La richiesta di mettere le persone con disabilità, i loro familiari e i caregiver nelle condizioni di essere vaccinati il prima possibile contro il Covid 19: è stato questo il tema al centro di un incontro che ha visto alcune realtà del Terzo Settore, tra cui il Forum del Terzo Settore Lombardia, la FAND Lombardia (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e la LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità, componente lombarda della FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), confrontarsi con Letizia Moratti, attuale responsabile dell’Assessorato Regionale alla Sanità della Lombardia e Alessandra Locatelli, Assessora Regionale alla Famiglia, alla Solidarietà Sociale, alla Disabilità e alle Pari Opportunità.
Come spiegano infatti dalla LEDHA, «la Regione Lombardia ha inserito all’interno della cosiddetta “Fase 1 bis” delle vaccinazioni anti-Covid le persone che risiedono nelle RSD (residenze Sanitarie Disabili), quelle che sono nelle strutture psichiatriche, nonché le persone con disabilità riconducibili alla categoria di coloro che presentano con comorbidità. Tutte queste persone verranno vaccinate a conclusione della “Fase 1”, dedicata a operatori sanitari e socio-sanitari delle strutture di ricovero e cura, degli operatori e degli ospiti delle RSA (Residenze Sanitarie Assistite)».
«Il rischio di questa situazione – sottolinea a tal proposito Alessandro Manfredi, presidente della LEDHA – è che centinaia di persone con disabilità, che non rientrano nelle categorie indicate per la “Fase 1 bis”, siano costrette ad aspettare settimane per la somministrazione del vaccino. Per questo abbiamo chiesto alla Regione Lombardia di inserire all’interno della “Fase 1 bis” ulteriori categorie di persone con disabilità, con una particolare attenzione a coloro che hanno bisogno di maggiore sostegno».
Nello specifico, dunque, la LEDHA ha chiesto di inserire nella “Fase 1 bis” tutte le persone con disabilità e gli operatori inseriti nella filiera delle Unità di Offerta Residenziali e semiresidenziali (Centri Sociosanitari, Comunità Alloggio, Centri Diurni Disabili, Centri Socio-Educativi, Servizi Formazione Autonomia), comprese quelle attivate a titolo sperimentale dai Comuni, le persone con disabilità che beneficiano della Misura B1 [coloro che usufruiscono di un contributo mensile di almeno 600 euro al mese a sostegno della “disabilità gravissima”, N.d.R.] e del Voucher disabili, e ancora, tutte le persone con disabilità prese in carico con diverse misure dai Comuni (Sad, B2, Progetti di Vita Indipendente, Legge 162, Legge 112 sul “Dopo di Noi”) e le persone prese in carico dai servizi della psichiatria. «Per tutte queste categorie – aggiungono dalla LEDHA – dev’essere prevista inoltre anche la vaccinazione dei caregiver. In totale, quindi, circa 50.000 persone con disabilità, cui aggiungere operatori e caregiver».
«Abbiamo individuato queste categorie – conclude Manfredi – perché si tratta di persone che richiedono un forte sostegno e, soprattutto, sono persone per cui la somministrazione del vaccino può fare la differenza tra continuare a vivere in una condizione di sostanziale isolamento e un progressivo ritorno alla vita sociale». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it (Ilaria Sesana).