Nel bel tempo andato le favole iniziavano con le parole “c’era una volta”, evocando un mondo magico che affascinava l’immaginazione dei più piccoli.
La bambina di questa storia – che però è una storia vera, sia pure con la “s” minuscola -, va a scuola in prima elementare e contrae il Covid senza particolari sintomi, venendo riscontrata positiva ad un controllo casuale. Dopo un paio di mesi, un’insegnante della sua classe una domenica si sente male e ha molti sintomi tipici dell’infezione da Covid, diagnosi poi confermata da tampone.
I genitori degli alunni di quella classe quattro giorni dopo – ovvero il “tempo burocratico” tra il manifestarsi della patologia e l’attuazione della prima misura precauzionale anticontagio – vengono invitati a “prelevare” i figli da scuola entro 45 minuti. La bimba di cui sopra aveva contratto il Covid per la seconda volta, a pochi mesi di distanza dalla prima.
Una sua compagna di classe che sino alla settimana precedente era a casa in didattica a distanza, per evitare rischi di contagio per un familiare estremamente fragile, contrae “beffardamente” il virus e contagia la madre, benché già vaccinata con due dosi di Pfizer, il padre e il fratellino. Padre e madre hanno sintomi di media entità, il fratellino è asintomatico. Naturalmente sono tutti in quarantena domiciliare dichiarata.
La zia – persona con disabilità gravissima – momentaneamente è salva dal contagio, perché non è coabitante, ma contigua di abitazione, e perché prudenzialmente erano stati interrotti i contatti diretti da quando era ripresa la frequenza scolastica.
Da questa storia vera non si può trarre una morale, tipica delle favole, e tuttavia è possibile, scusandomi per la presunzione, indicare delle linee guida comportamentali ad uso di persone particolarmente fragili.
1) Fate l’inferno, cioè fatelo provare a chi di competenza, affinché la persona fragilissima sia vaccinata subito – è un fatto grave se non lo sia ancora stata – al suo domicilio o nell’Hub più vicino con tutte le garanzie di sicurezza. Di solito, per motivi organizzativi e di urgenza, si fa prima in un Hub.
2) Naturalmente, ma questo è già previsto, il vaccino deve essere Pfizer o Moderna, perché per la seconda dose bisogna attendere tre settimane e non due mesi come con l’AstraZeneca.
3) Almeno un caregiver ha diritto ad essere vaccinato contestualmente alla persona che assiste.
4) Siate ottimisti ma realisti: il vaccino , qualsiasi vaccino attualmente usato, mette al sicuro dalle complicanze più gravi della malattia, ma non garantisce immunità assoluta dal contagio o dal contagiare. L’immunità indotta dal vaccino, infatti, non è “a vita”, come ad esempio quella del morbillo, ma ha una validità variabile da pochi mesi a un anno, secondo studi in continuo aggiornamento.
5) Adottiamo/adottate, quindi, le consuete misure protettive anche da vaccinati: igiene accurata e ripetuta delle mani, mascherina ffp2 e distanziamento di almeno due metri. Se avete in casa una persona fragile, portate sempre la mascherina anche in casa.
6) Il futuro è incerto: le pur necessarie riaperture comportano un aumento del rischio difficilmente calcolabile; le varianti sudafricana e brasiliana sono resistenti ai vaccini attuali, gli studi sulla possibilità di vaccinare i bambini sono stati sospesi.
7) Secondo alcuni bisognerebbe assicurarsi anche la protezione del Dio in cui credete o della Dea Fortuna. Per le varianti “cattive”, possono essere utili i Santi “specializzati”: San Gennaro, Santi Cosma e Damiano ecc.
La forma ironica che trasuda da questo testo, malgrado la serietà del tema trattato, ha impedito un insidioso scivolamento dell’autore verso una sindrome ansioso/depressiva…
Caregiver e componente della Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi) (abcliguria@gmail.com).
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