Sono state ben 5.000 le persone coinvolte nella rilevazione riguardante il Rapporto degli alunni/studenti e delle loro famiglie con la scuola e l’extra scuola durante il periodo faticoso del lockdown per la Pandemia Covid-19, ricerca di cui avevamo già dato notizia anche sulle nostre pagine, ideata e condotta da Roberto Medeghini, Giuseppe Vadalà e Fabio Bocci del GRIDS (Gruppo di Ricerca Inclusione e Disability Studies), appartenente al Laboratorio di Ricerca per lo Sviluppo dell’Inclusione Scolastica e Sociale del Dipartimento di Scienze della Formazione all’Università di Roma Tre.
Attualmente è in fase di conclusione l’analisi delle varie risposte ricevute – dagli alunni/e-studenti/esse da una parte, dalle famiglie dall’altra – il tutto avvalendosi della collaborazione del sociologo Walter Nanni della Caritas Italiana e di Gianmarco Bonavolontà dell’Università Roma Tre. Sin d’ora, tuttavia, sono disponibili due ampie sintesi, consultabili rispettivamente a questo link (alunni/e-studenti/esse) e a quest’altro (famiglie).
Particolarmente interessante è un’annotazione introduttiva contenuta nella sintesi dedicata agli alunni/e e agli studenti/esse, ove si scrive che «coinvolgere gli alunni/studenti significa ridare la loro voce e la possibilità di esprimere risposte, obbligandoci ad una riflessione. Andando a leggerle, scopriamo che questo tempo assume una ricchezza e una versatilità che il mondo adulto dovrebbe provare a prendere in considerazione».
Ampio spazio, naturalmente, viene dedicato anche alle situazioni legate alla disabilità e ai DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), non disgiunto, tuttavia, dal quadro generale sul mondo della scuola, all’insegna di una filosofia che ha informato la nascita stessa del GRIDS, ovvero, come si legge nel sito dello stesso, che «Inclusione e Disability Studies non possono essere disgiunti. Il concetto di Inclusione, infatti, non è neutrale ma legato ad un paradigma che critica l’egemonia della norma e del modello bio-medico individuale, la dicotomia normale/anormale, l’abilismo, il linguaggio normativo e del deficit. Da qui viene posto il tema delle differenze: non imbrigliate nella cultura della distanza dalla norma e delle categorie, bensì l’idea che tutte le persone hanno una loro visione del mondo, modalità e strategie personali e originali per viverci». (S.B.)