Sbagliare d’accordo, ma perseverare… E intanto crescono pregiudizi e stigma

Quattro anni fa, per stigmatizzare in negativo un certo comportamento usò la parola “mongoloide”, e arrivarono le scuse, ora scrive di «conclusioni che verrebbero tratte pure da un bambino ritardato»: il giornalista Travaglio persevera con le medesime “modalità comunicative”, creando gravi danni, come denuncia l’ANFFAS, a chi «lavora per contrastare pregiudizi, cliché e stereotipi che continuano a circondare le persone con disabilità». Per questo la stessa ANFFAS lo invita al proprio evento nazionale del 27 marzo, per consentirgli «di rendersi maggiormente conto della realtà della disabilità»

Dito puntato di un uomo

«Registriamo con un misto di tristezza e rabbia l’uso improprio da parte del giornalista Marco Travaglio di una frase che per stigmatizzare, in negativo, un dato comportamento o discorso si riferisce, quale termine di paragone, ad un “bambino ritardato”. Si tratta di un episodio che colpisce ancor di più perché fa seguito a quanto lo stesso Travaglio aveva già posto in essere nel settembre del 2017 [se ne legga ampiamente anche su queste pagine, N.d.R.]. Infatti, già in tale occasione, il giornalista, presumiamo sempre in analogo contesto e con il medesimo approccio culturale, aveva utilizzato la frase “Andate pure avanti a trattarli come mongoloidi”, nel corso della trasmissione Otto e mezzo de La7 e quindi in un contesto che raggiunge milioni di spettatori. Allora avevamo apprezzato e accettato le pronte scuse di Travaglio, ma ora in che modo pensa di venire fuori da questo ulteriore scivolone?».
Lo si legge in una nota dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), riguardante una frase pubblicata ieri, 23 marzo, all’interno dell’editoriale di Marco Travaglio nel “Fatto Quotidiano”.

«Eravamo e restiamo convinti che Travaglio non abbia pregiudizi sulle persone con disabilità – dichiara Roberto Speziale, presidente dell’ANFFAS – e che le sue “modalità comunicative” siano frutto di un modo diffuso di utilizzare la disabilità in termini dispregiativi. Appare però di tutta evidenza che Travaglio evidentemente fa fatica a comprendere il peso che l’uso improprio di tali frasi ha sulle vite delle persone con disabilità. Decisamente non si rende conto che si rischia di vanificare con una sola frase gli sforzi che da decenni tutto il movimento delle persone con disabilità, in particolare intellettive e con disturbi del neurosviluppo, sta facendo per contrastare pregiudizi, cliché e stereotipi che continuano purtroppo a circondare quelle stesse persone. Pregiudizi, cliché e stereotipi che sono ancora purtroppo estremamente radicati nella nostra società, anche se non sempre vengono alla luce in modo esplicito. Quando però, come in questo caso, quei “pensieri” vengono esternati tramite parole offensive e termini dispregiativi, il danno che ne deriva rischia di essere irreparabile. Noi persone con disabilità, genitori e familiari siamo sinceramente stanchi di continuare ad assistere a tanta superficialità, soprattutto quando questa proviene dal mondo dell’informazione e da suoi autorevoli esponenti e non siamo più disposti ad ascoltare in silenzio le frasi terribili che hanno accompagnato e continuano, purtroppo, ad accompagnare la vita dei cittadini con disabilità. Stereotipi che, invece, andrebbero “banditi” dal nostro linguaggio e sostituiti da messaggi positivi e inclusivi».

«Tra l’altro – prosegue Speziale – questo accade a soli due giorni dalla Giornata Mondiale delle Persone con Sindrome di Down del 21 marzo e in prossimità dell’ANFFAS Day, la Giornata Nazionale delle Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo (27 e 28 marzo) [se ne legga sulle nostre pagine, N.d.R.], oltreché della Giornata per la Consapevolezza sull’Autismo del 2 aprile. Eventi che ribadiscono i diritti delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, l’importanza di garantire loro pari opportunità e diritti e che celebrano il fatto che le diversità costituiscono un valore aggiunto alla nostra società, non un problema. A prescindere, quindi, da questo ennesimo spiacevole episodio e nella speranza che Marco Travaglio voglia porre immediato riparo alla sua “infelice” frase, gli chiediamo di darci invece una mano a contrastare ogni forma di rappresentazione, in negativo, della condizione di disabilità, assumendo consapevolezza dell’importanza che ciò riveste soprattutto da parte di chi con le parole ci lavora e le cui frasi arrivano a milioni di persone. L’auspicio è di riscontrare un sincero ripensamento, ma che questo sia definito, vero e sincero».

«È proprio con questo auspicio – conclude Speziale – che invitiamo ufficialmente Marco Travaglio a partecipare al nostro evento associativo del 27 marzo. In tal modo siamo certi che, oltre a chiarire la portata delle sue frasi, potrà rendersi maggiormente conto di quella che è la realtà della disabilità e di quanto sia importante conoscere il nostro mondo, nonché di quanta strada ci sia ancora da fare per garantire alle persone con disabilità, dignità vita autonoma e indipendente e una vita di qualità in una società accogliente e pienamente inclusiva». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: comunicazione@anffas.net.

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