Già anticipato nel mese di novembre scorso sulle nostre pagine, è stato adottato il 2 dicembre all’unanimità dal CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), fondamentale organo consultivo della Commissione Europea, un Parere con cui si invitano il Parlamento Europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e tutti gli Stati Membri di quest’ultima a modificare urgentemente l’Atto Elettorale Europeo del 20 settembre 1976, per far sì che tutti i cittadini con disabilità dell’Unione abbiano un effettivo diritto di voto alle prossime elezioni del Parlamento Europeo, previste per il 2024.
Intitolato La necessità di garantire l’effettivo diritto di voto per le persone con disabilità nelle elezioni del Parlamento Europeo, il Parere chiede in sostanza che il testo dell’Atto Elettorale chiarisca i princìpi del suffragio universale e diretto e della segretezza delle elezioni. Come viene spiegato in una nota del CESE, «ciò porrebbe fine alla discriminazione nei confronti degli elettori con disabilità legata alle norme o alle modalità vigenti nei diversi Stati Membri, che differiscono notevolmente da un Paese all’altro. La modifica della legge elettorale potrebbe inoltre eliminare gli ostacoli giuridici o tecnici attualmente esistenti, che privano milioni di cittadini del diritto di voto».
«Il CESE – ha dichiarato al momento dell’approvazione Krzysztof Pater, relatore del Parere – ritiene che tale discriminazione sia inaccettabile e contraria ai valori fondamentali dell’Unione Europea, al Trattato Europeo e ai principali atti giuridici e politici internazionali».
Il Parere – che ha fatto seguito a una relazione informativa prodotta dal Comitato lo scorso anno – è stato adottato nel corso dell’ultima sessione plenaria del Comitato, durante la quale le questioni relative alla disabilità sono state poste in primo piano, in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con disabilità.
«In primo luogo – ha sottolineato ancora Pater – questo Parere riguarda la dignità umana. Ciò che chiediamo, infatti, è il rispetto del principio della parità dei diritti per tutti. Com’è possibile che nel XXI secolo milioni di cittadini con disabilità dell’Unione Europea non possano godere del loro diritto di voto, e che i responsabili politici non facciano quasi nulla per cambiare questa situazione? Si tratta di una questione fondamentale per la democrazia dell’Unione».
Il relatore ha per altro espresso l’auspicio che le persone con disabilità non debbano subire la stessa sorte delle donne europee, che hanno visto revocare l’ultima limitazione del loro diritto di voto nell’attuale Unione Europea appena nel 1976, ovvero settant’anni dopo che la Finlandia, prima tra gli Stati europei, le aveva ammesse ai seggi elettorali.
Il CESE ha avvertito inoltre che, in assenza di modifiche giuridiche, il numero di cittadini potenzialmente privati di tale diritto continuerebbe ad aumentare costantemente, dato che la percentuale di persone con qualche tipo di disabilità in una popolazione europea in rapido invecchiamento aumenta in media di un punto percentuale ogni sei anni.
E ancora, il diritto di voto viene negato anche alle persone sottoposte a cure ospedaliere di breve durata, a quelle in fase di terapia o di riabilitazione a domicilio o a coloro che si trovano in isolamento a causa di rischi epidemiologici.
La già citata relazione informativa prodotta lo scorso anno ed elaborata dallo stesso Pater, aveva elencato nel dettaglio le limitazioni e gli ostacoli incontrati dagli elettori con disabilità in ciascuno Stato Membro, assieme a ben duecento esempi di soluzioni esistenti nei diversi Paesi. Le analisi contenute in quel documento, pubblicato due mesi prima delle Elezioni del Parlamento Europeo, erano state successivamente confermate dalle relazioni elettorali dei media e delle organizzazioni della società civile.
E tuttavia, nonostante alcuni cambiamenti positivi nelle legislazioni nazionali francese e tedesca, subito prima delle Elezioni Europee, è risultato che le Leggi Nazionali di quattordici Paesi escludevano ancora circa 400.000 cittadini dal voto a causa di problemi di salute mentale o disabilità intellettive. E in totale si era stimato come le persone con disabilità che non potessero votare, a causa di disposizioni organizzative o tecniche derivanti dalle norme nazionali, fossero nell’ordine di milioni.
Secondo la relazione, ad esempio, in otto Paesi dell’Unione le persone che non possono recarsi fisicamente al seggio elettorale a causa di disabilità o malattia non hanno altro modo di votare, mentre in diciotto Paesi le persone con disabilità visive non possono votare in modo indipendente e in nove Stati gli elettori devono indicare sulla scheda elettorale il numero di identificazione del candidato prescelto, il suo nome o il nome del partito che per cui intendono votare, il che costituisce per molti un grave ostacolo.
A detta del Parere adottato nei giorni scorsi dal CESE, dunque, le pratiche esistenti che discriminano i cittadini con disabilità dell’Unione Europea potrebbero essere eliminate rapidamente, modificando la Legge Elettorale Europea, in modo da obbligare i Paesi Membri ad applicare norme che garantissero a queste persone un effettivo diritto di voto. A tal fine, come inizialmente accennato, il Comitato ha chiesto che il principio del suffragio universale sancito nell’Atto Elettorale del 1976 venga chiarito, affermando esplicitamente che nessun cittadino dell’Unione può essere privato del diritto di voto alle elezioni del Parlamento Europeo a causa di una disabilità o del suo stato di salute sulla base di norme nazionali.
Per chiarire inoltre i princìpi del suffragio diretto e della segretezza delle elezioni, il CESE ha proposto una serie di sei misure che gli Stati dell’Unione dovrebbero adottare, per garantire il rispetto di tali princìpi e l’accesso al voto di tutti i cittadini, comprese le persone con disabilità. Il tutto guardando anche alle esperienze positive già attuate in molti Paesi.
«Se tutto ciò verrà attuato – afferma Pater -, le Elezioni Europee del 2024 saranno veramente universali e accessibili a tutti. Questo è il nostro obiettivo ed è un risultato che potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per i diritti delle persone con disabilità in Europa». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa CESE (Daniela Marangoni), daniela.marangoni@eesc.europa.eu.