Monopattini e persone con disabilità visiva: alla fine qualcuno si è mosso!

di Giulio Nardone*
Il Comune piemontese di Collegno sta sperimentando un sistema di geolocalizzazione dei monopattini, per coniugare il vantaggio dello snellimento del traffico con l’ordine del tessuto urbano e con la sicurezza dei pedoni, specie di quelli con qualche forma di disabilità. Problema risolto, dunque, estendendo tale sistema a tutto il Paese? Ancora no, purtroppo, perché restano alcune questioni aperte. «Quello che è comunque indispensabile - scrive Giulio Nardone - è che si faccia chiarezza normativa e che si adotti un unico sistema a livello nazionale»
Cieco e monopattino parcheggiato "selvaggiamente"
Una persona non vedente di fronte alla sosta “selvaggia” di un monopattino

Era ora che qualcuno si muovesse! Sono parecchi mesi che, sollecitati anche da numerosi nostri Associati, scriviamo lettere ai Comuni e ai Direttori dei giornali per segnalare il pericolo, per le persone con disabilità visiva, di inciampare nei monopattini, quegli attrezzi piccoli, ma, proprio per questo, molto insidiosi.
Finalmente si è pensato ad impiegare un semplice sistema di geolocalizzazione che individua la posizione dei monopattini a noleggio e che, se ne trova uno al di fuori del posto prestabilito per il loro stazionamento, lascia proseguire il conto dei minuti di utilizzo anche dopo che l’utente lo ha abbandonato. In tal modo il “monopattinista” distratto o menefreghista si multa da solo: quando infatti andrà a prendere un altro monopattino, si accorgerà che il gestore ha prelevato dal suo conto corrente una cifra maggiore  rispetto all’effettiva durata dell’utilizzo. Le differenze riscosse in tal modo e contabilizzate automaticamente dal sistema computerizzato dovrebbero poi essere versate al Comune nel capitolo delle sanzioni per violazione delle norme stradali e utilizzate quindi per l’eliminazione delle barriere architettoniche, come prescrive la legge.

Ma dove è nata questa brillante e tecnologica idea? Sento già le vostre risposte: «In Giappone, ovviamente», «No, nella Silicon Valley!», «Ma è la Corea del Sud l’attuale capofila nel settore elettronico!». Ebbene, no: siamo invece a Collegno, cittadina piemontese il cui nome è legato a un certo “smemorato” che fu ritrovato colà e che non sapeva dire chi fosse.
Strano ma vero, è proprio il Comune di Collegno che sta sperimentando quel sistema innovativo, che deve però coniugare il vantaggio dello snellimento del traffico con l’ordine del tessuto urbano e la sicurezza dei pedoni, soprattutto per quelli oberati da qualche forma di disabilità.
In pratica, l’utente dovrà consultare l’apposita applicazione e individuare in primo luogo il posteggio a lui più vicino per prelevare il mezzo, ma localizzare anche il posteggio più prossimo alla sua destinazione, dove dovrà lasciarlo all’interno di un perimetro visivamente circoscritto o anche soltanto virtualmente fissato; in quest’ultimo caso probabilmente potrà lasciare l’attrezzo soltanto quando un segnale sonoro gli darà conferma di essere all’interno del perimetro assegnato. A quel punto, potrà estrarre la tessera elettronica o allontanarsi con il suo smartphone dal QR Code, senza rischiare di continuare a far correre il cronometro a suo danno.

Allora il problema è risolto ed è sufficiente estendere il sistema a tutto il Paese? Non ancora: il sistema di geolocalizzazione, infatti, basato ancora sulla catena di satelliti GPS, lascia un margine di tolleranza “intollerabile”: se per la localizzazione dei camion e dei TIR di un’azienda la possibilità di un errore di 10 o 15 metri è assolutamente irrilevante, non lo è altrettanto per evitare che un cieco si trovi fra i piedi un monopattino. Forse il problema si risolverà quando sarà completata la costellazione dei satelliti del sistema Galileo e, soprattutto, quando tale galassia consentirà l’accesso a questo tipo di servizi…
E poi ci sono anche degli aspetti negativi: infatti, oltre alla possibilità di svicolare nel traffico, uno dei vantaggi principali del monopattino è proprio l’opportunità di utilizzarlo fino al portone di destinazione. E allora, a meno che non si creino migliaia di zone di posteggio, il doverlo lasciare  a notevole distanza ne scoraggerà l’impiego.

Ma c’è un ulteriore problema da risolvere, sicuramente anche più importante: secondo la normativa vigente, sembrerebbe che il monopattino elettrico potesse percorrere solo la carreggiata stradale o le piste ciclabili, ma pare che in alcuni Comuni ne sia concesso l’uso anche sui marciapiedi, alla velocità massima di 6 chilometri l’ora. In quest’ultimo caso, si dovrà far rispettare tassativamente il limite di velocità, per evitare, come è già avvenuto, che vi siano incidenti e che i pedoni non si possano sentire sicuri neppure sul suolo loro dedicato.
Anche in questo caso, data la pratica impossibilità di controlli sufficientemente costanti da parte della polizia locale, si dovrà ricorrere alle “multe private” e cioè al prolungamento della tariffazione oltre al tempo di uso effettivo, magari proporzionale alla gravità dell’infrazione. Ciò è concretamente attuabile, tramite la geolocalizzazione.
Quello che è comunque indispensabile è che si faccia chiarezza normativa e che si adotti un unico sistema a livello nazionale. Con buona pace del Titolo V della Costituzione!

Presidente nazionale dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Il presente contributo è già apparso in «Notizie Accessibili.it», testata dell’ADV e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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