l’ombrello di un qualsiasi tipo di menomazione.
Lockdown
Le caratteristiche del lockdown, o confinamento, consistono nella restrizione della libera circolazione delle persone. A differenza della quarantena, in cui si separano e si limitano i contatti tra individui che sono stati esposti a una malattia e sono a rischio di trasmetterla, nel lockdown si sta rinchiusi in casa, si guarda fuori dalla finestra, i ricordi del passato intristiscono, si lavora poco e male solo col computer, si litiga tutto il tempo con i propri familiari, la tivù domina le giornate, ci si strafoga, i nervi sono spesso a fior di pelle, si pensa e/o si fantastica troppo e infine si entra trionfalmente nella depressione.
Il “bello” di questa condizione è che le sgradevoli misure di blocco costituiscono un protocollo d’emergenza per la popolazione mondiale alle prese con il Coronavirus, mentre da sempre, per gran parte dei portatori di handicap, questa è la routine!
Mascherina
Che sia chirurgica o FFP, questo importante dispositivo serve principalmente a evitare la dispersione di agenti patogeni. Comprensibilmente anche una persona disabile, pur non essendo affetta da malattie contagiose, può diffondere lo stesso ai quattro venti pericolose particelle di cattivo umore. Per questo motivo agli handicappati si dà spesso il consiglio di indossare una mascherina di tipo “sociale” ogniqualvolta essi varcano i confini domestici. Così, grazie a questa speciale protezione figurativa, stress, rabbie, malinconie e patimenti, per altro legittimi, possono essere nascosti ai normodotati da posticci sorrisini di circostanza, ammiccamenti bugiardi, false smorfie di letizia e occhi spalancati da ipocrita gioia.
-Ologi
Durante il pandemonio di questa pandemia (sic!) i signori dottori virologi hanno recitato un ruolo di primo piano sul palcoscenico mondiale. Infatti, come i loro colleghi con la stessa desinenza che più hanno a che fare con la disabilità (pneumologi, neurologi, cardiologi, radiologi, psicologi eccetera, mancano solo i “fisiatrologi”…), essi hanno messo in mostra le stesse qualità: svarioni clinici, previsioni errate, eloquio ostrogoto infarcito di tecnicismi, ampia capacità d’incasso economico, spocchia e manie di protagonismo.
Tributiamo dunque un giusto te deum, infarcito però di pernacchie, a chi, grazie a così pochi anni di università, è riuscito a diventare artefice del destino di parecchia gente, disabile e no.
Quarantena
È un periodo di isolamento, connotato da una durata variabile che, spesso nel mese di agosto, viene richiesto alle persone che portano in sé i germi responsabili di un handicap.
In effetti tali soggetti, lardellati da numerose esigenze, potrebbero rovinare pure le vacanze di chi è già a loro stretto contatto durante tutto l’anno, e quindi per evitare ciò, si adottano severe misure di controllo quali: drastica restrizione dei loro spostamenti; sospensione tassativa dei raduni pubblici con gli amici disabili; confinamenti temporanei in RSA o centri diurni; e partecipazione forzata a stucchevoli pellegrinaggi di lungo cabotaggio.
R0 (R con zero)
Si tratta di un parametro che indica la potenziale propagazione di Rogne provenienti dai portatori di handicap. Infatti questi ultimi, volenti o nolenti, procurano spesso parecchi guai a terzi, e proprio il numero di altre persone così “contagiate” viene evidenziato da questo valore.
Ovviamente più l’R0 (Rogne con zero) è basso, cioè con indici sotto l’uno, meglio è per l’intera società, che risparmia rivendicazioni ingiuste, richieste economiche esose e parcheggi liberi a spregio.
Pan de Mico
Nella colonnina qui a fianco a destra, riportiamo l’elenco dei vari contributi di Gianni Minasso pubblicati da «Superando.it», per la rubrica intitolata A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia).