«A ridosso della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo del 7 febbraio scorso – ci scrive Alessandra Corradi, presidente dell’Associazione Genitori Tosti in Tutti i Posti – e pensando a quanto abbiamo letto in questi giorni relativamente al caso verificatosi nel 2019 del suicidio di un minorenne romano con disabilità, rispetto al quale solo ora i suoi compagni, divenuti maggiorenni, hanno raccontato il comportamento di un docente che lo prendeva costantemente di mira e lo umiliava, ma anche sulla scorta delle segnalazioni che abbiamo ricevuto come organizzazione di genitori di figli con disabilità, riteniamo opportuno dare spazio a una riflessione sul tema proveniente dalla nostra referente per il Veneto. Anche in prospettiva, infatti, dei nuovi modelli di PEI (Piani Educativi Individualizzati), crediamo sia necessario avere la consapevolezza del bullismo come minaccia per gli alunni più fragili».
Ben volentieri, dunque, diamo spazio alle riflessioni di Marula Furlan.
Il numero di ragazzi che si suicidano a fronte di problemi di bullismo a scuola, spesso perpetrati ai loro danni dagli stessi docenti, dovrebbe farci riflettere su due piani paralleli.
Da una parte vi è la fragilità dei ragazzi che stiamo crescendo, non più in grado di reggere il mondo che abbiamo creato loro intorno, ciò che da un lato giustifica quasi ogni loro azione deresponsabilizzandoli, richiedendo altresì performance di altissimo livello anche in giovane età.
Dall’altra parte vi è la scuola e l’incapacità della stessa di rimuovere educatori non adatti a svolgere l’importantissimo ruolo cui sono chiamati. Una volta infatti che un docente entra a scuola, da li non esce più, al massimo viene trasferito, per ripetere magari gli stessi schemi non corretti da altre parti.
Da genitore, dunque, di ragazzi particolarmente fragili, che nel caso di una di loro hanno subito pesantissimi episodi di bullismo, che la scuola ha cercato di nascondere o di minimizzare, portando a un esposto nei confronti della dirigente, al ritiro da scuola e ad un anno di educazione parentale per recuperare i cocci emotivi. Da genitore che proprio in queste settimane si ritrova a dover supplicare la scuola, che ancora una volta minimizza, di allontanare un docente non specializzato, inadeguato, che si rifiuta di seguire quanto è prescritto dal Piano Educativo Individualizzato (PEI) e quindi le indicazioni di specialisti, terapisti e famiglia, senza essersi confrontato con la famiglia stessa e che ha causato all’alunna che dovrebbe seguire e affiancare danni rilevati dalla maggioranza delle figure che le ruotano intorno. Da genitore, dicevo, mi chiedo perché si antepongano al benessere dell’alunno e ai suoi diritti allo studio e all’istruzione altri motivi il principale dei quali è l’impossibilità di sostituire la persona, se non ha i titoli.
Credo quindi che si debba porre doppia attenzione per le situazioni più delicate, perché gli effetti, appunto, possono essere davvero tragici.