«Ne abbiamo contati troppi, nel corso degli anni ed è una tragica contabilità che non sembra diminuire»: lo dichiara Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commentando l’ennesimo drammatico fatto di cronaca, simile purtroppo a molti altri già verificatisi in passato, verificatosi a Saltrio, in provincia di Varese.
«Un uomo di 74 anni – si legge in una nota diffusa dall’Agenzia ANSA – si è ucciso con la figlia di 31 anni, disabile al 100%, con i gas di scarico della sua auto, parcheggiata nella loro casa di campagna. L’uomo, che a quanto si apprende era gravemente malato, ha lasciato un messaggio di addio alla moglie, anche lei malata grave e costretta a letto. Secondo i primi accertamenti dei carabinieri, l’uomo non accettava l’idea di morire, abbandonando così la figlia cieca dalla nascita».
«Un altro caso – viene sottolineato dalla FISH – che probabilmente verrà annoverato e archiviato nell’assolutoria categoria dei personali e ineluttabili drammi della disperazione».
«Non è vero invece – dichiara Falabella, nell’esprimere tutto il proprio cordoglio alla famiglia colpita da questa tragedia – che non esistano colpe e colpevoli di fronte a questa ennesima “morte bianca del welfare”. Infatti, l’isolamento, l’abbandono e l’insufficiente attenzione prolungati nel tempo sono le cause remote e spesso ultime di queste vicende, cosicché senza decise politiche di sostegno alle famiglie, questi fatti continueranno a ripetersi».
«E forse è anche ora di verificare – aggiunge il Presidente della FISH – l’effettiva applicazione e la reale efficacia di norme approvate dal Parlamento Italiano, quale ad esempio la Legge 112/16 sul “Dopo di Noi”, per comprendere quanto realmente siano giunte a supportare singoli e famiglie e quanto invece siano finite a sostenere altro, altri e operazioni di restyling dei “soliti noti”. Al Parlamento, dunque, il compito di monitorare e analizzare dati, cifre e storie e agire di conseguenza, correggendo la rotta e rimettendo al centro le persone più fragili e non i comitati d’affari comunque siano denominati». (S.B.)
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