Nel 2021 il sogno di Marco Piccoli, pilota in carrozzina, potrebbe avverarsi

di Emilio Rizzi
Ventiquattrenne ex meccanico specializzato in motori Ducati, Marco Piccoli è in sedia a rotelle da quattro anni per un incidente in moto a Modena. Recentemente ha vinto nella categoria “Disabili” il settimo Trofeo “Rally Italia Talent” e ora sta testando una vettura pronta per scendere sui tracciati delle otto competizioni del CIR (Campionato Italiano Rally). Forse nel 2021 il suo sogno di correre tra i professionisti potrebbe avverarsi
Marco Piccoli a fianco della vettura da rally adattata
Marco Piccoli a fianco della vettura da rally adattata

Casco in testa, sguardo perso nel vuoto a ricercare la concentrazione. Marco Piccoli, 24 anni, recente vincitore nella categoria disabili, del settimo Trofeo Rally Italia Talent, come avevamo raccontato la scorsa settimana su queste stesse pagine, è sulla linea di partenza per testare la vettura preparata dalla Rally Academy del gruppo Hap Rally team di Arese. Un’auto pronta per scendere sui tracciati delle otto competizioni del CIR (Campionato Italiano Rally). Ci sarà lui al volante? Il noto chef Alessandro Borghese direbbe: «Ma nulla è ancora deciso…». Sì, perché la sessione in pista è solo la parte finale di un percorso di formazione che Marco ha intrapreso.

Ex meccanico specializzato in motori Ducati, Piccoli è in sedia a rotelle da quattro anni per un incidente in moto a Modena. «Un’auto ha invaso la mia corsia e non ho fatto in tempo neanche a frenare», racconta. La passione per i motori gli è rimasta nel sangue e così ha deciso prima di partecipare al Talent firmato da Suzuki, Generali, Toyo e dall’ACI e poi di provare a fare un corso di pilotaggio rally creato dal Gruppo Hap, guidato da Massimiliano Gambel.
Si tratta di un unicum o quasi in Italia, anche grazie al primo simulatore europeo professionale adattato per persone con ridotta mobilità. «Il simulatore per abili e disabili – racconta Gambel – è nato dalla voglia di portare avanti un progetto di inclusione sociale con diverse finalità: può essere usato per l’allenamento pre-gara o per la partecipazione a competizioni virtuali di E-Sport, per la riabilitazione e per dare fiducia e speranza alle persone che dopo un incidente vogliono tornare a guidare».
Stessa motivazione per il corso di guida performativa con indirizzo al mondo del rally che, chiosa Gambel, «non è riservato ai professionisti, anzi vogliamo dare a tutti le basi e la possibilità di correre in maniera sicura e consapevole a tutti». Tanto che, dopo avere frequentato il corso, si può noleggiare persino una vettura e l’assistenza per partecipare a una competizione vera.

Marco Piccoli all'interno dell'abitacolo della vettura adattata
Marco Piccoli all’interno dell’abitacolo

«Le due giornate – spiega Marco Piccoli – sono a distanza di qualche giorno. Nella prima c’è una parte teorica e una di prove di sicurezza: si entra ed esce dalla vettura cronometrando il tempo e si vestono tutte le protezioni. In gara può capitare anche di andare fuoristrada e la persona con disabilità deve uscire in un tempo di sicurezza ben definito. Nella seconda parte si inizia a usare il simulatore». Non si pensi trattarsi di un videogame: è infatti uno strumento utilizzato dai piloti professionisti per allenarsi. Nella memoria del PC sono stipati tutti i percorsi e le caratteristiche delle vetture del Mondiale di Rally. Durante le gare simulate, la vettura si comporta esattamente come un’auto vera, con tanto di volante che restituisce al pilota sia le sconnessioni del percorso che le reazioni della vettura. «Sulle prima si fatica anche a stare in strada – confessa Marco – poi si prende l’occhio sulle distanze dalla curve e sui comportamenti dell’auto». E soprattutto sulle note dettate dal navigatore virtuale.

Per chi non fosse avvezzo al mondo dei rally, le note sono lette dal navigatore durante la gara e indicano il tipo di curva che il pilota sta per affrontare (il raggio di curva va dal tornante indicato come 1, fino alla curva lieve che è un 5) e i possibili pericoli che si possono incontrare lungo il tracciato. Per rendere l’idea una curva “destra 3 chiude non tagliare” è una curva a 90 gradi che stringe verso la fine e che non dev’essere affrontata troppo verso il punto di corda. Il pilota così sa che deve affrontarla ad una velocità piuttosto che ad un’altra.

Dalla parte pratica si passa alla parte dei “compiti” a casa in cui il corsista sceglie un tratto di strada molto tortuoso – da percorrere con calma come si farebbe in una ricognizione pre-gara – svolgendo i cinque esercizi, non consecutivi, e dettando al copilota o al telefonino le sue personalissime note. «Dopo un paio di settimane, con le note corrette dagli istruttori – conclude Piccoli – si torna in sede per l’ultima giornata one to one. Alla mattina ci si allena sul simulatore e al pomeriggio si va sulla pista di Arese con una vettura preparata con circa 220 cavalli». La stessa che potrebbe correre l’anno prossimo con il simbolo del geco (portafortuna della scuderia) sulle piste italiane. Mentre un’altra è in fase di preparazione e dovrebbe essere pronta per il 2021. Quando cioè il sogno di Marco Piccoli, ovvero correre tra i professionisti, potrebbe avverarsi

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