Dopo il susseguirsi in questi giorni di Ordinanze Regionali che, a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, stavano purtroppo sospendendo le attività didattiche in presenza, soprattutto nelle scuole del secondo ciclo, l’ultimo Decreto del Presidente del Consiglio (DPCM) di sabato 24 ha uniformato la situazione a livello nazionale, stabilendo che tutte le scuole secondarie di secondo grado debbano incrementare «il ricorso alla didattica digitale integrata, per una quota pari almeno al 75 per cento delle attività, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l’eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l’ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9,00».
Per gli studenti italiani più grandi si ritorna pertanto ad utilizzare in maniera quasi esclusiva la didattica a distanza che ricordiamo tutti quanto sia stata in molti casi inutilizzabile o poco efficace, durante il lockdown dello scorso anno scolastico, per i bambini/e e ragazzi/e con disabilità.
Purtroppo, nel nuovo DPCM non vi è nemmeno un accenno a misure specifiche da adottare per gli alunni e le alunne con disabilità, scrivendo esclusivamente la frase di rito «avuto anche riguardo alle specifiche esigenze degli studenti con disabilità» nella sola parte dedicata agli studenti universitari.
Naturalmente la rapidità con la quale vengono prese unilateralmente queste decisioni non permette un confronto efficace e immediato con il Governo per tutelare il diritto allo studio degli alunni e delle alunne con disabilità.
L’AIPD Nazionale [Associazione Italiana Persone Down, N.d.R.], per mezzo del proprio Osservatorio Scolastico, ha lavorato molto in questi mesi a tutela degli alunni/e con sindrome di Down, anche in sinergia con la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), proponendo soluzioni concrete al Ministero dell’Istruzione per continuare a garantire in questo periodo emergenziale il diritto allo studio di tutti gli alunni, anche quelli e quelle con disabilità.
La nostra priorità, irrinunciabile, è sempre stata quella di garantire, adottando tutte le misure organizzative ordinarie e straordinarie possibili, la presenza quotidiana a scuola degli alunni e delle alunne con disabilità, in una dimensione inclusiva, vera e partecipata. Ma a parte la prima Ordinanza prodotta la scorsa settimana della Regione Campania, in tutte le altre Ordinanze Regionali sulla sospensione delle attività didattiche in presenza e, purtroppo, anche nell’ultimo DPCM, non si accenna minimamente alle misure possibili per garantire il diritto alla didattica in presenza per gli alunni e le alunne con disabilità.
Gli alunni e le alunne con disabilità, in particolar modo quelli e quelle con sindrome di Down e con disabilità intellettive o relazionali, hanno invece bisogno di interventi specifici precoci, intensivi, concreti e continuativi per acquisire gli apprendimenti di base. Tutto questo non si può interrompere nuovamente e bruscamente, lasciando un vuoto educativo gravissimo per la loro crescita non solo cognitiva, ma anche personale e relazionale.
Per i nostri ragazzi e ragazze, infatti, questo nuovo blocco inciderà molto più pesantemente rispetto ai loro compagni, sulla loro crescita di studenti, andando ad aumentare il danno già creato lo scorso anno scolastico, nonché il gap già esistente con i coetanei quando si potrà tornare, in tranquillità, a scuola.
Che la didattica in presenza per le persone con disabilità sia un diritto riconosciuto e che la scuola, nell’articolazione dei suoi “insegnamenti” e dei rapporti sociali, sia da considerare per loro irrinunciabile e “abilitativa”, è stato riconosciuto anche in norme recenti, ad esempio nel Decreto Ministeriale Protocollo n. 39 del 26 giugno scorso, il quale aveva espressamente previsto che «nel caso di nuova sospensione dell’attività didattica l’Amministrazione centrale, le Regioni, gli Enti locali, gli enti gestori delle istituzioni scolastiche paritarie e le istituzioni scolastiche statali opereranno, ciascuno secondo il proprio livello di competenza, per garantire la frequenza scolastica in presenza, in condizioni di reale inclusione, degli alunni con disabilità e degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione. La circostanza di cui al presente paragrafo sarà regolata da apposito atto dispositivo. Ove, per specifiche condizioni individuali o di contesto, non sia possibile garantire la frequenza scolastica agli alunni con disabilità, il coinvolgimento delle figure di supporto messe a disposizione dagli Enti locali (Operatori Educativi per l’Autonomia e Assistenti alla comunicazione, per gli alunni con disabilità sensoriale), recentemente definita dall’art. 48 della Legge di conversione del DL “Cura Italia”, contribuirà ad assicurare un alto livello di inclusività agli alunni con disabilità grave, collaborando al mantenimento della relazione educativa con gli insegnanti della classe e con quello di sostegno [grassetti nostri nella citazione, N.d.R.]».
Pertanto chiediamo che gli studenti con sindrome di Down o con altra disabilità continuino a frequentare in presenza la scuola, per poter garantire loro il diritto allo studio. Allo stesso tempo, però, chiediamo che gli studenti con disabilità e il docente di sostegno con l’assistente all’autonomia e la comunicazione non siano lasciati soli in classe, ma si preveda la presenza anche di un piccolo gruppo di compagni di classe, per garantire le «condizioni di reale inclusione» previste dal citato Decreto Ministeriale.
I compagni che dovrebbero essere presenti in classe con l’alunno/a con disabilità potrebbero essere quelli già citati dallo stesso Decreto Ministeriale, ovvero «alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione», oppure individuati dalle singole scuole in base al principio dell’autonomia scolastica.
Ma vi è di più! Qualora l’alunno con disabilità sia certificato anche come «fragile», il Ministero dell’Istruzione, tramite l’Ordinanza n. 134 del 9 ottobre scorso, ha chiarito le modalità della loro scolarizzazione. A seguito infatti della domanda scritta e documentata rivolta dalla famiglia alla scuola, l’alunno “fragile” può fruire, oltre che della didattica a distanza, anche di istruzione domiciliare in presenza.
La medesima Ordinanza chiarisce che sono «alunni “fragili” quanti, con o senza disabilità, abbiano una certificazione di immunodeficienza o patologia grave rilasciata dal pediatra di libera scelta (PLS) o dal medico di medicina generale (MMG) in raccordo col dipartimento di prevenzione (DdP) territoriale». Il PEI (Piano Educativo Individualizzato) degli studenti con disabilità riconosciuti anche come “fragili” deve naturalmente essere aggiornato alla nuova situazione didattica e, in caso di istruzione domiciliare, si può prevedere che il docente di sostegno e/o l’assistente specialistico all’autonomia e alla comunicazione svolgano a casa le ore già assegnate per l’alunno a scuola.
In conclusione chiediamo che il Governo, adottando tali repentine sospensioni dell’attività didattica in presenza, preveda contemporaneamente anche le misure adeguate per permettere ai nostri studenti la frequenza scolastica in presenza o, qualora lo studente con disabilità sia anche “fragile”, si attivino immediatamente i progetti di istruzione domiciliare da realizzarsi tramite gli insegnanti di sostegno e gli assistenti per l’autonomia e la comunicazione degli Enti Locali, anche garantendo la connessione a distanza con i propri docenti e compagni di classe.
Non è più tollerabile da parte delle Istituzioni l’abbandono, che in troppi casi vi è già stato nei confronti degli alunni e delle alunne con disabilità, sia durante il lockdown dello scorso anno scolastico che alla ripresa di quello attuale.