«Questo nuovo Programma Operativo, pur continuando a sostenere progetti di accompagnamento all’autonomia, punta decisamente a favorire il distacco e l’emancipazione delle persone con disabilità dai nuclei familiari di origine, con il possibile punto di svolta rappresentato dall’importanza che viene data al Progetto Individuale di Vita della persona con disabilità, che si configura non più come un semplice documento narrativo, ma come un vero e proprio contratto che vincola tutte le parti in causa. In concreto: il Progetto di vita, redatto secondo le aspettative e le preferenze della persona con disabilità, non riguarda più solo l’uso delle risorse stanziate dalla Legge 112/16, ma anche tutte quelle disponibili e attivabili, sia pubbliche che private».
Così la Federazione LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ha commentato in una nota il Programma operativo per la realizzazione degli interventi previsti dalla Legge 112/2016, meglio conosciuta come “Legge sul Dopo di Noi” (o “sul Durante e Dopo di Noi”), norma grazie alla quale, ha ricordato la LEDHA, «durante lo scorso biennio, sono stati finanziati molti progetti di valore, gran parte dei quali hanno riguardato esperienze “di preparazione” alla vita autonoma, consentendo però anche a tante persone con disabilità di iniziare a vivere in una nuova casa: la propria».
Il provvedimento di cui si parla è contenuto nella Delibera n. 3404 della Giunta Regionale Lombarda, approvata il 20 luglio scorso.
«Se riuscissimo a realizzare anche solo in parte quel Programma – ha dichiarato Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – si tratterebbe di un cambiamento epocale per il nostro sistema di welfare che fino ad ora è stato definito, non a caso, familistico e “a canne d’organo”, familistico perché punta a far permanere la persona con disabilità a domicilio (dei genitori o dei familiari), “a canne d’organo” in quanto ogni servizio e misura pubblica ha regole proprie di funzionamento, non sempre coerenti fra di loro».
Ora invece, come ha spiegato la LEDHA, «l’attenzione sarà puntata sul progetto di autonomia e di emancipazione della singola persona adulta con disabilità, con la volontà di sostenere e valorizzare la possibilità che la persona stessa possa “uscire di casa” non il più tardi possibile, ma quando lo ritiene giusto. Una possibilità, questa, che dev’essere offerta a tutte le persone con disabilità, comprese quelle che richiedono maggior sostegno, quelle che secondo un falso “buon senso” comune, sembrerebbero avere come unica scelta quella di essere inserite in un servizio residenziale».
Per passare tuttavia dalle buone intenzioni ai fatti, il Programma Operativo definito dalla Regione Lombardia dovrà prevedere numerosi cambiamenti e innovazioni, sia nella fase di valutazione, sia in quella di progettazione e implementazione, e anche un’intensa attività di sensibilizzazione, informazione e formazione che dovrà coinvolgere persone con disabilità, familiari e operatori.
«È necessario impegnarsi e vigilare – ha sottolineato in tal senso Manfredi – affinché le attese non vengano tradite. Dal canto loro, le Associazioni delle persone con disabilità faranno la loro parte, sia a livello regionale come a quello territoriale, continuando a lavorare affinché le parole e le opportunità si trasformino in fatti concreti».
«Con l’approvazione della Delibera di Giunta Regionale n. 3404 – è la conclusione della LEDHA – si vedono i frutti di un intenso lavoro associativo che ha accompagnato la prima attuazione della Legge 112/16 in Lombardia, un lavoro che ha gettato le basi per quella profonda attività di confronto con la Direzione Generale Politiche Sociali, Abitative e Disabilità che ha coinvolto anche le rappresentanze degli Enti Gestori e degli Enti Locali, garantendo così l’approvazione di un Programma ambizioso e adeguato alle aspettative e ai diritti delle persone con disabilità».
«Grazie a questo provvedimento e al positivo clima di confronto in cui si è sviluppata la sua costruzione – è stato il commento di Emilio Rota, presidente dell’ANFFAS Lombardia (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) – riteniamo si siano create le condizioni affinché i temi della Legge 112 e dello sviluppo di progettualità ed esperienze di vita indipendente si possano saldare in un unico contesto tematico che punta alla “liberazione” della disabilità, il tutto nell’ormai irrinunciabile contesto di coprogrammazione e coprogettazione che deve diventare il modo di intendere e verificare il rapporto tra Istituzioni e soggetti di Terzo Settore». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.
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