Serve una misura specifica per il lavoro delle persone con disabilità

di Emanuela Buffa*
In questa sorta di lettera aperta rivolta segnatamente al mondo della politica, Emanuela Buffa sottolinea innanzitutto la sostanziale mancanza, nel piano di utilizzo dei fondi europei provenienti dal Recovery Fund, di riferimenti (e risorse) a una reale inclusione lavorativa delle persone con disabilità e chiede «una misura specifica esclusivamente dedicata al potenziamento dei servizi di inserimento e accompagnamento al lavoro delle persone con disabilità, specie di quelle più difficili da collocare, anche con un maggiore coinvolgimento del Terzo Settore»

Uomo con disabilità motoria al lavoroIn Italia, nonostante tanti bei proclami di attenzione al tema della disabilità da parte del mondo della politica, il tasso di occupazione delle persone con disabilità è molto più basso che nel resto dell’Europa e in alcune categorie la percentuale di occupazione non supera lo 0,2%.
Per questo motivo, noi Associazioni che ci occupiamo di garantire i diritti fondamentali sanciti dalle varie Convenzioni internazionali a cui anche il nostro Paese ha aderito, dal diritto allo studio alla formazione professionale, dal lavoro all’integrazione sociale ecc., speravamo di trovare all’interno delle prime bozze del Recovery Fund almeno un accenno (e qualche risorsa) sul tema dell’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, soprattutto quelle più difficili da collocare, come le persone con disabilità intellettiva, psichiatrica, autismo e così via.
E invece nulla, se non un accenno al potenziamento delle soluzioni di smart working e un supporto per sviluppare le competenze digitali. È in questo modo che si intende includere queste persone nel tessuto sociale? Relegandole in casa con il proprio computer, per non vederle circolare nei vostri uffici? Non sapete che ci sono tanti altri lavori meno estranianti che una persona con disabilità è in grado di svolgere se solo viene messa in condizione di farlo?
Il lavoro, per loro, rappresenta il passaggio da cittadino passivo a cittadino attivo, da assistito a contribuente, con tutti i benefìci che questo comporta.

Chiediamo quindi che nella stesura definitiva del Recovery Fund venga prevista una misura specifica esclusivamente dedicata al potenziamento dei servizi di inserimento e accompagnamento al lavoro di queste persone fragili che preveda, ad esempio, un maggior coinvolgimento del Terzo Settore, che negli anni ha maturato specifiche competenze in questo campo, ovviamente in sussidiarietà con il sistema del collocamento mirato pubblico che dall’emanazione, ormai ventidue anni fa, della Legge 68/99 (Norme per il diritto al lavoro dei disabili), purtroppo non si è mai rivelato all’altezza delle aspettative di tante persone con disabilità in attesa di lavoro.

Coordinatrice del GGL di Torino (Gruppo Genitori per il diritto al Lavoro delle persone con disabilità Intellettiva), anche a nome di numerose altre Associazioni di tutela dei diritti delle persone con disabilità di tutto il territorio nazionale.

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