Disabilità e omoaffettività: un doppio passo da compiere
«Dichiararsi omoaffettivo – dice una psicologa dello Sportello Lgbt+ di Milano – significa riconoscersi dopo un percorso sofferto e lungo, sconfiggendo in primis l’omofobia “interiore”, figlia di una cultura in cui siamo cresciuti. E poi con una omofobia sociale. Nel caso di persone con disabilità, il problema si complica ulteriormente, in quanto gran parte della società non ne riconosce la sessualità, per molti sono quasi asessuali». «È dunque un doppio step – commenta Simone Fanti -: affermare la propria sessualità ed esprimerne una differente dai canoni del pensar comune»