La disabilità come metafora dispregiativa: sbagliare… perseverare… e poi?

«Ancora una volta la disabilità viene utilizzata come metafora dispregiativa nei confronti di un avversario politico, denotando un’assoluta mancanza di sensibilità nei confronti delle stesse persone con disabilità e delle loro famiglie»: a dirlo è Giancarlo D'Errico, presidente dell'ANFFAS di Torino, a proposito di un titolo del «Fatto Quotidiano» (“Chiampa frega Appendino e vuole un ‘nano’ anti-5S”), testata diretta da Marco Travaglio, già protagonista di analoghe “scivolate” sul linguaggio, rispetto alle quali la stessa ANFFAS aveva duramente protestato, anche a livello nazionale

Omino con cartello di stop in mano«Non bastava l’“elegante invito” ad “andare ancora avanti a trattarli come mongoloidi”, inoltrato da Marco Travaglio in diretta televisiva nel 2017. Non bastava la frase stavolta scritta (e quindi non sfuggita nella foga di un dibattito) dall’esimio giornalista, che nel mese scorso sentenziava “le conclusioni che ne trarrebbe pure un bambino ritardato”. Nei giorni scorsi “Il Fatto Quotidiano”, diretto dallo stesso Travaglio, ha titolato Chiampa frega Appendino e vuole un “nano” anti-5S un articolo scritto da Ettore Boffano, riferendosi alla presunta intenzione dell’ex Presidente della Regione Piemonte di candidare Stefano Lo Russo a Sindaco di Torino».
Lo si legge in una nota diffusa dall’ANFFAS di Torino, l’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale, che anche a livello nazionale aveva già duramente protestato – come avevamo riferito sulle nostre pagine (a questo e a questo link) – per le ripetute “scivolate” sul linguaggio di Marco Travaglio che, a quanto risulta, si era pubblicamente scusato solo per le parole pronunciate nel 2017.

«Lungi da noi – commenta Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS di Torino – entrare nel merito politico dell’articolo, ma utilizzare la parola “nano” per descrivere la “statura politica” di una persona è offensivo verso le tante persone affette da nanismo, una condizione clinica che spesso diventa una disabilità invalidante dal punto di vista fisico e ha anche pesanti ripercussioni da quello psicologico».
«Ancora una volta – aggiunge – la disabilità viene utilizzata come metafora dispregiativa nei confronti di un avversario politico, denotando un’assoluta mancanza di sensibilità nei confronti delle stesse persone con disabilità e delle loro famiglie, un menefreghismo verso la loro condizione e le loro esigenze che, purtroppo, trova spesso riscontro anche a livello politico e sociale, oltre che una pochezza di ragionamento e una scarsità di linguaggio preoccupante per chi di mestiere fa il giornalista».

Difficile, a questo punto, scegliere anche il titolo per la presente nota, pensando a quello che avevamo utilizzato nel nostro articolo del marzo scorso, riguardante la protesta dell’ANFFAS sull’utilizzo delle parole “bambino ritardato”, usate da Travaglio in termini dispregiativi (Sbagliare d’accordo, ma perseverare… E intanto crescono pregiudizi e stigma). Ovvero: dopo il perseverare cosa viene? (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: media@inspirecommunication.it (Daniele Pallante); segreteria@anffas.torino.it.

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