Centri Diurni dell’ANFFAS di Torino: un primo sollievo per le famiglie

A partire dal 20 luglio, l’ANFFAS di Torino sarà pronta a riaprire i Centri Diurni per persone con disabilità da essa gestiti. «Intanto riapriamo e diamo sollievo alle famiglie - dichiara il presidente dell’Associazione D'Errico - e tra luglio e agosto lo faremo a turnazione, anche se per settembre il nostro obiettivo è quello di ripristinare al cento per cento i servizi attivi prima della pandemia». Restano invece ancora da risolvere i problemi del Centro Residenziale della stessa ANFFAS torinese, ove vige il protocollo ospedaliero, non applicabile in tale struttura
Centro Diurno di Via Fiesole a Torino, gestito dall'ANFFAS del capoluogo piemontese
Il Centro Diurno di Via Fiesole a Torino, gestito dall’ANFFAS del capoluogo piemontese

A partire dal prossimo 20 luglio, l’ANFFAS di Torino (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) sarà pronta a riaprire i Centri Diurni per persone con disabilità da essa gestiti direttamente*. Il Comune di Torino, infatti, ha approvato il piano per la riapertura, stilato dalla stessa ANFFAS del capoluogo piemontese in base alle indicazioni del “Piano territoriale regionale per la riattivazione delle strutture semiresidenziali e delle attività educative territoriali/domiciliari per persone con disabilità e minori con problematiche psico-socio-relazionali della Regione Piemonte.

Si tratta di un passaggio ormai da tempo sostenuto con forza da Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS di Torino, come abbiamo riferito anche sulle nostre pagine: «Da quando è scoppiata l’emergenza Covid-19 – dichiara a tal proposito -, il peso della gestione delle persone con disabilità è stato completamente scaricato sulle famiglie. Ormai la vita pubblica è ritornata alla normalità e deve tornare alla normalità, seppure con le giuste precauzioni e con la dovuta gradualità, anche la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie».

«Il 20 luglio – prosegue D’Errico – sarà la prima data utile per riaprire i nostri Centri nel pieno rispetto delle normative. La sicurezza viene prima di tutto: l’ASL sta facendo, in tempi congrui e con notevole disponibilità, i tamponi a tutti gli operatori e gli utenti: alcuni lo hanno già fatto, altri sono ancora in attesa di essere chiamati, considerando che non tutte le persone con disabilità sopportano un test invasivo come il tampone, per cui in determinati casi bisognerà ricorrere al test sierologico. Devo dire che la macchina organizzativa sta funzionando bene e che la Commissione allestita dal Comune di Torino per valutare i progetti ha dato il proprio benestare nel giro di un paio di giorni».

La riapertura dei Centri Diurni piemontesi sarà comunque progressiva. La normativa prevede infatti che ogni stanza ospiti al massimo cinque persone tra personale e utenti, con un rapporto di due operatori per tre utenti in caso di disabilità grave o gravissima (mentre normalmente, in spazi comuni, il rapporto è di un operatore per tre utenti).
Nel caso specifico dei Centri gestiti dall’ANFFAS, in quello di Via Fiesole ci sono 21 persone accreditate ma solo tre stanze; quindi, per quanto queste siano grandi, vi potranno rientrare al massimo 9 utenti al giorno. In Via De Santis invece, sono accreditati 14 utenti e le stanze sono cinque, per cui potranno rientrare tutti gli utenti, ma si creerà un problema di personale.

«Intanto – sottolinea tuttavia il Presidente dell’ANFFAS di Torino – riapriamo e diamo sollievo alle famiglie. Tra chi vuole rientrare e ha già i risultati dei tamponi, organizzeremo una rotazione, unica scelta possibile per dare a tutte le famiglie le stesse opportunità. A luglio e agosto, pertanto, ce la caveremo con i turni, ma poi per settembre servirà un piano preciso e le risorse giuste per attuarlo. Su quest’ultimo aspetto dobbiamo essere chiari: l’obiettivo dev’essere quello di ripristinare al cento per cento i servizi attivi prima della pandemia. Non è pensabile, infatti, sostituire il Centro Diurno con l’assistenza domiciliare, che pure va sostenuta in questa fase transitoria, perché non è la stessa cosa né per la persona con disabilità, né per le famiglie».

Un altro discorso aperto riguarda i Centri Residenziali, come quello di Via Fiesole: «Qui ci sono ragazzi che non riabbracciano i loro genitori da quattro mesi – ricorda D’Errico -, vista l’impossibilità di ricevere visite: abbiamo mandato all’ASL un protocollo per regolare le visite dei parenti nel rispetto delle normative di sicurezza. Con le mascherine e il distanziamento sociale non sarà il massimo, ma è già qualcosa. Più difficilmente risolvibile, invece, è il problema delle cosiddette “tregue”, ovvero le persone del Residenziale che tornavano a casa per il weekend e, al contrario, le persone dei Centri Diurni che si fermavano per qualche giorno nel Residenziale, proprio per alleggerire le famiglie. Con la normativa vigente, al rientro dovrebbero fare il tampone e stare due settimane in isolamento. Sono protocolli ospedalieri, ma nei nostri Centri non è possibile applicarli, sia per una questione di spazi che di logica. Perciò adesso che vedranno persone entrare e uscire nel Centro Diurno ospitato dalla medesima struttura di Via Fiesole, come spiegheremo a quelle del Residenziale che loro invece non possono?». (D.P. e S.B.)

*I Centri Diurni gestiti dall’ANFFAS di Torino sono in Via Fiesole (dove vi è anche il Centro Residenziale) e in Via De Santis del capoluogo piemontese.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: media@inspirecommunication.it (Daniele Pallante); segreteria@anffas.torino.it.

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