Nathaniel, 16 anni, sindrome di Down, ucciso per “colpa” della sua disabilità?

Secondo alcuni trae origine da ragioni sociali e razziali, l’omicidio di Nathaniel Julius, ragazzo sudafricano di colore con la sindrome di Down, ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia, ciò che ha portato a violente manifestazioni di protesta e all’arresto di tre agenti. Secondo l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità, invece, il giovane è stato ucciso per non avere risposto alle domande della polizia, proprio a causa della sua disabilità, «un assassinio esemplare dell’incapacità di troppe forze dell’ordine presenti nel mondo di comunicare con tutte le persone con disabilità»
Nathaniel Julius
Nathaniel Julius, la giovane vittima di Johannesburg in Sudafrica

Nathaniel Julius, sedicenne ragazzo sudafricano di colore con la sindrome di Down, era uscito di casa il 26 agosto per comperare dei biscotti, quando è stato ucciso a colpi di arma da fuoco dalla polizia, in circostanze definite in un primo tempo non chiare, con la polizia stessa che aveva parlato di un coinvolgimento di Nathaniel in una sparatoria tra agenti e gangster locali.
Successivamente, però, come riferito dal sito di «Cape {Town} Etc», tre agenti sono stati arrestati con l’accusa di omicidio, «dopo un’attenta valutazione delle prove a disposizione», come dichiarato dall’IPID, la Direzione Investigativa della Polizia Indipendente Sudafricana.
Il fatto aveva dato origine a duri scontri con la polizia da parte di migliaia di manifestanti, in una sorta di guerriglia urbana.

Fin qui la terribile vicenda, sulla quale si è espressa in questi giorni con una dura presa di posizione l’IDA, l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità, che dal 2014, ricordiamo, è rappresentante ufficiale della minority disabilità presso le Nazioni Unite, ciò che permette a tale organizzazione di interloquire direttamente con gli uffici competenti, per inserire i diritti delle persone con disabilità in ogni azione dell’ONU.
“Spostando” dunque l’attenzione da quello che da alcune parti è stato definito come un «omicidio di àmbito razziale e sociale», l’IDA fa proprie le parole dei familiari di Nathaniel, secondo i quali il ragazzo «era stato ucciso dopo che non aveva risposto alle domande degli agenti, proprio a causa della sua disabilità», e ritiene che «questo insensato assassinio in pieno giorno sia esemplare dell’esclusione e dell’emarginazione su larga scala affrontate dalle persone con disabilità a livello globale».

«Perché in questo secolo – ci si chiede poi – siamo ancora costretti a sostenere i princìpi di base che proteggono la vita delle persone con disabilità? Perché la società continua a considerare la vita delle persone con disabilità di valore inferiore a quella di quelle senza disabilità?».
«In qualità di Alleanza che rappresenta un miliardo di persone con disabilità in tutto il mondo – conclude la nota -, chiediamo a tutte le Forze dell’Ordine di garantire che i propri membri siano adeguatamente attrezzati e qualificati per comunicare con tutte le persone con disabilità. E chiediamo anche a tutti i Governi di richiamare gli obblighi assunti con la ratifica della Convenzione ONU sui Diritti delle persone con disabilità e di garantire che siano messe in atto misure che proteggano i diritti delle persone con disabilità».

Duramente colpito dalla pandemia da coronavirus «che sta aggravando – come è stato scritto – la crisi economica in atto nel Paese e sta facendo emergere tutti le problematiche mai risolte dell’Apartheid economica», il Sudafrica, per la cronaca, è stato tra i primi dieci Paesi del mondo a ratificare la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e il Protocollo Opzionale della stessa, esattamente il 30 novembre 2007. (S.B.)

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