Quello che viene presentato nel corso di una conferenza stampa online, proprio mentre scriviamo, oggi, 1° febbraio, è un videogioco che si propone di essere, come spiegano i promotori, «una vera e propria rivoluzione copernicana, che utilizza uno dei linguaggi preferiti dai giovani per educare alla diversità umana vista come una grande opportunità, per favorire l’incontro fra culture e religioni, per recuperare il dialogo intergenerazionale e per affermare il diritto alla bellezza per tutti».
Il progetto si chiama Discovering Diversity – Sulle tracce della diversità ed è il frutto di una collaborazione tra diversi attori, vale a dire l’ITRIA (Itinerari Turistico Religiosi Interculturali e Accessibili), la Fondazione Giovanni Paolo IICEAM (Conferenza Episcopale di Abruzzo e Molise), ICOMOS Italia (Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti), CIA Abruzzo (Confederazione italiana Agricoltori), il Consiglio d’Europa (Ufficio di Venezia), l’ENAT (European Network for Accessible Tourism), l’APT Basilicata (Agenzia di Promozione Territoriale), il Comune di Castel del Giudice (Isernia) e Design for All Italia.
«La trama del videogioco – spiega Dino Angelaccio, presidente dell’ITRIA – vede come protagonisti alcuni adolescenti di religioni e culture differenti, alcuni anche con disabilità, che vengono invitati dai loro insegnanti a fare una ricerca su un territorio, alla scoperta delle bellezze del patrimonio culturale, sia materiale che immateriale. I primi due episodi saranno dedicati rispettivamente al territorio del Molise e a quello della Basilicata, ma il format ne prevede altri in tutto il territorio italiano, coinvolgendo successivamente sia l’Europa che il resto del mondo».
«Incentrato sui temi dell’accessibilità universale, del dialogo interreligioso, dell’interculturalità, della rigenerazione dei borghi, della valorizzazione dei paesaggi – prosegue il Presidente dell’ITRIA -, il gioco consentirà ai ragazzi e alle ragazze di incontrare molte persone reali e di attraversare diversi luoghi: beni artistici, archeologici, ambientali, paesaggistici, etnoantropologici, enogastronomici, luoghi di fede, fatti e personaggi storico-letterari, siti e aspetti connessi all’identità locale, produzioni ed eventi anche perduti e da recuperare, attività di svago e tempo libero, purché fortemente connesse al contesto territoriale. Come ogni videogioco che si rispetti, inoltre, in ogni scena ci saranno da trovare soluzioni, scoprire tradizioni e oggetti, risolvere enigmi, affrontare sfide».
Come detto, dunque, i primi due episodi si svolgeranno a Borgo Tufi, nel Comune di Castel del Giudice (Isernia) e a Venosa (Potenza), nello scenario delle catacombe ebraiche e nel centro storico della città.
Discovering Diversity sarà scaricabile da Playstore o dall’App Store e da casa ognuno potrà scegliersi il proprio personaggio (Avatar), vivendo la propria avventura. Per superare i vari livelli e trovare le soluzioni in ogni scena, in alcuni casi sarà poi necessario recarsi fisicamente nei luoghi interessati dal videogioco e trovare un indizio, parlare con una persona del luogo, oppure individuare un elemento che consenta di proseguire nel gioco stesso. «Sarà quindi una modalità interessante – sottolinea Angelaccio – per valorizzare e promuovere le straordinarie (e a volte sconosciute) ricchezze del territorio molisano e lucano».
«Tra i molti aspetti che differenziano le culture – aggiunge ancora il Presidente dell’ITRIA -, il cibo è forse uno dei più rilevanti e simbolici. L’alimentazione è spesso condizionata dal clima, dalla possibilità o meno di coltivare la terra, ma il modo di cucinare e/o il cibarsi di alcuni alimenti piuttosto che di altri può derivare anche da princìpi religiosi. Per questo la tavola avrà un ruolo importante, tanto da essere protagonista, come nel livello in cui i giocatori (insieme ai ragazzi e alle ragazze dei luoghi coinvolti e con la supervisione di alcuni anziani) dovranno organizzare un pranzo interreligioso in cui si dovrà cucinare e mangiare insieme pietanze tradizionali locali. Un rimando, questo, tra virtuale e reale, che prevede la possibilità di interagire su più livelli, anche giocando in squadra. In un’altra scena, invece, i protagonisti dovranno organizzare il Tu Bishvàt, ovvero il “Capodanno degli Alberi”, festività ebraica che è una sorta di ringraziamento per la fecondità della terra. Anche per chi non è ebreo, la festa fornirà dunque uno spunto per riflettere sull’importanza della natura e l’obbligo di rispettarla».
«La diversità come ricchezza – conclude Angelaccio – e come tema che unisce e non separa: questo videogioco, infatti, permetterà a chiunque di giocare, indipendentemente dalle sue caratteristiche fisiche, sensoriali, anagrafiche, linguistiche, culturali e religiose. E lo potrà fare anche attraverso l’utilizzo della sottotitolazione multilingua, la possibilità di selezionare l’interprete della propria lingua dei segni, di regolare la luminosità, il campo visivo, le palette cromatiche, i livelli audio, la velocità del gioco, la semplificazione dei comandi e molto altro ancora». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Daniela Mugnai (danielamugnai.coffee@gmail.com).
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