Perché sono “sovversivi” i “giardinieri” dell’omonimo progetto (Giardinieri sovversivi, appunto), promosso dall’Associazione Nuove Frontiere di Ladispoli (Roma), sostenuto anche grazie ai fondi dell’8 per mille della Chiesa Valdese? «Perché – spiegano dalla stessa Associazione laziale – la disabilità è sovversiva: straccia inutili certezze, umilia la superbia e nulla sarà più come prima quando ti arriva addosso». «E ancora perché – aggiungono – la disabilità, messa in rete con la comunità, è una risorsa, un valore aggiunto, un punto di colore nel grigiore quotidiano. Infine perché il lavoro intrapreso con questa iniziativa sovverte e trascende il solito concetto di cura del verde, prevedendo infatti piccoli lavori con il legno (costruzione e rifinitura delle vasche per gli orti), sempre nell’ottica del riciclo virtuoso dei materiali, oltre alla semina, cura e raccolto. Siccome poi nessuno per noi è escluso, sono stati gli stessi ragazzi con disabilità a costruire gli orti sospesi, per consentire ai loro amici “carrozzati” di provare l’ebbrezza della terra, una novità assoluta sul nostro territorio. Sovversivi, quindi, perché crediamo che nessuno si salvi da solo e che insieme si possa arrivare lontano».
Per la realizzazione del progetto Giardinieri sovversivi, Nuove Frontiere si è avvalsa della collaborazione dell’agrotecnico Antonio Pizzuti Piccoli e della Cooperativa romana Cassiavass, che ha messo a disposizione un’educatrice professionale e due operatori qualificati.
«Durante questo tempo così difficile e travagliato per tutti – sottolinea Silvia Leuzzi, per conto dello staff di Nuove Frontiere – ma per noi ancora di più, nel quale siamo state impegnate a tutto campo nella ricostruzione della nostra sede operativa di Via delle Viole [“Il Giardino di Annalisa” (dedicato ad Annalisa Covino), di cui si legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.], non abbiamo perso di vista l’obiettivo delle nostre fatiche: le persone con disabilità e in questo caso i nostri figli. Per questo abbiamo mantenuto attiva la volontà di esserci nei tavoli distrettuali, nelle reti sia locale che regionale, motivo per il quale proprio grazie a questa fitta trasmissione di informazioni, ci siamo cimentate nella partecipazione al bando promosso dalla Chiesa Valdese, che finalmente è stato avviato nella nostra sede Il Giardino di Annalisa. Sembrava un sogno irraggiungibile e invece, grazie alla caparbietà, alla tenacia e al coraggio di un pugno di donne, l’impossibile è diventato reale. Ora, oltre a ringraziare naturalmente la Chiesa Valdese, per avere sostenuto questo nostro progetto, aspettiamo tutti, perché crediamo che la parola “ integrazione “, tanto usata a scuola, non finisca con il percorso scolastico». (S.B.)
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