«Profonda preoccupazione» è stata espressa dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità e dall’IDA, l’Alleanza Internazionale sulla Disabilità, nonché dalle organizzazioni di persone con disabilità della Danimarca, per una recente Sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (disponibile a questo link), su un caso in cui due persone danesi con disabilità che chiedevano di poter votare alle proprie elezioni nazionali.
Secondo EDF, IDA e le altre organizzazioni, infatti, «in tale pronunciamento la Corte si è sostanzialmente espressa contro il diritto di voto delle persone sotto tutela che sono anche private della loro capacità giuridica, favorendo uno schema legale che discrimina ed esclude le persone con disabilità dal processo democratico, riducendole a “cittadini di seconda classe” e perpetuando gli stereotipi su di loro».
«La Corte – si legge ancora nella nota prodotta congiuntamente da EDF, IDA e dalle altre organizzazioni – ha omesso di considerare adeguatamente gli standard legali contenuti nella Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dalla Danimarca e da 46 dei 47 Stati Membri del Consiglio d’Europa, nonché dall’Unione Europea, senza identificare la palese discriminazione contro le persone con disabilità, accettando cioè la “restrizione di garantire che gli elettori nelle elezioni generali abbiano il livello richiesto di capacità mentali” e siano “in grado di valutare le conseguenze delle loro decisioni e cosciente e giudizioso”. Tali standard, va detto, non vengono applicati alle persone in generale, che all’età di 18 anni vengono inserite nel registro degli elettori senza alcuna prova della loro capacità di valutare le conseguenze delle proprie decisioni».
Quello che emerge dalla Sentenza di cui si parla è quindi una sorta di “suffragio selettivo”, «basato – si legge ancora nella nota – su una finzione giuridica che ignora la realtà e la complessità di tutti i fattori psicologici ed emotivi che coinvolgono una persona nel momento in cui vota. In tal modo, la Corte accetta che alcune persone con disabilità vengano private del diritto di far parte della democrazia del loro Paese sulla base di considerazioni discriminatorie».
Sottolineando poi che «questa non è la prima volta che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo manca di prendere adeguatamente in considerazione gli standard fissati dalla Convenzione ONU, come è già successo, ad esempio, per il diritto allo studio degli alunni e delle alunne con disabilità», si chiede «a tutti gli Stati e alla Corte stessa di rispettare, sostenere e attuare il diritto di voto di tutte le persone con disabilità in linea con l’articolo 29 della Convenzione ONU (Partecipazione alla vita politica e pubblica), ponendo fine a qualsiasi forma di “suffragio selettivo” e di esclusione dalla partecipazione alla vita pubblica, che mina le basi di una società veramente inclusiva e democratica».
In particolare, si chiede alla Corte «e a tutti i suoi giudici e professionisti, di ricordare l’importante missione e il ruolo che ad essa è stato affidato quale custode finale dei diritti e delle libertà fondamentali di tutte le persone, senza discriminazioni di alcun tipo su base della disabilità, nei Paesi del Consiglio d’Europa».
«Per il futuro – concludono pertanto EDF, IDA e le altre organizzazioni -, ci auguriamo che la Corte possa accrescere la propria consapevolezza sui diritti delle persone con disabilità e sulla disabilità che non deve mai essere motivo di discriminazione, perché noi, e tutte le persone con disabilità nei Paesi del Consiglio d’Europa (e oltre), abbiamo bisogno e speriamo di contare su una Corte che assuma un ruolo attivo nella promozione e nella tutela dei diritti delle persone con disabilità, per costruire società più inclusive e più democratiche per tutti».
Quella per il diritto di voto dei cittadini e delle cittadine con disabilità è una battaglia di lunga data, che anche sulle nostre pagine seguiamo da tempo. Proprio recentemente, tra l’altro, avevamo riferito della pubblicazione del Parere denominato La necessità di garantire l’effettivo diritto di voto per le persone con disabilità nelle elezioni del Parlamento europeo, adottato dal CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo) e rivolto a tutte le principali Istituzioni continentali, il cui relatore Krzysztof Pater aveva dichiarato: «Com’è possibile che nel XXI secolo milioni di cittadini con disabilità dell’Unione Europea non possano godere del loro diritto di voto e che i responsabili politici non facciano quasi nulla per cambiare questa situazione? È una questione fondamentale per la democrazia dell’Unione».
A giudicare dalle reazioni suscitate presso le organizzazioni internazionali di persone con disabilità, Sentenze come quella emessa il 2 febbraio dalla Corte di Strasburgo non aiutano certo a migliorare la situazione. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Marine Uldry (Ufficio Diritti Umani dell’EDF), marine.uldry@edf-feph.org.