A proposito di una mia recente partecipazione a una trasmissione proposta in diretta il 13 aprile scorso da Radio ANMIL Network, dedicata agli effetti della didattica a distanza sulle scuole e motivata anche dalla posizione critica espressa su queste stesse pagine dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) nei confronti dell’ANP (Associazione Nazionale Dirigenti Pubblici e Alte Professionalità della Scuola) [se ne legga in: “Didattica e disabilità: un vero “pasticcio”, sia a distanza che in presenza!”, N.d.R.], si è rivelato decisamente interessante il dibattito che vi si è svolto, cui ha partecipato, insieme ad alcuni dirigenti scolastici di Roma, anche Mario Rusconi, presidente dell’ANP Lazio.
Tutti i partecipanti all’incontro si sono ovviamente soffermati sui problemi generati dalla pandemia, concordando tuttavia che la didattica a distanza è stata almeno una “barca di salvataggio”. Dal canto mio, mi sono permesso di obiettare che per gli alunni con disabilità, DSA (disturbi specifici di apprendimento) o con ulteriori BES (bisogni educativi speciali), quella “barca” non è riuscita ad accogliere quasi nessuno, certamente nessuno degli alunni e delle alunne con disabilità intellettiva e relazionale che, come ho avuto modo di sottolineare, rappresentano percentualmente appena il 3,50% circa della popolazione scolastica, ma è presente in almeno il 90% delle nostre classi.
Ho per altro concordato con Mario Rusconi che il danno maggiore è arrivato alle scuole a causa delle gravissime carenze dell’edilizia, che costringe a stipare alunni e alunne in piccole aule, vere “classi pollaio”, nonché dall’assoluta mancanza di preparazione iniziale sulle didattiche inclusive da parte dei docenti curricolari, specie delle scuole secondarie.
Su questi due aspetti, a nome della FISH, dichiaro innanzitutto la disponibilità della Federazione a sostenere qualunque richiesta dell’ANP circa un serio programma di ristrutturazione edilizie e di nuove costruzioni di scuole, grazie ai fondi europei che dovranno arrivare.
Per quanto riguarda invece la mancanza di formazione iniziale dei docenti curricolari, la nostra richiesta all’ANP è quella di verificare al proprio interno la piena attuazione dell’articolo 12 del Decreto Legislativo 66/17 sulla revisione della formazione iniziale di tutti i docenti, con l’aumento di altri 60 Crediti di Formazione Universitaria sulle didattiche inclusive per la specializzazione dei docenti per il sostegno delle scuole dell’infanzia e primaria, da estendere per una buona parte (forse tutta) anche ai docenti curricolari, come comunicato dalla SIPES (Società Italiana di Pedagogia Speciale), presieduta da Luigi d’Alonzo.
Quanto poi ai docenti delle scuole secondarie, la richiesta all’ANP è quella di voler verificare al proprio interno la proposta della FISH di recuperare il testo originario del Decreto Legislativo 59/17, che prevedeva i FIT (Formazione Iniziale Tirocinio), con l’aumento delle ore di specializzazione per i docenti per il sostegno e pure qui un certo numero di Crediti di Formazione Universitaria per i docenti curricolari. Il tutto a spese dello Stato, come era appunto previsto.
E ancora, rispetto ai corsi di aggiornamento obbligatorio in servizio, come previsto dalla Legge di Bilancio per il 2021 [Legge 178/20, N.d.R.], la nostra richiesta all’ANP è di collaborare con il Ministero dell’Istruzione per la realizzazione del progetto operativo che il Ministero stesso sta predisponendo, probabilmente a partire dal prossimo mese di settembre, con 25 ore di aggiornamento annuale che, secondo un progetto del citato professor D’Alonzo, potrebbe in un quinquennio colmare almeno in modo minimale l’attuale vuoto formativo sulle didattiche inclusive specie per i docenti curricolari di scuola superiore e il quasi vuoto per quelli di scuola media, per i quali l’attuale normativa prevede soltanto l’obbligo di appena 24 Credito Formativi Universitari (solo 6 veramente dedicati alla didattica).
E infine chiediamo all’ANP di voler rivedere serenamente i contenuti del suo recente comunicato stampa, sottolineando, ad esempio, che la corretta interpretazione e applicazione della Nota Ministeriale n. 662* si è avuta solo da parte di alcuni, purtroppo non molti, dirigenti scolastici, che hanno realizzato l’effettiva inclusione in presenza e che per questo meritano da noi il massimo plauso.
*Prodotta dal Ministero dell’Istruzione anche grazie al lavoro di pressione della FISH, la Nota Ministeriale n. 662 del 12 marzo scorso aveva stabilito che le istituzioni scolastiche non dovessero limitarsi a consentire la sola frequenza agli alunni e agli studenti con disabilità, ma, al fine di rendere effettivo il principio di inclusione, valutassero di coinvolgere nelle attività in presenza anche altri alunni appartenenti alla stessa sezione o gruppo classe.