Al Direttore Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione del Ministero dell’Istruzione, Antimo Ponticiello: la situazione riguardante la didattica in presenza degli alunni e le alunne con disabilità è decisamente precipitata, in questi giorni, dal momento che quasi tutti i Direttori Scolastici Regionali e quasi tutti i Dirigenti Scolastici italiani hanno volutamente disatteso le chiarissime indicazioni della Nota Ministeriale n. 662 del 12 marzo scorso, ricorrendo quasi sempre ad interpretazioni capziose e arzigogolate del testo di essa e addirittura sostenendo, nelle loro Circolari Ufficiali, che il termine «effettivo», di cui si parla a proposito del «principio di inclusione», dovesse essere inteso come “virtuale”. In alcuni casi, infatti, si è scritto che in luogo dell’effettiva inclusione in presenza, essa fosse pienamente realizzata consentendo agli alunni con disabilità, soli a scuola, di vedere nei monitor dei computer i compagni che svolgevano la didattica a distanza. Ma non solo: molti Dirigenti Scolastici, infatti, mentre autorizzavano i soli alunni con disabilità a recarsi a scuola, invitavano contemporaneamente i docenti a rimanere a casa.
Se questo era concepibile solo per quei docenti con figli minori di 14 anni di età – che data l’età media degli insegnanti italiani non dovrebbero essere moltissimi – essi, per pigrizia o peggio, non hanno nemmeno pensato di utilizzare i tanti milioni di euro stanziati dal Decreto Legge 30/21 del 13 marzo scorso, volti proprio a provvedere alla nomina di supplenti dei docenti impossibilitati legalmente a non fare lezione in presenza.
A questo punto ritengo del tutto insensato che l’invito a restare a casa fosse rivolto anche a quei docenti che non si trovano nelle condizioni di cui si è detto (figli con meno di 14 anni) e che addirittura si sono ridotti l’orario delle lezioni, trascurando totalmente il diritto allo studio dei propri studenti, in spregio all’impegno del ministro Patrizio Bianchi, esposto anche nel suo recente libro Nello specchio della scuola, ove denuncia il declino economico italiano, dovuto fondamentalmente ai progressivi tagli alla spesa per la scuola, intensificatisi vertiginosamente a partire dall’inizio del nuovo millennio.
Purtroppo moltissimi, troppi, Dirigenti Scolastici Regionali e Dirigenti delle singole scuole hanno dato all’autonomia scolastica, cui ci si appellava a conclusione della citata Nota Ministeriale n. 662, un’interpretazione condannata dallo stesso Ministro nel libro di cui sopra e cioè di “tana, liberi tutti!”.
In altre parole, essi hanno ritenuto che le indicazioni nazionali potessero essere interpretate in modo diametralmente opposto a quello voluto, mostrando così di non volere rispettare alcun indirizzo politico e orientamento amministrativo nazionale.
Eccone quindi i risultati: famiglie di persone con disabilità disperate, alunni con e senza disabilità condannati all’ignoranza, l’immagine del Ministero e dello Stato calpestata e irrisa.
Se il Ministro e il Governo non interverranno chiarendo i ruoli e le competenze di ciascuno, il rispetto dei diritti altrui e dei propri doveri, non si potrà riparare il danno inferto alla credibilità della scuola e dell’inclusione scolastica.
Un danno, per altro, che è già stato fatto, ma che appellandomi direttamente a lei, Direttore Generale, che ha sottoscritto quella preziosa Nota n. 662, spero sia possibile riparare e farlo molto in fretta.