In questi giorni, con l’approssimarsi della data agognata di inizio delle vaccinazioni, moltissimi si sono inseriti, sgomitando, nella corsa a pretendere la priorità nell’accesso ai vaccini e tra questi anche singole persone con disabilità o alcune Associazioni. Fortunatamente la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), e alcune importanti Associazioni ad essa aderenti, avevano già richiamato l’attenzione del Governo sulla necessaria priorità da assegnare solo alle persone con disabilità che vivono nelle case di riposo, nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) o nelle RSD (Residenze Sanitarie Disabili). Ciò perché trattasi di persone anziane con immunodeficienze, con problemi cardiovascolari, polmonari e di diabete. Invece altri, e in genere l’opinione pubblica, tendono a considerare “fragili” tutte le persone con disabilità per il solo fatto di essere tali.
A questa suggestione non è andato esente, inizialmente, lo stesso Governo e in particolare il Ministero dell’Interno che, nel Protocollo sottoscritto nella primavera scorsa con la CEI (Conferenza Episcopale Italiana) per la riapertura al culto dei fedeli, aveva scritto, al paragrafo 1.8, che le persone con disabilità avrebbero dovuto seguire le messe «in luogo apposito», proprio perché ritenute più fragili delle altre, così come era stato anche risposto alle rimostranze della FISH e del Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della Federazione LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità), componente lombarda della stessa FISH.
Tale motivazione, però, è priva di ogni fondamento scientifico; in caso contrario, infatti, non si spiegherebbe come mai quella “speciale attenzione” non compaia anche negli altri Protocolli simili stipulati con tutti gli altri culti e religioni. Né si spiega come una tale “speciale attenzione” non sia stata riservata alle persone anziane con e senza disabilità, che purtroppo sono state colpite dal virus nelle case di riposo. L’omissione di queste ultime dimostra che, scientificamente, esse si sono mostrate “fragili” non perché solo anziane, ma perché affette da situazioni gravi di salute come quelle sopra indicate. E difatti, a seguito di insistenza delle Associazioni, il Ministero dell’Istruzione, più sensibile di quello dell’Interno, con l’Ordinanza n. 134 del 9 ottobre scorso, ha precisato che solo gli alunni con disabilità che dimostrassero la loro “fragilità” con un certificato relativo alle situazioni di salute sopra indicate, da parte del medico di medicina generale o del pediatra di base, convalidato dal Dipartimento di Prevenzione dell’ASL, avrebbero potuto chiedere l’istruzione domiciliare, evitando la didattica in presenza, che invece era ed è un diritto per tutti gli alunni con disabilità privi di queste particolari gravi situazioni di salute aggiuntive.
So che alcune persone con disabilità e i loro familiari la pensano diversamente da chi scrive e vogliono la precedenza per tutte le persone con disabilità nelle vaccinazioni, convinti della fragilità insita nella situazione di disabilità. A smentire però queste loro convinzioni, che giudico erronee, ci sono tantissimi giovani con disabilità che gareggiano in altrettanti sport tramite le attività paralimpiche o addirittura in gare con coetanei senza disabilità. E ancora, ci sono persone con disabilità adulte che svolgono lavori anche all’aperto, così come tante persone senza disabilità. E infine ci sono anche persone anziane con disabilità che mostrano di essere non fragili al pari di loro coetanei.
Questi esempi, siano essi normativi o di vita vissuta, dovrebbero dare delle persone con disabilità un’immagine più realistica, senza negare la fragilità di quante tra loro soffrono di gravi stati di salute aggiuntivi.
È perché venga comunicata all’opinione pubblica un’immagine più realistica dello stato di salute delle persone con disabilità che mi sono permesso di rendere pubbliche queste mie riflessioni, anche se so, ripeto, che alcuni non concorderanno con me, a causa di un pregiudizio simile a quello che ha indotto un Parlamentare a fare inserire nella conversione in Legge (41/20) del Decreto Legge 22/20 sulla scuola, la “rivoluzionaria” e “paternalistica” norma secondo cui nella sessione di valutazione a giugno scorso, tutti gli alunni con disabilità potevano essere bocciati per legge, proprio partendo dal presupposto che fossero tutti fragili a causa della mancata frequenza scolastica dovuta al virus.