Il Museo del Risorgimento di Torino ha riempito la città di cartelloni con la figura di Garibaldi in piedi con bandiera e spada, sopra la scritta A 160 anni dall’Unità d’Italia, gli ideali del passato sono sempre attuali, oggi più che mai. Il Risorgimento è qui, ora, e tutti ne siamo parte.
Bellissima l’idea della necessità di un nuovo “risorgimento”, giovane, ampio, popolare, entusiasmante, magari europeo piuttosto che italiano, per uscire da una situazione di paralisi come quella che stiamo vivendo. Qualche perplessità in più può sorgere sugli ideali che il manifesto suggerisce…
Non è più tempo di spade, non per uno Stato che ha nella propria Costituzione il ripudio della guerra; non è più tempo neppure di bandiere, degenerate a nostro disonore in simbolo di nazionalismi che chiudono i porti e le frontiere e che – per difendere la “razza” – negano la cittadinanza perfino a chi nasce nel nostro territorio.
Tanto meno è tempo di immaginare gli eroi tutti “giovani e belli”… La Storia, piuttosto, ci racconta che nella realtà Garibaldi era deforme nelle gambe per effetto di una devastante artrite reumatoide e non stava letteralmente in piedi, si spostava con bastone o ancora meglio a cavallo ed era stato uno dei primi ad avere attrezzato la propria casa con scivoli, così da potersi muovere in autonomia [sul “Garibaldi con disabilità” si legga sulle nostre pagine un ampio approfondimento curato da Stefania Delendati, N.d.R.].
Che magnifica occasione persa per ricordare a tutti noi che uno dei protagonisti indiscussi del Risorgimento è stato una persona con disabilità, capace di superare gli ostacoli quotidiani con la forza della resilienza, e che gli ideali dell’inclusione e dell’indipendenza delle persone con disabilità appaiono ben più nobili di tanti altri più tradizionali!