Eravamo stati troppo ottimisti, nell’aprile scorso, titolando il nostro articolo Monza: spostate quelle mostre: una battaglia vinta? Quasi certamente sì, purtroppo, se è vero che la vicenda riguardante l’inaccessibilità alle persone con disabilità motoria dell’Arengario, prestigioso spazio espositivo nel centro del capoluogo brianzolo, è tutt’altro che risolta, avendo anzi portato la LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), a sottoporre la questione al Giudice competente, tramite uno specifico ricorso.
Per comodità dei Lettori e delle Lettrici, ricapitoliamo qui di seguito la lunga vicenda, seguita passo dopo passo anche dal nostro giornale.
Era il mese di agosto del 2019, quando il Comune di Monza affidò in concessione a una società privata (Vidi srl) l’attività di valorizzazione dell’Arengario tramite l’organizzazione di sei mostre «di rilievo nazionale e internazionale» nel periodo tra settembre 2019 e marzo 2021. Le prime due esposizioni (Lego CityBooming e la rassegna dedicata al celebre fotografo Steve McCurry) fecero registrare un grande successo di pubblico.
Già nel mese di gennaio del 2020 i rappresentanti di Ledha Monza e Brianza denunciarono la situazione di discriminazione ai danni delle persone con disabilità motoria e un mese dopo, il Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi della LEDHA inviò una prima lettera di diffida al Comune, evidenziando come la scelta di organizzare una mostra in uno spazio non accessibile configurasse «una discriminazione collettiva, vietata dal nostro ordinamento giuridico», chiedendo quindi di organizzare la mostra di McCurry in uno spazio accessibile a tutti.
Il Comune non diede seguito a questa richiesta, ma nell’estate dello scorso anno, anche in considerazione della chiusura delle mostre a seguito dell’emergenza Covid, partecipò a un incontro con i legali della LEDHA e i tecnici del CRABA (il Centro Regionale per l’Accessibilità e il Benessere Ambientale della LEDHA stessa), con l’obiettivo di individuare una soluzione per rendere accessibile l’Arengario. Il tutto venne però disatteso, quando, nell’ottobre dello scorso anno, venne inaugurata sempre all’Arengario una nuova mostra fotografica (Alfred Hitchcock nei film della Universal Pictures).
Complessivamente, dunque, durante lo scorso anno la LEDHA ha segnalato per ben quattro volte al Comune di Monza, «la violazione delle norme sull’accessibilità e la gravissima discriminazione nei confronti delle persone con disabilità».
Con l’arrivo del 2021, la questione non ha trovato una soluzione e sebbene il Comune brianzolo abbia annunciato la decisione di trasferire le mostre organizzate da Vidi srl all’interno di uno spazio accessibile (il Serrone di Villa Reale), l’Arengario è stato comunque utilizzato per allestire la rassegna artistica Monza in acquarello.
All’ennesima lettera di diffida, l’Amministrazione ha risposto evidenziando come Monza «non possa prescindere dall’utilizzo dell’Arengario, sia per la sua posizione centrale, sia per la numerosità delle opere esposte, che necessitano di tutti gli spazi espositivi disponibili».
Fin qui la lunga vicenda che ora, come detto, ha portato al deposito di un ricorso da parte della LEDHA, per chiedere ai Giudici di «accertare la condotta discriminatoria dell’Amministrazione ai danni delle persone con disabilità».
«Nella nostra attività a tutela dei diritti delle persone con disabilità – dichiara Alessandro Manfredi, presidente della Federazione lombarda – compiamo sempre il massimo sforzo per raggiungere una mediazione con i vari interlocutori. Purtroppo, in questo caso tutti i nostri tentativi di apertura e le nostre sollecitazioni al Comune di Monza sono caduti nel vuoto e siamo quindi stati costretti a ricorrere al Tribunale».
Oltre ad essere una discriminazione collettiva, vietata in particolare dalla Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni) e segnatamente dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che dal 2009 è una Legge dello Stato Italiano (Legge 18/09), la decisione di allestire delle mostre in uno spazio non accessibile alle persone con disabilità motoria non può certo considerarsi un elemento “opzionale”. «Ancora la Convenzione ONU – ricordano infatti dalla LEDHA – all’articolo 30 (Partecipazione alla vita culturale e ricreativa, agli svaghi ed allo sport) impegna gli Stati che l’hanno ratificata a riconoscere “il diritto delle persone con disabilità a prendere parte su base di uguaglianza alla vita culturale” e ad adottare tutte le misure adeguate a garantire che le persone con disabilità “abbiano accesso a luoghi di attività culturali, come teatri, musei, cinema, biblioteche e servizi turistici”».
«Per noi – conclude Manfredi – rimetterci alla decisione di un Giudice rappresenta l’estrema ratio. Nel corso di questi quasi due anni, infatti, abbiamo sempre cercato di dialogare con il Comune di Monza, ma purtroppo non abbiamo mai trovato ascolto da parte di questa Amministrazione».
«Premesso che gli spazi espositivi adeguati a Monza non mancano – aggiunge Giorgio Fumagalli, presidente di LEDHA Monza e Brianza – la risposta del Comune dimostra poca attenzione nei confronti delle persone con disabilità motoria: escluderli dalla vita attiva, culturale e di relazioni determina un’emarginazione sociale inaccettabile, condizionando la loro piena inclusione sociale nella vita della città. Proprio quello che la Legge 67/06, in vigore ormai da oltre 15 anni, vuole evitare ed è per questo motivo che, sebbene con grande rammarico, abbiamo sottoposto la questione al Giudice competente». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.
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