Già definito dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità quale «strumento di definizione quantitativa e qualitativa delle risorse economiche, professionali e umane necessarie per innescare un processo volto a restituire centralità alla persona con disabilità, attraverso un progetto individuale globale», il budget di salute è al centro della Proposta di Legge C 1752 (Introduzione sperimentale del metodo del budget di salute per la realizzazione di progetti terapeutici riabilitativi individualizzati) che prevede l’introduzione, in via sperimentale, di tale metodo, quale strumento di «coprogrammazione e di cogestione idoneo a garantire, attraverso progetti terapeutici riabilitativi individualizzati, l’integrazione delle prestazioni socio-sanitarie».
Tale norma, dunque, «mira a valorizzare le persone fragili e vulnerabili, affette da patologie croniche e invalidanti e da una limitazione della capacità di agire e di interagire a livello sociale, favorendo le potenzialità delle stesse, delle loro famiglie e della comunità in cui vivono». Il tutto con il fine ulteriore di contrastare la disuguaglianza nell’accesso ai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), in riferimento all’assistenza socio-sanitaria.
Presentata nel 2019, la Proposta di Legge è attualmente in fase di discussione presso la Commissione Affari Sociali della Camera, che in questi giorni sta procedendo a una serie di audizioni con le organizzazioni della società civile, tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che per l’occasione ha consegnato alla Commissione stessa un pacchetto di proprie proposte emendative, con vari suggerimenti e indicazioni.
«Essendo strutturato sui bisogni della persona – ha sottolineato a margine dell’audizione il Presidente della FISH Vincenzo Falabella -, il budget di salute si caratterizza come uno strumento flessibile, non legato ad un tipo particolare di servizio/intervento o a uno specifico ente erogatore e questo è sicuramente un primo passo, perché strutturare modelli di costruzione di progetti individuali e di budget di progetto diventa sempre più urgente, per passare da un welfare di prestazione a uno stato sociale di comunità e di inclusione. Tutto ciò, naturalmente, può essere reso possibile solo raggiungendo alcuni obiettivi, tra cui segnatamente la personalizzazione dei sostegni e degli interventi nei diversi contesti di vita».
«Solo in tal modo – aggiunge Falabella – si può dare un concreto supporto al progetto individuale di vita della persona con disabilità, soltanto cioè calibrando interventi per ciascuno in base alle specifiche esigenze di quantità, qualità e intensità, senza necessariamente far ricorso a pacchetti di servizi standardizzati, a volte del tutto inefficaci, altre volte sovradimensionati rispetto alle singole, specifiche esigenze. Conseguentemente si rende necessario ridefinire la spesa sociale, creando un sistema di rilevazione delle necessità che permetta appunto di modulare gli interventi, come si sta cercando di fare nel metodo e non nel merito, per il Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza, in maniera sperimentale per il triennio 2019-2021».
È dunque a partire da tali valutazioni, che la FISH ha presentato le proprie proposte alla Commissione Affari Sociali della Camera, «per rispondere alla richiesta di una cittadinanza piena e integrale delle persone con disabilità e delle loro famiglie», dichiara il Presidente della Federazione, concludendo che «tutto questo comporta, senza dubbio, una sostanziale riforma dell’attuale sistema di welfare, basato principalmente sul sistema di protezione, che dev’essere profondamente modificato in favore di un nuovo modello basato sui diritti civili, sociali e umani». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@fishonlus.it (Gaetano De Monte).