Nei giorni scorsi gli organi d’informaziome locali hanno rilanciato la notizia del progetto Bollino Blu, promosso dal Comune di Pisa insieme all’Ainsped, l’Associazione di categoria italiana per Pedagogisti ed Educatori, e finalizzato a promuove la distribuzione di un simbolo di riconoscimento da apporre fuori delle attività commerciali, per supportare genitori e caregiver delle persone con autismo. Un “Bollino Blu” nelle attività commerciali “amiche” delle persone affette da autismo, titolava in tal senso, il 24 giugno scorso, la testata «Pisa Today».
Spiegava quell’articolo che agli esercizi commerciali che decidono di aderire al progetto potranno esporre il “bollino blu” allo scopo di comunicare che le persone con autismo avranno la precedenza e un’assistenza all’acquisto sia nei reparti che alle casse. Il “bollino blu” è definito come il «simbolo di una grande sfida educativa, umana e di inclusione».
Alla cerimonia di premiazione era presente anche l’assessora comunale alla Disabilità Sandra Munno, che ha dichiarato: «Il progetto del Bollino Blu rappresenta un gesto di accoglienza di una semplicità estrema, ma con un grande significato. È un ulteriore passo avanti nell’importante percorso che rende Pisa “città amica delle persone affette da disturbi dello spettro autistico”. L’obiettivo dell’amministrazione è lavorare per fare di Pisa una città fruibile e accessibile a tutti, in cui sia diffusa la consapevolezza di appartenere ad una comunità in cui ciascuno può portare il proprio contributo per vincere la sfida dell’inclusione».
L’iniziativa, però, non è stata molto gradita dall’Associazione Autismo Pisa-Valdera-Valdicecina, che nei giorni scorsi ha diramato un comunicato a firma della propria presidente Susanna Pelagatti, ove si scrive: «Con riferimento al progetto Bollino Blu del Comune di Pisa per l’accesso agli esercizi commerciali delle persone con autismo, la nostra Associazione ha deciso di non partecipare al progetto, non perché non sia una buona idea, ma perché non ci è stata data la possibilità di verificare la qualità della formazione fornita e di portare la voce delle nostre famiglie. Abbiamo incontrato l’assessora Munno e la signora Berardinetti, presidente dell’Associazione Ainsped, chiedendo di poter leggere il progetto ma ci è stato negato. La signora Berardinetti ha aggiunto che il progetto è stato fatto dall’Associazione dei pedagogisti Ainsped, che l’Associazione ha il copyright del bollino e che la parte di formazione verrà decisa senza coinvolgere le nostre famiglie. Del resto il progetto era già partito a dicembre 2020 senza che il Comune avesse pensato minimamente a coinvolgerci».
«Mi sento solo di sottolineare – conclude Pelagatti – che far partire un progetto sull’autismo escludendo la più vasta Associazione di familiari operante nel Comune la dice lunga sull’approccio non inclusivo dell’iniziativa e metto in guardia i nostri genitori su “blasonati pedagogisti” che pretendono di sapere loro cosa serve alle persone con disabilità, di fatto escludendone la voce. Peccato, poteva essere una vera occasione».
Come si possa parlare di inclusione non coinvolgendo i/le diretti/e interessati/te nella definizione dei servizi che vengono loro rivolti rimane un mistero. E d’altra parte la mancanza di attenzione si rileva anche nell’uso del linguaggio: sia nel titolo che nell’articolo di «Pisa Today», infatti, sia nelle dichiarazioni dell’assessora alla Disabilità Munno, viene utilizzata l’espressione “persone affette da” autismo/disturbi dello spettro autistico. E non ci sarebbe niente di male se non fosse che l’autismo è una condizione e le persone che ne sono interessate non gradiscono essere chiamate così.
Lo ha spiegato bene, ad esempio, Fabrizio Acanfora, scrittore autistico, musicista e costruttore di strumenti musicali, membro del Comitato Scientifico di un Master all’Università LUMSA di Roma, coordinatore di un Master in Musicoterapia dell’Università di Barcellona, nel suo testo Autismo e affettati. (Simona Lancioni)
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minime modifiche di contesto, per gentile concessione.
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