A’lison, la “regina dell’ascolto”, che non ha paura del buio

di Gloria Giavaldi*
Cieca dalla nascita, lavora come guida alla mostra-percorso milanese “Dialogo nel buio”, accompagnando le persone alla scoperta di nuove percezioni: Alissa Peron, in arte “A’lison”, ovvero “la regina dell’ascolto”, racconta il progetto “In the darkness”, realizzato con le Associazioni modenesi Four, Tempio e il patrocinio del Comune di Modena, che la vedrà con la sua splendida voce donare nuova vita alle canzoni di Laura Polato: primo appuntamento per domani, 5 maggio, in Facebook, per dimostrare a tutti che se una persona con disabilità ha talento, deve poterlo coltivare come gli altri
Alissa Peron ("A'lison")
Alissa Peron (“A’lison”)

Un cassetto chiuso per troppo tempo, il buio pieno di paura, ma anche di magia e di risorse sconosciute, la vocedi A’lison, che canta, narra e accompagna, alla scoperta della sua parte di mondo, donando nuova vita alle canzoni di Laura Polato: «Tutto questo è In the darkness, nuovo progetto realizzato in collaborazione con le Associazioni modenesi Four, Tempio e il patrocinio del Comune di Modena», spiega l’artista milanese Alissa Peron, ovvero appunto in arte A’lison. Il primo appuntamento è previsto per il pomeriggio di domani, 5 maggio (ore 18), sulla pagina Facebook Four casa di musica, con il brano intitolato Iniziazione.

«I testi curati da Laura Polato – spiega Alissa – sono poesie musicate composte trent’anni fa e mai presentate al pubblico. Arrangiate da Nicolas Elias Rigato, con la collaborazione di Ylenia Fonti e il sostegno della cantautrice Mariella Nava, verranno eseguite totalmente al buio. Non vi sarà cioè la “dittatura delle immagini” e i veri protagonisti saranno i suoni. Nell’oscurità, infatti, si spalancano le porte dell’immaginazione, si apre un nuovo mondo, pieno di colori e di immagini che ciascuno può costruire. Di viaggi che ciascuno può compiere dentro di sé alla scoperta di mondi nascosti, ma che gli appartengono. Deve solo avere il coraggio di scovarli».

Per Alissa il buio è libertà: «Sono cieca totale dalla nascita – dice -, vivo al buio da sempre e per lavoro accompagno le persone alla scoperta di nuove percezioni». Impegnata come guida alla mostra-percorso milanese Dialogo nel buio, iniziativa della Fondazione Istituto dei Ciechi di Milano, «spiego tutti i giorni alle persone che dell’oscurità non bisogna avere paura. Dopo l’emotività iniziale, determinata dalla privazione della vista che è il senso principale, si può scoprire la fiducia in se stessi in una voce che ti guida, in una mano che ti accompagna. Al buio spesso si scopre di avere risorse utilizzabili, ma non allenate». Ecco perché è bene ascoltare senza distrazioni.

«A-lison – racconta ancora -, che ha una qualche assonanza con A-listen, è la “regina dell’ascolto”. Il buio che insieme a Laura Polato ho deciso di creare è di natura artistica, ma il concetto non cambia: voglio che le persone si diano l’opportunità di conoscersi davvero fino in fondo»: anche al buio e a suon di musica.
«Ho sempre amato molto la musica sin da quando ero piccola. A scuola studiavo le note in Braille, poste una in fila all’altra come le parole. In quinta elementare ho imparato a suonare il flauto dolce e non ho più smesso. Ma la musica è sempre stata una passione privata, anche se per me era terapeutica. Al più, mi sono spinta ad entrare a far parte di un coro. In quegli anni, gli stessi in cui ho scoperto la passione per le lettere antiche, ho capito che non ero sola con la mia disabilità e le mie battaglie. Il coro mi ha insegnato che ognuno di noi ha voce e può fare la propria parte per qualcosa di più ampio».
La disabilità, dunque, può essere integrata. Nella quotidianità e anche sul palco: «Ho scelto di iniziare ad esibirmi, sia cantando che suonando, quando ho conosciuto il progetto Four, coordinato da Laura Polato, per il tramite del noto professore e influencer Fabio Vetro, in occasione del Four Luca Ensemble, un gruppo di flautisti cui mi sono unita nel 2019». «Poi – interviene Laura Polato – l’ho sentita cantare Don’t cry for me Argentina e le ho chiesto subito di diventare una mia allieva».

Zaino in spalla, il viaggio da Milano a Modena in totale autonomia, per Alissa è diventato «un piacevole sacrificio: faticoso, ma sento che ne vale la pena. Sento che questa musica mi arricchisce».
Il talento fa così: non si lascia fermare dagli ostacoli, chiede sempre un’opportunità. «Four – spiega Polato – accoglie artisti con disabilità che intendano studiare musica e mettere a frutto il loro talento. Non c’è spazio per il pietismo e la compassione: la musica può valorizzare chiunque voglia impegnarsi, fare fatica per raccogliere frutti».
Nel progetto Four Ability, la disabilità va di pari passo con l’eccellenza, purché di mezzo vi sia lo studio: «Se una persona con disabilità ha talento, deve poterlo coltivare al pari degli altri. Anche perché la diversità è in ciascuno di noi». Polato sposa una teoria scientifica che si era fatta spazio negli Anni Settanta, secondo cui «il cervello umano è composto di tre parti: la parte emotiva, quella razionale e quella motoria. Queste devono potersi sviluppare in modo globale. Allo stesso modo la musica deve potersi sviluppare globalmente»: oltre ogni barriera e al di fuori del tempo».

«Le canzoni che Alissa canterà – conclude – sono rimaste nel cassetto per molto. Forse la stavano aspettando per aiutare gli altri ad abitare un mondo parallelo: il buio». È un modo per rinascere, per dare nuova vita, ché a luci spente il cuore batte comunque. Anzi, batte più forte. In un periodo così difficile fa il suono della cultura che non si ferma e della vita che non si arrende. Certo, c’è bisogno di una guida, «ma non temete: le istruzioni per l’uso sono già online». Dunque, non resta che vivere!

gloria.giavaldi@gmail.com.

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