Franco Bomprezzi e il suo “Decalogo della buona informazione sulla disabilità”

Il 18 dicembre sono passati sei anni da quando non è più con noi Franco Bomprezzi, direttore responsabile di questo giornale sin dagli inizi e fino al giorno della sua scomparsa. E anche quest’anno ci accorgiamo con sorpresa, ma non troppo, che quel suo “Decalogo della buona informazione sulla disabilità”, pubblicato addirittura alla fine degli Anni Novanta, è ancora pienamente attuale, e verrebbe da dire purtroppo! Crediamo dunque che il miglior modo per ricordare – e ringraziare – Franco sia proprio quello di ridare visibilità a quel suo testo, riproponendolo oggi ai Lettori

Franco Bomprezzi

Franco Bomprezzi (1° agosto 1952-18 dicembre 2014), che fu direttore responsabile del nostro giornale «Superando.it» dall’avvio delle pubblicazioni fino al giorno della sua scomparsa

È dal 18 dicembre di sei anni fa che non è più con noi Franco Bomprezzi, direttore responsabile di questo giornale sin dagli inizi e fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta appunto il 18 dicembre 2014. E anche quest’anno ci accorgiamo con sorpresa, ma non troppo, che quel suo Decalogo della buona informazione sulla disabilità, “antico” scritto pubblicato addirittura alla fine degli Anni Novanta, è ancora pienamente attuale, e verrebbe da dire purtroppo!
Lo rilevava nel 2014 lo stesso Franco, scrivendo tra l’altro: «A tanti anni di distanza, devo constatare che i dieci punti da me elencati potrebbero – o almeno mi pare – essere stati scritti adesso, tanto la loro corretta applicazione appare ancora lontana da un esito condiviso e diffuso tra i colleghi e nei programmi».
Ricordava inoltre di averlo elaborato nel 1998, «quando la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità era ancora lontana dal vedere la luce». «A ispirarmi in parte – spiegava – era stata la Carta di Treviso, uno dei documenti più lungimiranti prodotti dall’Ordine dei Giornalisti a tutela dell’informazione sui minori. In realtà, in quelle dieci avvertenze per l’uso, c’era tutto il mio imbarazzo di giornalista – allora – nel constatare quotidianamente il modo superficiale e sciatto (privo di professionalità) da parte di molti colleghi anche autorevoli, che sulle testate di appartenenza – giornalistiche o radiotelevisive -, ritenevano di poter scrivere sulla disabilità senza il bisogno di saperne di più, di attingere a fonti autorevoli e verificate, di rispettare la dignità delle persone».
«Molta acqua è passata sotto i ponti – concludeva Bomprezzi -, e il nostro mestiere, oggi, è sottoposto ancor più di prima al logorio della fretta e della concorrenza al ribasso. Il “copia e incolla” del web comporta inoltre un ulteriore impoverimento delle fonti e della qualità della scrittura e dell’approccio. I programmi televisivi, come documentiamo spesso, alternano fiammate di lucidità e di grande qualità a cadute rovinose nello stereotipo e nel pregiudizio».
A questo punto, dunque, crediamo che il miglior modo per ricordare – e ringraziare – Franco sia proprio quello di ridare visibilità a quel suo decalogo, riproponendolo ai Lettori. (Stefano Borgato)

Decalogo della buona informazione sulla disabilità
1)
Considerare nell’informazione la persona disabile come fine e non come mezzo.
2) Considerare la disabilità come una situazione “normale” che può capitare a tutti nel corso dell’esistenza.
3) Rispettare la “diversità” di ogni persona con disabilità: non esistono regole standard né situazioni identiche.
4) Scrivere (o parlare) di disabilità solo dopo avere verificato le notizie, attingendo possibilmente alla fonte più documentata e imparziale.
5) Utilizzare le immagini, nuove o di archivio, solo quando sono indispensabili e comunque corredandole di didascalie corrette e non offensive della dignità della persona. Quando la persona oggetto dell’immagine è chiaramente riconoscibile, chiederne il consenso alla pubblicazione.
6) Ricorrere al parere dei genitori o dei familiari solo quando la persona con disabilità non è dichiaratamente ed evidentemente in grado di argomentare in modo autonomo, con i mezzi (anche tecnologici) a sua disposizione.
7) Avvicinare e consultare regolarmente, nell’àmbito del lavoro informativo, le associazioni, le istituzioni e le fonti in grado di fornire notizie certe e documentate sulla disabilità e sulle sue problematiche.
8) Ospitare correttamente e tempestivamente le richieste di precisazione o di chiarimento in merito a notizie e articoli pubblicati o diffusi.
9) Considerare le persone con disabilità anche come possibile soggetto di informazione e non solo come oggetto di comunicazione.
10) Eliminare dal linguaggio giornalistico (e radiotelevisivo) locuzioni stereotipate, luoghi comuni, affermazioni pietistiche, generalizzazioni e banalizzazioni di routine. Concepire titoli che riescano ad essere efficaci e interessanti, senza cadere nella volgarità o nell’ignoranza e rispettando il contenuto della notizia.
Franco Bomprezzi, 9 aprile 2014

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