«La fase di chiusura provocata dal coronavirus ha provocato diverse criticità; in particolare, uno degli aspetti che maggiormente hanno creato disagio è stata la sospensione delle terapie, di tutte le tipologie, da quelle in convenzione presso istituti di riabilitazione, a quelle private che tutte le nostre famiglie seguono, perché il Nomenclatore Tariffario non prevede alcune delle psicoterapie comportamentali necessarie alla cura e gestione del disturbo ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività). Inoltre, la chiusura ha provocato il fermo di tutte le attività ludiche-sociali, le terapie accessorie, come ad esempio la pet-therapy, e ogni tipo di attività all’aperto che per i bimbi iperattivi sono fondamentali».
Lo ha dichiarato Cristina Lemme, presidente dell’AIFA Lazio (Associazione Italiana Famiglie ADHD), in un’intervista pubblicata dalla testata «Orizzontescuola.it», aggiungendo che quanto rilevato ha comportato «un aumento dei fenomeni legati alle dipendenze. Infatti, per i preadolescenti e gli adolescenti abbiamo riscontrato un maggiore attaccamento ai videogiochi; per i più grandi, compresi gli adulti, un maggior uso di sostanze psicotrope. Inoltre, abbiamo riscontrato un aumento dei disturbi del sonno, dei pensieri ossessivi, dei comportamenti dirompenti e di violenza domestica, fino ad arrivare ai TSO [Trattamenti Sanitari Obbligatori, N.d.R.] e ai ricoveri in SPDC [Servizi Psichiatrici Diagnosi e Cura, N.d.R.] o in Neuropsichiatria per i minori. In pratica il lockdown, di fatto, ha incrementato lo stato di emarginazione che i soggetti ADHD e le loro famiglie già vivevano, esacerbando gli aspetti negativi del disturbo».
Rispetto poi all’ormai prossimo avvio del nuovo anno scolastico, secondo Lemme sarebbe importante «garantire un supporto psicologico adeguato a tutte le figure operanti nel contesto scolastico. L’impatto emotivo causato dal lockdown è stato forte, per questo riteniamo che provvedimenti di questo tipo possano aiutare il mondo della scuola a ripartire nel migliore dei modi, così come siamo consapevoli dei cambiamenti inevitabili a livello lavorativo che riguarderanno tutti gli operatori della scuola. Inoltre, riteniamo che per strutturare al meglio la fase di riapertura sia necessario coinvolgere le Associazioni come la nostra che quotidianamente si confrontano con i problemi dei ragazzi con disabilità, per avere il maggior sostegno possibile nell’affrontare le specificità delle varie disabilità che la scuola si trova ad affrontare».
«Pur confidando, dunque, nel buon senso del Governo e delle Istituzioni Scolastiche – ha concluso la Presidente dell’AIFA Lazio -, crediamo che il confronto tra i diversi attori che sono coinvolti nel mondo della scuola possa portare all’adozione di provvedimenti più efficaci ed incisivi. I tempi sono stretti, ma con la buona volontà tutto è possibile». (S.B.)
Ringraziamo per la segnalazione Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa).
L’ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività)
L’ADHD, acronimo inglese che sta per “disturbo da deficit di attenzione e iperattività”, è inserito nel DSM5 [“Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali”, quinta edizione del 2013, N.d.R.] tra i disturbi del neurosviluppo, indicandone una prevalenza di circa il 5% nei bambini e di circa il 2,5% negli adulti.
Il disturbo è caratterizzato da difficoltà di attenzione, di controllo della motricità e da impulsività. Esso, inoltre, può assumere nelle persone diverse traiettorie evolutive, sia a seconda di eventuali altri disturbi associati, sia principalmente per l’appropriatezza/inappropriatezza della presa in carico terapeutica.
Tra le conseguenze più diffuse di un ADHD non trattato vi sono l’abbandono degli studi, la perdita del lavoro, separazioni, frequenti incidenti e ritiro della patente, trascurare la propria salute, fino ad arrivare all’uso di sostanze e al commettere reati.
Per favorire un appropriato percorso di diagnosi e cura per i minori e gli adulti con ADHD, l’AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHD) auspica da tempo al più presto la predisposizione di una normativa nazionale di riferimento, con Linee Guida ministeriali e una legge specifica, analogamente a quanto avvenuto per i disturbi dello spettro autistico e per i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).