Alunni e alunne con DSA: non si rispetta il Piano Didattico Personalizzato!

«Sono sempre più numerose le segnalazioni di violazioni ai danni dei ragazzi e delle ragazze con DSA (disturbi specifici di apprendimento) i quali, oltre ad affrontare i problemi legati alla didattica a distanza, vedono calpestati i diritti che ormai da un decennio sembravano tutelati dalla Legge 170/10»: la denuncia arriva dall’AID (Associazione Italiana Dislessia), secondo la quale «molti degli strumenti concordati all’inizio dell’anno scolastico nei PDP (Piani Didattici Personalizzati) si sono infranti davanti al muro di supposte esigenze organizzative di troppe istituzioni scolastiche»

Ragazzo con DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento)«Sono sempre più numerose le segnalazioni di pesanti violazioni ai danni dei ragazzi e delle ragazze con DSA (disturbi specifici di apprendimento), che ci giungono attraverso le nostre Sezioni provinciali e diversi studi legali. A quanto sembra, infatti, oltre ad affrontare i problemi legati alla didattica a distanza, questi studenti vedono calpestati i diritti che ormai da un decennio sembravano essere tutelati dalla Legge 170/10 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in àmbito scolastico)».
La denuncia arriva dall’AID (Associazione Italiana Dislessia), secondo la quale «molti degli strumenti concordati all’inizio dell’anno scolastico nei PDP (Piani Didattici Personalizzati) si sono infranti davanti al muro di supposte esigenze organizzative di troppe istituzioni scolastiche, con il risultato che le misure e gli strumenti che avrebbero dovuto consentire di vivere con serenità il proprio percorso scolastico, di compensare adeguatamente le proprie difficoltà, di vivere un processo valutativo equo e inclusivo, sono venuti progressivamente a mancare con il procedere dell’anno scolastico».

«Il Piano Didattico Personalizzato – ricordano ancora dall’AID – è un accordo condiviso fra docenti, Istituzioni Scolastiche, Istituzioni Socio-Sanitarie e famiglia, previsto dalla Legge 170/10, un progetto educativo e didattico personalizzato, commisurato alle potenzialità dell’alunno, che definisce tutti i supporti e le strategie utili a portare alla realizzazione del successo formativo degli alunni e delle alunne con DSA. Si parla ad esempio dell’uso di mappe concettuali, calcolatrice, computer, interrogazioni programmate, con una valutazione che tenga conto delle difficoltà prodotte dal disturbo, nonché la possibilità di compensare le verifiche scritte con l’orale. Il mancato rispetto di esso, dunque, impedisce di improntare l’azione educativa e didattica sui princìpi di equità e inclusione».

Alla luce di quanto detto, l’Associazione AID ha inviato una lettera aperta a tutte le scuole italiane (disponibile a questo link), invitando docenti e dirigenti scolastici al rispetto del Piano Didattico Personalizzato e di tutte le tutele in esso previste.
In particolare, nel messaggio, in vista della fine dell’anno scolastico, si ribadisce che «la valutazione non può limitarsi a misurare un prodotto finito, magari presentato con una prestazione ineccepibile, ma deve accompagnare il processo di costruzione di quel prodotto, osservando lo studente mentre ci lavora, condividendo il quadro valutativo, considerando i punti di partenza e valorizzando le potenzialità».

«L’emergenza da Covid-19 – concludono dall’AID – ha costretto tutti i protagonisti del mondo della scuola a cercare soluzioni organizzative inedite e spesso complicate, pur di portare avanti quella fondamentale Istituzione del nostro Paese che è il sistema nazionale di istruzione e formazione e in tal senso riconoscere senz’altro il merito dei moltissimi docenti e dirigenti scolastici che, nonostante tutte le difficoltà, non si sono mai fermati. E tuttavia, non possiamo fare a meno di esprimere grande preoccupazione per tutti coloro che, tra i banchi di scuola, vivono il percorso scolastico con le proprie difficoltà».

«Non chiediamo, com’è ovvio, la promozione per tutti – sottolinea Andrea Novelli, presidente dell’AID – ma semplicemente il rispetto dei diritti degli alunni e delle alunne con DSA, tanto più importante oggi con una didattica spesso a distanza, per forza di cose meno coinvolgente e meno attenta alle esigenze dei singoli studenti, ma che talora, in presenza, finisce per rivelarsi ancora più irta di difficoltà. L’eccessiva urgenza di portare a termine le verifiche, infatti, non tiene conto dei tempi individuali dei nostri ragazzi e ragazze, sopraffatti dall’affollarsi di interrogazioni e prove scritte anche nella stessa giornata». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@aiditalia.org.

La dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici di apprendimento)
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.

L’AID (Associazione Italiana Dislessia)
È nata con la volontà di fare crescere la consapevolezza e la sensibilità in particolare verso il disturbo della dislessia evolutiva, che in Italia si stima riguardi circa 2 milioni di persone.
L’Associazione conta oltre 18.000 soci e 98 Sezioni attive distribuite su tutto il territorio nazionale. Essa lavora per approfondire la conoscenza dei DSA e promuovere la ricerca, accrescere gli strumenti e migliorare le metodologie nella scuola, affrontare e risolvere le problematiche sociali legate a questi disturbi. È aperta ai genitori e familiari di bambini con DSA, alle persone adulte con DSA, agli insegnanti e ai tecnici (logopedisti, psicologi, medici).

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