Sono una ex dipendente pubblica, una donna con disabilità e anche la datrice di lavoro della mia assistente personale, ai sensi della Legge 162/98.
Ho recentemente provveduto ad avviare la procedura per lo SPID, il sistema unico di accesso con identità digitale ai servizi online della Pubblica Amministrazione italiana e dei privati aderenti, ma nel momento in cui avrei potuto incominciare a utilizzarlo, sono iniziati i problemi. A causa infatti dei miei movimenti incontrollati, non riesco a fare in tempo ad inserire il codice, poiché rimane attivo per pochi secondi (quando ho provato, è cambiato per 5/6 volte…). A ciò si aggiunge la mia difficoltà nell’inquadrare con il cellulare il QR Code sullo schermo, perché è assai complicato usare due dispositivi contemporaneamente, PC e cellulare, almeno per me.
Possibile che chi ha predisposto il tutto non abbia pensato a chi ha difficoltà o ha chi non ha dimestichezza con la nuova tecnologia, quali ad esempio tante persone anziane?
Pensavo che almeno l’INPS, avendo una certa tipologia di utenza, avrebbe potuto far presente le eventuali difficoltà che la medesima utenza potrebbe incontrare nell’utilizzo dell’applicazione. E invece, proprio quando ho chiamato l’INPS, non hanno saputo rispondermi, avendo delegato a farlo vari provider. Questi ultimi – nel mio caso Poste Italiane – una volta avviata la procedura, ti lasciano a te stessa e se chiedi o spieghi le tue difficoltà, non sanno cosa dire, in quanto esce dalla loro sfera di competenza…
Quanto parlare di inclusione e di abbattimento delle barriere architettoniche, fisiche e culturali! Nel caso dello SPID, almeno, c’è poco da scherzare: un utente con gravi problemi motori difficilmente potrà accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione!
Non resta che sperare che ciò che io ritengo un grave disservizio possa essere risolto nel migliore dei modi a favore di tutti.
I contenuti del presente contributo coincidono con quelli di una lettera formale inviata da Mara Baldan alla Direzione Generale dell’INPS.
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