Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità: è questo il titolo del cosiddetto “Disegno di Legge Zan” che prende il nome da Alessandro Zan, suo promotore, politico e attivista LGBTQ+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender, Queer), egli stesso vittima di discriminazioni e aggressioni a causa della sua omosessualità. Approvato alla Camera nel novembre 2020, il Disegno di Legge in questione è ora approdato in Senato, dove sta incontrando l’opposizione dei partiti più conservatori.
L’attuale testo del Disegno di Legge è il risultato dell’unificazione di diversi altri, presentati sulla stessa materia e, nella sostanza, si configura come un rafforzamento di quanto già stabilito nella cosiddetta “Legge Mancino” (Legge 205/93). Esso prevede che al divieto di discriminazione per motivi razziali, etnici o religiosi, già disciplinati dalla norma esistente, si aggiungono quelli «fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità». Anche se mediaticamente l’enfasi maggiore viene dunque data alle tutele introdotte a contrasto dell’omofobia e dell’omotransfobia, va sottolineato che il testo in questione punisce anche il sessismo, la misoginia e l’abilismo, una sottolineatura necessaria, questa, perché le donne sono tra i soggetti più colpiti da violenza, emarginazione e discriminazione sul lavoro, e le persone con disabilità sono spesso anch’esse vittime di discriminazioni e violenze che possono assumere anche forme peculiari.
Nei giorni scorsi sul sito del settimanale «L’Espresso» è stata pubblicata un’intervista a Graziano Rossi, comunicatore di 37 anni, e persona con disabilità, affetto da distrofia muscolare di Becker, patologia neurodegenerativa (Simone Alliva, Io, disabile, bullizzato da sempre. La legge Zan? Una tutela per i vulnerabili, in «L’Espresso», 20 aprile 2021).
Sposato e con due figli, Rossi attualmente vive a Roma. Nell’intervista riflette su come l’abilismo lo accompagni da sempre. Lo subiva a scuola dove è stato uno studente «bullizzato. Senza una cultura al rispetto è molto difficile per un adolescente aprirsi all’altro, percepito come diverso. I compagni mi sfidavano a compiere azioni per me difficilissime. Banalmente anche giocare a calcio», racconta. Lo subisce ancora, anche se da adulto riesce ad affrontarlo con una forza diversa.
Dichiara: «I problemi emergono, ad esempio, prendendo l’autobus. Sembra un gesto banale, non è così: la distrofia mi costringe a una spossatezza perenne. La mia è una malattia invisibile. A guardarmi non si direbbe. Ma il corpo si blocca. Provo a sedermi su un bus e partono le accuse: falso invalido, insulti. Una domenica con mia moglie siamo andati ai Musei Capitolini, un’attesa difficile da sopportare. Ho seguito le procedure per accorciare i tempi. Mi sento sempre in difetto quando lo faccio. Alle casse una persona ha iniziato a inveirmi contro, spintonarmi. È la quotidianità».
Rossi non ha mai denunciato, «per timore di avere rotture di scatole lascio correre. In passato sul lavoro ci ho pensato», spiega, ma è convinto che l’approvazione del Disegno di Legge Zan offrirebbe a tutte le fasce vulnerabili maggiori tutele contro le discriminazioni e le violenze: «La Legge 104/92 [Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone con certificazione di handicap, N.d.R.] non basta. Promuove, tra le sue finalità, la piena integrazione, ma poi c’è la realtà, gli aspetti psicologici, fondamentali quanto la cura fisica. L’approvazione del DDL Zan è importante per la cultura: è necessario che le persone capiscano quanti problemi provochi una qualsiasi disabilità. La legge tutela tutte le fasce vulnerabili. È un primo passo. Porterà i cittadini a muoversi verso una vera inclusione».
Anche l’Associazione Famiglie SMA (atrofia muscolare spinale) si è espressa pubblicamente a favore dell’approvazione del Disegno di Legge Zan. Lo ha fatto il 19 aprile scorso, pubblicando sulla propria pagina Facebook un post con il seguente testo: «In questi giorni si sta parlando molto del DDL Zan. Un Disegno di Legge che prevede un’aggravante agli atti di discriminazione e violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Abbiamo sentito forte la necessità, come associazione che rappresenta persone che vivono con una disabilità, di sostenere e chiedere a gran voce l’approvazione di questa legge al più presto. Questa legge non protegge una categoria, protegge gli esseri umani nella loro unicità e nel diritto di vivere liberamente la propria vita. Crediamo che tutti i diritti siano profondamente connessi tra loro e la matrice delle discriminazioni affondi le sue radici negli stessi sistemi di potere che devono essere scardinati. Crediamo che chi usa la violenza fisica o verbale per esprimere le proprie opinioni, ferire o prevaricare un altro essere umano non stia esercitando la propria libertà di pensiero. Diamoci una mano: #ddlzansubito».
Chi osteggia l’approvazione del Disegno di Legge sostiene che esso vada a comprimere la libertà di opinione, ma, dall’esame del testo, risulta chiaramente che esprimere opinioni di qualsiasi tipo non è sottoposto a sanzione, è invece opportunamente sanzionato l’incitamento alla discriminazione e alla violenza (in merito a questo aspetto, l’articolo 4 del Disegno di Legge Zan dispone quanto segue: «Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti»).
C’è poi chi dice che non c’è bisogno di integrazioni alla “Legge Mancino”, perché essa conterrebbe già le tutele necessarie a garantire a chiunque a parità di trattamento. Ma i tanti, troppi episodi di discriminazione e violenza ai danni dei nuovi soggetti tutelati nel Disegno di Legge, episodi rintracciabili senza troppo sforzo nelle pagine di cronaca, mostrano chiaramente che le attuali disposizioni sono insufficienti ad arginare il fenomeno.
Infine, c’è chi ritiene che l’approvazione del Disegno di Legge Zan non costituisca una priorità, ma chi si occupa di violenza sa benissimo quanto sia determinante iniziare a lanciare prima possibile il messaggio – culturale e politico prima ancora che giuridico – che nessuna forma di discriminazione e violenza può essere tollerata.
In Italia si parla ancora abbastanza poco di abilismo. L’approvazione del Disegno di Legge Zan offrirebbe, tra le altre cose, l’occasione per accrescere la consapevolezza collettiva sulle discriminazioni e le violenze cui sono esposte le persone con disabilità proprio a causa della loro disabilità… Basti pensare che diversi termini che denotano specifiche disabilità sono ancora usati come insulto anche in contesti pubblici. Per questo motivo, anche il Centro Informare un’h, di cui chi scrive è responsabile, si unisce a quanti promuovono l’approvazione del Disegno di Legge Zan, e invita le Associazioni operanti nel settore della disabilità a fare altrettanto, seguendo il buon esempio di Famiglie SMA.
Sulla medesima materia trattata in questo contributo, così si è espressa Silvia Cutrera, vicepresidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e responsabile del Gruppo Donne della Federazione stessa, all’interno di un ampio servizio pubblicato da «L’Epresso» (Simone Alliva, Abilismo. Il nome dell’odio): «Sono in aumento i comportamenti discriminatori contro le persone con disabilità originati da pregiudizi e stereotipi, dalla violenza sessuale ai maltrattamenti e alle violenze nelle RSA, al bullismo e al cyberbullismo. La persona con disabilità può subire ulteriori discriminazioni inerenti al genere, all’orientamento sessuale e altre caratteristiche. La legge Zan oltre a proteggere normativamente dalla violenza prevede azioni formative soprattutto nelle scuole ed è fondamentale l’educazione alla diversità fin dai primi anni dell’istruzione».
Cosa prevede il Disegno di Legge Zan
Tra le misure introdotte vi sono le seguenti:
° la reclusione fino a 18 mesi o una multa fino a 6.000 euro per chi commette atti di discriminazione fondati «sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere o sulla disabilità»;
° il carcere da 6 mesi a 4 anni per chi istiga a commettere o commette violenza per gli stessi motivi;
° la reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi partecipa o aiuta organizzazioni aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per gli stessi motivi;
° un’aggravante per qualsiasi reato commesso per le finalità di discriminazione o di odio, con una pena aumentata fino alla metà;
° la possibilità di ottenere la sospensione condizionale della pena per il/la condannato/a che presta un lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati;
° l’istituzione il 17 maggio della Giornata Nazionale contro l’Omofobia, la Lesbofobia, la Bifobia e la Transfobia;
° una rilevazione statistica, condotta con cadenza almeno triennale, sulla discriminazione e la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, oppure fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica, sentito l’OSCAD (Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori).
Per ulteriori approfondimenti:
° La multidiscriminazione delle donne con disabilità: kit informativo curato dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), rivolto a donne con disabilità, famiglie, associazioni, operatrici e operatori di settore (anche in linguaggio facile da leggere e da capire).
° I diritti escono dall’armadio: kit informativo curato dalla FISH, rivolto a persone con disabilità LGBTQ+, famiglie, associazioni, operatrici e operatori di settore.
Per quanto poi riguarda il tema della Violenza nei confronti delle donne con disabilità, fare riferimento all’omonima Sezione presente nel sito di Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa). Più in generale, sul tema Donne e disabilità, oltreché ricordare il lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, segnaliamo la Sezione Donne con disabilità, presente anch’essa nel sito di Informare un’h.