Molti ricorderanno Rosanna Benzi*, la donna vissuta per tanti anni dentro un polmone d’acciaio, dopo che una grave forma di poliomielite l’aveva colpita all’età di 14 anni. Durante la sua vita lottò sempre per i diritti delle persone con disabilità. Il suo “vizio di vivere” [Il riferimento è a “Il vizio di vivere. Vent’anni nel polmone d’acciaio”, una delle pubblicazioni più note di Rosanna Benzi, N.d.R.] le fece scrivere libri e articoli sulla necessità di un cambiamento radicale del pensiero e della visuale sulle persone con problemi fisici o psichici.
Per Rosanna i suddetti soggetti devono essere visti come tutti gli altri, capaci di amare, lavorare, viaggiare e inquadrati in un’ottica di rispetto, inserimento e accoglienza.
Oggi questi princìpi sembrano ovvi e naturali, ma in realtà quanto è rimasto delle lotte sociali della Benzi? Certamente molte cose sono cambiate, si è acquisito il diritto allo studio, al lavoro, al tempo libero, ad avere una vita sociale e affettiva. Ma quanto sono effettivamente rispettati questi diritti?
Prendiamo l’esempio della scuola. Puntualmente, all’inizio di ogni anno scolastico, si presenta il problema degli insegnanti di sostegno e della loro assegnazione. Puntualmente questa questione viene fuori a percorso didattico inoltrato e i bambini/e o ragazzi/e con disabilità si ritrovano senza avere un insegnante di sostegno anche per mesi o se lo vedono cambiare senza motivo, incrementando il disagio psicofisico. Dove sta il rispetto delle norme e del benessere degli studenti più svantaggiati?
Un altro esempio lampante di diritto calpestato sistematicamente è quello del parcheggio riservato, che viene quasi sempre occupato da persone non aventi diritto. Si sa che il problema dei posti-auto è endemico, soprattutto nelle grandi città, tuttavia ciò non toglie che bisognerebbe avere più senso civico e meno egoismo da parte dei cittadini senza problemi di salute. Purtroppo non è così e questa piaga si ripete puntualmente, creando disagi e malcontento.
Ci sarebbero molti altri casi di diritti negati, ma c’è da chiedersi perché nel 2020 continuano a ripetersi. Forse non si è fatto ancora abbastanza per far cambiare la società? O forse è insito nell’uomo un certo menefreghismo e una certa intolleranza verso molti aspetti sociali? Chissà.
*«Rosanna Benzi è stata una pietra miliare della coscienza culturale del movimento di emancipazione delle persone con disabilità in Italia». A scriverlo su queste stesse pagine, qualche tempo fa, è stato Giampiero Griffo (a questo link), in corrispondenza con l’uscita del libro di Lavinia D’Errico (La femme-machine. Vita di Rosanna Benzi nel polmone d’acciaio, Milano, Meltemi, 2018).