Ci eravamo ampiamente occupati, nell’autunno dello scorso anno, dell’interessante libro Sensi e parole per comprendere l’arte, riflessione corale sulle pratiche di accessibilità ai luoghi e ai contenuti della cultura, che traeva origine dai contributi esposti nell’omonimo convegno, tenutosi a Torino nel maggio del 2017, di cui avevamo riferito a suo tempo anche sul nostro giornale.
A realizzare tale pubblicazione era stato il progetto di rete Making Sense, cui partecipano tra le altre organizzazioni come l’UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), l’Associazione Tactile Visione e l’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI).
Si chiamerà ora sempre Sensi e parole per comprendere l’arte, il ciclo di incontri che il gruppo di Making Sense proporrà mensilmente, a partire da domani, 24 marzo, con l’obiettivo principale di indagare le caratteristiche che il linguaggio dovrebbe avere per rendere efficace una descrizione.
«Con il coinvolgimento di esperti e di fruitori – spiegano i promotori -, e mettendo diverse discipline in dialogo fra loro, si cercherà insieme di trovare risposte ai tanti quesiti che le persone con disabilità sensoriali o cognitive, con disturbi legati al linguaggio, o coloro che provengono da altre culture ci pongono».
Si incomincerà, come detto, domani, mercoledì 24 marzo (ore 17-18.30, orario di tutti gli incontri), per parlare del tema Tecnologie e fruizione accessibile. I media digitali risolvono?. Si continuerà il 21 aprile, con Lavorare con la materia. Le orecchie e le mani che immagini immaginano? e il 26 maggio, con Sinestesia e vicarietà dei sensi. Come nutrire il linguaggio con le esperienze multisensoriali?, per concludere il 23 giugno, con Disegno e rappresentazione. Con quali mezzi descrivere la forma di una nuvola?
E ci piace concludere con la bella frase del filosofo e saggista sloveno Evgen Bavčar, persona cieca, noto anche come il “fotografo dell’invisibile”, le cui parole accolgono i visitatori del sito di Making Sense: «Davvero noi vediamo con gli occhi? O meglio: sono i nostri occhi che vedono, o non piuttosto il nostro intero corpo, come totalità senziente, che percepisce le cose del mondo, facendosene di volta in volta un’immagine?». (S.B.)
Gli incontri sono gratuiti e aperti a tutti; per partecipare è necessario scrivere una mail a: info@making-sense.it. Per ulteriori approfondimenti, accedere al sito di Making Sense (a questo link).