Una vera “Unione Europea della Salute” dovrà includere le persone con disabilità

«Tutte le persone con disabilità dovrebbero avere diritto alla salute nell’Unione Europea, ma come ha dimostrato la pandemia, non è ancora così»: lo ha scritto Yannis Vardakastanis, Presidente del Forum Europeo sulla Disabilità, in una lettera aperta inviata alla Commissaria Europea Stella Kyriakides, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani. «L’“Unione della Salute” che si vuole creare basandosi sugli insegnamenti del Covid-19 - ha aggiunto Vardakastanis - dovrà garantire un’assistenza sanitaria di qualità per tutte le persone con tutti i tipi di disabilità»

Realizzazione grafica con loghi di diverse disabilità circondati dalle stelle dell'Unione Europea«Tutte le persone con disabilità dovrebbero avere diritto alla salute nell’Unione Europea, ma come ha dimostrato la risposta alla pandemia da Covid-19, non è ancora così»: lo ha scritto Yannis Vardakastanis, Presidente dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, in una lettera aperta inviata a Stella Kyriakides (Kyrikiadou), Commissaria Europea per la Salute e la Sicurezza Alimentare, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani di ieri, 10 dicembre, invitandola «a garantire che le persone con disabilità siano pienamente incluse nel suo lavoro di Commissaria per la Salute e la Sicurezza Alimentare, in quanto l’Unione Europea e gli Stati che ne sono membri si sono impegnati a farlo quando hanno ratificato la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità».
«Durante la pandemia – ha sottolineato invece Vardakastanis – sono balzate in piena evidenza le tante barriere significative affrontate da oltre cento milioni di persone con disabilità nell’Unione Europea, dalla discriminazione nell’accesso alle cure salvavita per il Covid-19, all’inaccessibilità delle informazioni sulla salute pubblica e sulla fornitura di assistenza sanitaria; dal mancato accesso ai dispositivi di protezione individuale per le persone con disabilità e per coloro che le supportano, all’esclusione delle stesse persone con disabilità dai test per il coronavirus, dall’ospedalizzazione e dalle strategie vaccinali, fino alla loro esclusione dai dati raccolti sulla pandemia».
«Il tutto – ha ricordato ancora il Presidente dell’EDF – senza contare i vari problemi già preesistenti alla pandemia, e da quest’ultima aggravate, come l’accesso limitato ai servizi di salute sessuale e riproduttiva da parte di donne con disabilità, nonché il trattamento e l’inserimento forzato nei reparti di psichiatria, che colpisce soprattutto le persone con disabilità psicosociali o intellettive e quelle con disturbi dello spettro autistico».

A proposito di quest’ultimo tema, Vardakastanis ha riaffermato con forza nella sua lettera che «per il diritto alla salute delle persone con disabilità, è fondamentale il consenso libero e informato alle cure. Qualsiasi forma di trattamento forzato o coercitivo, infatti, è una violazione dei diritti umani, come sancito dalla Convenzione ONU e come riconosciuto da numerosi responsabili di mandati speciali delle Nazioni Unite. In tal senso, la nostra organizzazione è stata attiva nella campagna contro il progetto di Protocollo Aggiuntivo alla Convenzione di Oviedo [Convenzione sui Diritti Umani e la Biomedicina, N.d.R.] del Consiglio d’Europa, che consentirebbe in modo più ampio questi tipi di trattamento [di tale questione si legga già ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. Alla luce, dunque, del Covid-19, diventa imperativo che le persone con disabilità abbiano il diritto al consenso libero e informato al trattamento protetto: isolamento forzato, contenzione forzata e farmaci forzati non devono essere usati o intensificati durante questa crisi sanitaria».

Il Presidente dell’EDF si è quindi riferito al monitoraggio sull’Unione Europea, e alle conseguenti raccomandazioni sul diritto alla salute, prodotte nel 2015 dal Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, l’organismo preposto a tale compito. Il Comitato, infatti, aveva invitato l’Unione «a vietare esplicitamente la discriminazione fondata sulla disabilità nel campo dell’assistenza sanitaria e ad adottare misure per garantire l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità per tutte le persone con tutti i tipi di disabilità».
Sempre il Comitato aveva anche raccomandato che l’Unione valutasse «l’impatto della Direttiva 2011/24/UE del Parlamento e del Consiglio Europeo sui diritti dei pazienti nell’assistenza sanitaria transfrontaliera per quanto riguarda le lacune nell’accesso per le persone con disabilità, comprese informazioni accessibili, sistemazioni ragionevoli e formazione di professionisti».

«L’imminente Strategia Europea sulla disabilità [Agenda Europea sui Diritti delle Persone con Disabilità 2020-2030, N.d.R.] – ha concluso Vardakastanis – è un’importante opportunità per affrontare le varie questioni relative al diritto alla salute delle persone con disabilità sollevate in questa nostra lettera. Infatti, poiché l’Unione Europea mira a basarsi sugli insegnamenti del Covid-19 per creare un’“Unione della Salute”, chiediamo un incontro diretto, per discutere di come garantire che essa possa svolgere il proprio ruolo nel creare appunto un’Unione Sanitaria Inclusiva». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@edf-feph.org.

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