Una persona di fiducia vicina alle persone particolarmente fragili in ospedale: avevamo titolato così l’ultimo di una serie di nostri contributi (l’elenco è nella colonnina qui a fianco), dedicati a un’istanza sollevata da più parti in questi mesi, anche di fronte a tragici ed eclatanti casi come quello della giovane donna con sindrome di Down deceduta all’Ospedale di Catania, dopo essersi trovata da sola, o quello dell’uomo con disabilità letteralmente “disperso” per alcuni giorni nell’Ospedale di Livorno, senza che la moglie riuscisse ad averne notizia alcuna.
A quell’istanza sembra ora avere risposto il nuovo DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio), firmato il 2 marzo dal capo del Governo Draghi, contenente le nuove misure di contrasto alla pandemia e di prevenzione del contagio da Covid-19.
Al comma 5 dell’articolo 11 di tale Decreto – che sarà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile – si legge infatti, confermando quanto disposto dai precedenti provvedimenti in materia, che «è fatto divieto agli accompagnatori dei pazienti di permanere nelle sale d’attesa dei dipartimenti emergenze e accettazione e dei pronto soccorso, salve specifiche diverse indicazioni del personale sanitario preposto».
La novità, però, è l’«eccezione» di cui si parla nel passaggio successivo, riguardante «gli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, che possono altresì prestare assistenza anche nel reparto di degenza nel rispetto delle indicazioni del direttore sanitario della struttura [grassetti nostri nella citazione, N.d.R.]». (S.B.)
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