Il traguardo raggiunto da Simone è quello di tutti gli atleti Special Olympics

di Giampiero Casale*
Simone Perona, atleta Special Olympics, già medagliato qualche anno fa ai Giochi Mondiali di questo movimento dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e /o relazionale, è stato il primo atleta italiano con disabilità intellettiva a partecipare ad un’ultramaratona di 24 ore, la “BiUltra 6.24” di Biella. «Quel traguardo da lui raggiunto - scrive Giampiero Casale -, non è stata solo una sua vittoria, ma anche quella di tanti altri atleti Special Olympics e delle loro famiglie, che sognano una vita fatta di fiducia, opportunità e inclusione»
Simone Perona
Simone Perona, durante l’ultramaratona di 24 ore “BiUltra 6.24” di Biella

Come avevamo segnalato la scorsa settimana, Simone Perona, atleta Special Olympics, già medagliato qualche anno fa ai Giochi Mondiali di questo movimento dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e /o relazionale, è stato il primo atleta italiano con disabilità intellettiva a partecipare ad un’ultramaratona di 24 ore, la BiUltra 6.24 di Biella. Questo è il racconto della sua grande avventura.

Mentre scoccava la ventiquattresima ora, dopo avere percorso 120 chilometri, Simone guardava le persone a lui più vicine chiedendo più volte: «Ce l’ho fatta?». L’obiettivo, quando si è iscritto alla BiUltra 6.24, era riuscire a percorrere 100 chilometri in 24 ore, ma Simone è andato ben oltre, insegnando a tutti che si può vedere oltre le disabilità: 63° su 285 partecipanti!
All’arrivo non era solo, con la sua gioia e con il suo orgoglio, a lasciarsi andare stremato in un pianto liberatorio, ma era insieme a tutte quelle persone, familiari e amici, che lo hanno incoraggiato in questi anni. Una fiducia che gli ha permesso di raggiungere grandi conquiste, come quella di oggi, che vanno oltre una gara e abbattono stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone con disabilità intellettive.
Imprese come queste favoriscono quella trasformazione culturale necessaria, affinché a tutti venga data la giusta opportunità di mettersi in gioco per crescere e migliorarsi, con fiducia, nello sport così come nella vita.

Lo sport insegna a superare i propri limiti, a credere in se stessi e nelle proprie capacità: quando Simone Perona, 35 anni di Vandorno, frazione del Comune di Biella, ha iniziato a correre, nessuno si sarebbe aspettato che sarebbe arrivato così lontano. Dai 5.000 e 10.000 metri è passato ben presto alla mezza maratona, stabilendo all’arrivo, in quella di Brescia, il record personale di un’ora e 53 minuti. Un crescere di emozioni e traguardi che lo hanno portato, oltreoceano, a conquistare una medaglia d’argento ai Giochi Mondiali Special Olympics di Los Angeles, nel 2015.
È ancora vivo in lui il ricordo di un’esperienza umana indescrivibile; anche in quell’occasione, Simone pianse due volte: «Alla partenza perché credevo di non farcela e all’arrivo, ma quelle erano lacrime di gioia perché mi sono sentito fiero ed orgoglioso di me stesso».

La corsa è diventata per Simone proprio una sfida con se stesso, un mettersi alla prova, ogni giorno, per superare le proprie paure. Ha così intensificato i suoi allenamenti, specializzandosi, negli anni, nella maratona: quella di Verona, nel 2016, l’ha chiusa in 4 ore e 33 minuti, ma al di là dei tempi, c’è stata la conquista di una maggiore fiducia e autonomia che gli ha permesso di spingersi sempre oltre, ponendosi nuovi obiettivi.

Simone, che nel 2019 aveva già preso parte al medesimo evento nella 6 ore, si è preparato per circa due anni a quest’ultima nuova impresa: ogni mattina ha percorso 4 chilometri con la sua bicicletta per andare ad allenarsi al Parco della Burcina di Biella, allenandosi per sei giorni alla settimana per circa cinque ore al giorno.
L’ultramaratona di 24 ore l’ha corsa con il pettorale n. 2025, l’anno in cui l’Italia, dopo avere ufficialmente presentato la propria candidatura a livello internazionale, auspica di ospitare a Torino i Giochi Mondiali Invernali di Special Olympics.
«Ho capito che avrei potuto provarci qualche anno fa», dice. E aggiunge: «Quando corro provo grandi emozioni, serenità e gioia: per me correre significa stare bene con me stesso».
Simone ha dedicato questo suo traguardo a tutti gli atleti Special Olympics che ogni giorno dimostrano di poter essere protagonisti di grandi imprese, così come ai suoi genitori e a Charlie, il suo tecnico, che hanno sempre creduto in lui.
In quella linea di arrivo varcata, in quel traguardo raggiunto, non c’è stata solo la sua vittoria, ma anche quella di tante famiglie e tanti altri atleti che sognano una vita fatta di fiducia, opportunità e inclusione. La voglia di Simone di mettersi in gioco è un esempio che dimostra come nessun obiettivo possa essere considerato irraggiungibile senza averci prima provato. È per questo che la sua personale sfida Simone l’ha già vinta, ancor prima di correre l’ultramaratona, perché ha compreso che con passione, impegno e determinazione si può sempre migliorare e crescere diventando, ogni giorno, una persona migliore.

Special Olympics Italia (componente nazionale del movimento internazionale dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e/o relazionale).

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