Siamo quelli che non hanno diritto a una legge che ci tuteli, siamo i caregiver!

di Stella Di Domenico*
Caustica ironia, amarezza, rabbia: cosa prevale in questo contributo della caregiver Stella Di Domenico, che lanciando l’hashtag “SubitounaLeggepericaregivers” scrive tra l'altro: «Noi siamo quelli che viviamo dieci anni in meno e che invecchiamo precocemente, siamo quelli “disoccupati per forza”, con una vita sociale paragonabile a quella degli eremiti»? Al di là del sarcasmo, però, il messaggio è fin troppo chiaro: «Noi siamo quelli che non abbiamo diritto ad una legge che ci tuteli, che riconosca il nostro lavoro usurante, ma di grandissimo valore sociale. Noi siamo i caregiver»
Immagine e relativo hashtag diffusi da Stella Di Domenico
L’immagine e il relativo hashtag diffusi da Stella Di Domenico

Noi siamo quelle che struccate, in tuta e disordinate arriviamo a scuola già affannate e stanche. Degli Hulk sfatti con borse enormi da scaricare e figli da sollevare.
Noi siamo quelli che il primo giorno di scuola lo passiamo a tremare dalla paura. Quelli che girano ore intorno alla scuola che manco Fiona May, per vedere se va tutto bene e perché «non si sa mai chiamino, almeno siamo già lì».
Noi siamo quelli della 104, del PEI, del GLO, della DF, del CIS e di tante altre sigle e numeri incomprensibili che Pitagora avrebbe messo in discussione anche il suo Teorema.
Noi siamo quelli delle scale di valutazione e dei millemila test, che non sono quelli dei concorsi… perché noi siamo quelli “disoccupati per forza”.
Noi siamo quelli della “scuola dell’inclusione”, delle manifestazioni, delle petizioni, delle ONLUS. Noi, sessantottini anacronistici.
Noi siamo quelli delle notti svegli a cercare soluzioni a enigmi che la Sfinge avrebbe chiesto il prepensionamento (noi non possiamo).
Noi siamo quelli che pretendono comprensione e rispetto e che “scattano” per ogni ingiustizia. Quelli che se occupi abusivamente il posto auto riservato si trasformano nelle “Bestie di Satana”.
Noi siamo quelli che facciamo i conti con malattie, disabilità e dubbi cosmici che manco Galileo.
Noi siamo quelle che i pannolini li cambiamo da una vita e che continueremo a cambiarli, quelli che imbocchiamo e imboccheremo sempre, ma non le bambole!
Noi siamo quelli delle mattinate passate all’ASL, all’ufficio protesico, all’assorbenza e quelli delle file insieme agli anziani sospettosi. Noi, gli oscuri Diabolik della situazione.
Noi siamo quelli dei centri di riabilitazione, della fisioterapia, della logopedia, delle visite neuropsichiatriche e quelli degli psicologi, perché siamo “pazzi”, “arrabbiati”, “frustrati”, “esauriti”, “depressi”. Noi che ci paragonano a dei “frigoriferi” e che Freud ce la mandi buona!
Noi siamo quelle che «signora faccia la mamma, il medico qui sono io» e del «signora aveva ragione lei!», vere e proprie “dottor House” della situazione.
Noi siamo quelli delle richieste “esagerate e pretenziose”, perché noi in fondo abbiamo vinto il Superenalotto… sì, ma quello della sfiga!
Noi siamo quelli della burocrazia a fiumi, quelli degli armadi scoppiati dai referti medici e delle cantine invase da tutori e ausili. Veri e propri accumulatori seriali “de noartri”.
Noi siamo quelli che la nostra vita sociale è paragonabile a quella degli eremiti.
Noi siamo quelli che viviamo dieci anni in meno e che invecchiamo precocemente. Noi, gli alter ego della Regina Elisabetta e di Matusalemme.
Noi siamo quelli che non abbiamo tempo per curarci, per apparire esseri umani. Noi, il sogno proibito di Dario Argento.
Noi siamo quelli della “bomba dentro”, che Hiroshima scansate proprio.

Noi siamo quelli che non abbiamo diritto ad una legge che ci tuteli, che riconosca il nostro lavoro usurante, ma di grandissimo valore sociale. Noi siamo i caregiver.

Caregiver, presidente dell’Associazione UniPhelan di Roma.

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