Storia di una bimba che ha “forzato” il distanziamento fisico e sociale

«Mamma ho un’idea, telefoniamo e raccontiamo le favole alle “tue signore”»: le “signore” sono otto donne con disabilità che vivono nella Comunità Residenziale Calicantus di Pasian di Prato (Udine) e dall’idea di Celeste, bimba di 4 anni, è nato un progetto e alla fine anche il libro “È possibile anche quando sembra impossibile”, in cui la reciprocità ha alimentato reciprocità, e a un dono si è risposto con un dono, forzando il distanziamento fisico e sociale di quest'epoca, stimolando anzi ancor più la condivisione di pensieri, legami e connessioni tra le persone
Copertina del libro "È possibile anche quando sembra impossibile"
La copertina del libro nato dall’esperienza promossa dalla piccola Celeste, nei confronti delle “signore con disabilità” della Comunità Calicantus di Pasian di Prato (Udine)

«Mamma ho un’idea, telefoniamo e raccontiamo le favole alle “tue signore”»: parte da una bimba di 4 anni lo spunto di trasformare il lockdown all’interno della Comunità Residenziale Calicantus di Pasian di Prato (Udine), rivolta a persone adulte con disabilità e fortemente voluta dalla Cooperativa Sociale Itaca, in occasione di incontro e di scambio. Un’idea semplice, quasi naturale, che porta dentro di sé un obiettivo molto concreto: forzare il distanziamento fisico e sociale, cui il servizio era sottoposto dalle disposizioni nazionali e regionali per il contenimento del Covid-19, per non impedire lo stare assieme, per stimolare ancor di più la condivisione di pensieri, legami, connessioni tra le persone.
L’idea in un batter d’occhio si è trasformata in progettualità. La bimba, Celeste, figlia di una delle operatrici di Calicantus, ha a sua volta ascoltato al telefono le letture della Cooperativa Damatrà e dell’Associazione Nati per leggere, e ha poi scelto i racconti che la mamma ha successivamente letto sempre al telefono alle “signore”, ovvero ad otto donne che vivono nella Comunità di Pasian di Prato.

«È davvero sorprendente e commovente – sottolinea Pierluigi Di Piazza, il fondatore del Centro di Accoglienza Ernesto Balducci, ma anche “padrone di casa” a Calicantus – il vissuto profondo di una bambina di 4 anni che ha presenti le “signore” della mamma, che pensa a loro in questo momento difficile per tutti e probabilmente più ancora per loro».
Le letture scelte dalla bimba sono diventate così un appuntamento settimanale molto speciale: «Questo tempo così surreale – spiega Elisa Trevisani, operatrice di Calicantus e mamma di Celeste, che con Francesca Schiavon, coordinatrice della Comunità, ha costruito il progetto – ha portato con sé enormi occasioni per riflettere e porsi domande su cosa realmente sia importante. E abbiamo scoperto che quello che ci fa bene sono le relazioni, il non sentirsi soli pur nell’isolamento e la creatività con cui possiamo inventare nuovi modi per sentirci assieme».
Quindi, «passando in rassegna vari libri che avevamo in casa, ci è venuta l’idea di leggere dei racconti tratti dal libro Storie della buonanotte per bambine ribelli di Francesca Cavallo ed Elena Favilli. Sono storie di donne tra loro molto diverse, ma accomunate dal fatto di essere riuscite a portare al mondo contributi importanti. La maggior parte di loro sono partite da esperienze di svantaggio o di discriminazione, per poi fiorire e realizzare qualcosa di grande».

La gratitudine per quei momenti impagabili è stata così tanta, che le “signore” hanno scelto di rispondere al dono con un altro dono, decidendo di leggere a quella bimba dei racconti. Nulla di più semplice, nulla di più naturale nella gratuità di un dono che diventa relazione e reciprocità. «La sorpresa apre ad un’altra sorpresa, la reciprocità alimenta reciprocità – evidenzia Di Piazza -. Le “signore” si sentono chiamate a rispondere, leggendo a loro volta a Celeste storie di donne che possono diventare un modello positivo».
È nato così un impegno costruttivo per le “signore”, che hanno ricercato i personaggi e i contenuti, hanno rivisto le storie e le hanno recitate più volte insieme agli operatori.
Si tratta di storie rielaborate e riscritte, che partono da «quello che a loro era rimasto più dentro tra quelle lette da noi – sottolinea Trevisani -, oppure scritte dal principio con l’aiuto degli operatori della comunità». E Celeste, che prima si dilettava nel disegnare arcobaleni, diventa la “ritrattista ufficiale”, perché ogni settimana trasforma la storia ascoltata in un disegno della protagonista, che dopo qualche giorno raggiunge le “signore”, che ormai lei sente anche un po’ sue.
Le donne alle quali le storie sono dedicate sono Alda Merini, Anna Politkovskaja, Marie Curie, Jane Goodall, Miriam Makeba, Frida Kahlo, Astrid Lindgren, Alicia Alonso, Rita Levi Montalcini, Malala Yousafzai, Margherita Hack, Nina Simone, Evita Peron, Mary Edwards Walker, Maria Montessori, Irena Sendlerowa, Rigoberta Menchù, Samantha Cristoforetti, Amna Al Haddad, Maria Teresa di Calcutta, Florence Nightingale, Coco Chanel, Giovanna D’Arco, Maria Callas, Michelle Obama.

«Mi sembra – dice Di Piazza – che questa vicenda, conosciuta da poche persone, sia grandezza, perché mette insieme le persone, i sentimenti profondi, l’intuizione e l’immaginazione, la volontà di metterli in atto. È grandezza, soprattutto, perché evidenzia le dimensioni fondamentali e costitutiva della vita di noi tutte e tutti: le relazioni, l’amore, l’amicizia, il riconoscimento reciproco, il prendere a cuore, il prendersi cura».

Ma non finisce qui. Siccome, a volte, da cosa nasce cosa, quei racconti e quei ritratti sono oggi un libro, intitolato semplicemente È possibile anche quando sembra impossibile, introdotto da Elisa Trevisani, con prefazione di Pierluigi Di Piazza, curato e stampa e stampato con il contributo degli operatori, che si sono autofinanziati affinché potesse diventare un dono per le persone care, proprio per quella reciprocità e gratitudine ricevute.
«I disegni in copertina e l’impaginazione grafica di Valentina – ricorda Trevisani – sono il simbolo di un percorso che ha un cuore (“Mettiamoci il cuore e andrà tutto bene”), condiviso con Celeste, Martina, Samuel, Valentina e Alessandro che hanno disegnato per noi un messaggio importante, ad accompagnare i colori dell’arcobaleno che ha dipinto le infinite finestre nel tempo sospeso della quarantena».

Il lieto fine – o lieto inizio – sta nel percorso di semplice reciprocità avviato da Celeste, tanto che «viene spontanea l’associazione ai cerchi concentrici – conclude Di Piazza -che si allargano in successione, a partire da un sasso che muove la superficie d’acqua. Un’esperienza che testimonia come sia possibile, anche quando sembrerebbe impossibile».
A Calicantus, tra l’altro, gli operatori e le “signore”, insieme a Celeste ed Elisa, stanno già raccogliendo i materiali per il secondo libro, dal momento che la seconda fase del progetto è attualmente in corso, e se ne sta già progettando una terza. (Fabio Della Pietra)

Per ulteriori approfondimenti: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it.

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